Inquinamento Cogne, nessuna conseguenza sui pozzi di Aosta

20 Dicembre 2019

La notizia aveva fatto scalpore qualche giorno fa, il 10 dicembre: Carabinieri del Neo e la Forestale hanno ispezionato la Cogne Acciai Speciali, e l’indagine – con 5 iscritti al registro degli indagati – ha portato all’ipotesi di reato di inquinamento ambientale.

Questione rimbalzata anche tra gli scranni del Comune di Aosta, durante l’ultimo Consiglio comunale chiusosi ieri, dove da anni è stato attivato l’Osservatorio sulla qualità dell’aria.

A chiedere conto della situazione la mozione firmata Altra VdA, Lega e M5s “Aria Acqua Terra Fuoco”, con l’Assessore all’Ambiente Delio Donzel a rispondere che, in ogni caso, gli scarichi dello stabilimento “non hanno conseguenze né sulla falda né sull’acqua dei rubinetti dei cittadini di Aosta” dal momento che “i pozzi attualmente utilizzati dall’Acquedotto Comunale denominati ‘Solarolo’, ‘Giardini’, ‘Cogne 19’ e ‘Montfleury’ sono al di fuori dello stabilimento ed il loro prelievo si trova a monte, nel senso della direzione di falda, rispetto alla Cogne”.

Donzel spiega anche, leggendo una nota del dirigente dell’Area T1 Marco Framarin che, ad oggi, “L’Ufficio Ambiente è al corrente circa le indagini in corso dalla lettura dei giornali non essendo stato interessato dalle stesse in quanto non soggetto in maniera diretta a compiti di controllo e monitoraggio della qualità delle acque superficiali, dell’aria, della falda idrica. Questi sono compiti che sono attribuiti alla Regione che vi ricorre tramite l’Agenzia Regionale della Protezione dell’Ambiente”.

Ed è proprio l’Arpa, attraverso una serie di dati forniti dal direttore generale Giovanni Agnesod, a rispondere di suo pugno ai consiglieri. Risposta già parzialmente fornita dieci giorni fa, allo scoppio del “caso Cogne” e letta in aula da Donzel: “La contaminazione dei suoli delle aree Cas e d Ex-Cogne e della falda sottostante è nota da decenni. Questa è imputabile principalmente allo smaltimento incontrollato delle scorie protrattosi per decenni sull’area antecedentemente agli anni ’80 in assenza di normativa ambientale e anche ad eventuali sversamenti occorsi nella lunga storia industriale delle aree in esame. Già negli anni ’90 a seguito dell’acquisizione delle aree industriali da parte dell’Amministrazione regionale sono stati eseguiti studi finalizzati a definire lo stato della contaminazione delle aree e negli anni 1999-2002 quelle non più adibite ad acciaieria, sono state oggetto di un intervento di messa in sicurezza mediante impermeabilizzazione (capping) superficiale”.

La mozione è stata ritirata dai proponenti, ma la questione non si ferma qui. Vista l’imminenza del prossimo Osservatorio sulla Qualità dell’aria, in calendario il 28 gennaio, la “palla” si sposta in quella sede con la possibilità di chiedere lumi direttamente ai rappresentanti dello stabilimento.

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