Il grido di dolore dei lavoratori della montagna: “Siamo stati abbandonati”
Una piazza Chanoux gremita, di gente però che il 18 febbraio non sarebbe dovuta essere – e probabilmente c’era stata raramente – in centro Aosta.
La manifestazione “La montagna in ginocchio” ha visto scendere in campo tutto il “mondo della neve”, senza distinzioni, senza barriere: dai Maestri di sci ai commercianti, fino agli stagionali, per esprimere il loro sconcerto, da un lato, per una stagione “nata morta”, ma soprattutto con un enorme punto interrogativo sul proprio futuro.
La “tegola”, solo l’ultima sull’inverno valdostano, è arrivata domenica sera, con il “no” del Ministro Speranza all’apertura degli impianti a poche ore dall’accensione della macchina del turismo
“Ci stavamo preparando da tempo per oggi, il 18 febbraio – spiega Rafael, dipendente fisso degli impianti –. L’impressione che non si aprisse c’era, ma quando non abbiamo sentito parlare dello sci in Consiglio dei Ministri ci abbiamo creduto. Queste decisioni non possono essere prese all’ultimo, dietro c’è uno sforzo enorme economico e di lavoro, degli investimenti fatti. Ognuno di noi ha delle spese, degli affitti da pagare, ci sono stagionali che non lavorano da marzo. Questa crisi si protrarrà per tutta l’estate, gli impianti hanno bisogno di manutenzione, di sicurezza perché trasportano persone. E noi eravamo pronti, abbiamo igienizzato tutto, le cabine, predisposto le distanze”.
Al netto degli impianti, c’è tutto un mondo che gravita dietro il turismo invernale: “Dopo venerdì sera davamo per scontato che si potesse aprire – racconta invece Giacomo, titolare di un’attività di noleggio sci –. Avevamo i contratti dei lavoratori pronti, ne avevamo richiamati diversi. Invece siamo chiusi dallo scorso 8 marzo e come ‘ristori’ abbiamo praticamente ricevuto due caffè”.
“È l’apoteosi della pazzia – spiega invece Riccardo, Maestro di sci di Cervinia –, in CdM non parlano dello sci e chiudono all’ultimo, la domenica. Per il ‘mondo della neve’ è un vero disastro, lo è per tutte le categorie perché dietro tutto questo c’è un’organizzazione enorme. I Maestri di sci, poi, non hanno accesso a nulla, non rientriamo in nessun requisito”.
Disastro che si lega alla situazione degli stagionali, come racconta invece Monica, che a Cervinia lavora in un negozio: “Abbiamo sperato fino alla fine di poter aprire, ora siamo scoraggiati anche a livello psicologico. O ci fanno lavorare o ci pagano, non ci sono altre soluzioni. Per noi è impossibile aprire, abbiamo costi, conviene tenere chiuso e spento. Ormai la stagione è andata, chi verrebbe a fare una settimana bianca ad aprile?”.
La condizione di “stagionale”, poi, complica tutto: “Siamo già sacrificati perché non possiamo lavorare tutto l’anno – aggiunge –, ma l’abbiamo scelto noi. Ora però siamo stati abbandonati, non rientriamo in nessuna categoria”.
Qualche cifra sugli stagionali arriva dal palco allestito in piazza, ed è Gianluca Fava, della Monterosa Ski, a parlarne: “In Valle d’Aosta circa 600 persone sono lavoratori stagionali. Sono circa 600 famiglie che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali, che non hanno ricevuto nulla e che non lo faranno fino a luglio. Siamo qui per chiedere un aiuto, magari un indennizzo concreto, perché non sappiamo cosa sarà del futuro delle nostre famiglie fino all’estate. Chiediamo con forza di essere ascoltati”.