L’Usl tira le fila del suo 2019: “Rispettato l’80% dei tempi d’attesa”
Fine d’anno, si sa, è tempo di bilanci. Anche per l’Usl Valle d’Aosta che mette in fila il suo 2019 a suon di numeri, ma partendo da una considerazione – squisitamente gestionale – che parte proprio dalla sua prolungata condizione di Azienda senza un Direttore generale da tempo.
“Questa è un’azienda – spiega il Commissario Angelo Pescarmona – che pur essendo commissariata da quasi due anni non ha mai avuto alcun atteggiamento da gestione ordinaria, con continue assunzioni di responsabilità, perché tra chi eroga servizi riesce a stare in salute solo chi continua ad innovare incessantemente”.
Gli obiettivi dell’Azienda
“Questo – prosegue Pescarmona – è un momento in cui possiamo constatare che una serie di obiettivi che ci eravamo dati si stanno concretizzando, per merito del lavoro corale di tutti i componenti dell’Azienda. Un elemento importante è stata la tempestività nella sostituzione dei direttori di Strutture complesse. In questo biennio il ricambio di vertice è stato molto significativo, con nove i direttori di Strutture complesse nuovi su 40. Un ricambio generazionale il cui principio è sempre stato quello di scegliere i migliori”.
Il Pronto soccorso e l’Obi
Tra gli obiettivi spicca l’utilizzo appropriato delle risorse, ed il Commissario, per spiegarlo, prende spunto dall’attività del Pronto soccorso e dell’Osservazione breve intensiva.
Calano anno su anno, dal 2017, i codici bianchi che passano dal 45% di due anni fa al 39,3% (cioè da 18mila 048 a 15mila 606) mentre aumentano i codici verdi – erano il 46,4% nel 2017, 49% nel 2018 e 51,2% quest’anno – indice, stando alle considerazioni Usl di un più corretto utilizzo del Pronto soccorso da parte dei cittadini e di un sempre maggior ricorso agli ambulatori di assistenza diretta.
In lieve aumento, dal 6,6 del 2018 al 7,3% attuale, i codici gialli, così come quelli rossi che crescono dallo 0,6% del 2017 (246 casi) allo 0,7% del 2018 (267) e del 2019 (277).
Per l’Obi – l’Osservazione breve intensiva -, invece, il ricovero temporaneo del paziente che giunge in Pronto per il monitoraggio clinico e l’approfondimento diagnostico i numeri parlano di una maggiore sicurezza nel dimettere il paziente. Da gennaio a settembre 2019, infatti, le dimissioni a domicilio risultano il 75% dei pazienti transitati, mentre quelli trasferiti ad altro regime di ricovero sono il 20%.
I ricoveri ordinari ed il “Day Service”
Calano sensibilmente, sul triennio, anche i ricoveri ordinari che – spiega l’Usl – ha portato ad un minor tasso di occupazione dei posti letto. I dimessi erano infatti 10mila 975 nel 2017, passati a 10mila 599 nel 2018 e scesi a 10mila 306 fino ad oggi. Aumentano sul 2017 però le giornate di degenza media, che passano dalle 83mila 697 totali a 84mila 913, meno comunque delle 86mila 112 del 2018.
Dati che – segnala ancora l’Azienda – portano a pensare ad un utilizzo più appropriato del regime di ricovero ordinario.
Cresce in maniera costante anche il ricorso al “Day Service” – il “pacchetto” di prestazioni specialistiche ambulatoriali che permette tempi più brevi senza prenotazione – che passa dalle 7.320 prenotazioni del 2017 alle attuali 9.074.
Chirurgia, liste e tempi d’attesa
La riorganizzazione dell’attività chirurgica e dell’utilizzo delle sale operatorie, si legge nel documento di sintesi preparato dall’Usl, sta portando all’incremento degli interventi, che da gennaio a settembre 2019 sono aumentati del 2,4% sullo stesso periodo dello scorso anno e addirittura del 19% rispetto agli stessi 9 mesi del 2017.
Questione che ape la strada all’“affaire” liste d’attesa che, spiega il Direttore sanitario Pier Eugenio Nebiolo, “Erano molto lunghe, non controllate. È stato fatto un grosso lavoro e c’è stata una diminuzione di pazienti in lista d’attesa, soprattutto per gli interventi che necessitano una presa in carico più precoce”.
I rilievi dell’azienda parlano di un -2,2% di pazienti totali in lista d’attesa rispetto a due anni fa (3.975 rispetto a 4.066), dato che comprende i “fuori soglia” – ovvero le attese oltre i 60 giorni – che calano dell’11,5% passando dai 1.003 del 2017 agli 888 al 12 dicembre 2019.
Discorso diverso per i tempi d’attesa: “Negli anni abbiamo ricevuto molte critiche – prosegue Nebiolo -, ma nell’80% dei casi i tempi vengono rispettati sotto i 30 o 60 giorni. Nel 14% delle situazioni ci sono ancora esami non svolti entro i 60 giorni, come l’Elettromiografia in Neurologia, alcuni esami di Oculistica e in Radiologia, e dobbiamo lavorarci. Alcune visite ancora non rispettano i tempi dei 30 giorni come in Dermatologia, Neurologia, Odontoiatrica territoriale e Ostetricia/Ginecologia e la carenza di personale fa sì che ci siano aumenti dei tempi d’attesa. Nonostante questo, anche in alcune visite specialistiche, abbiamo ottenuto un trend in significativo miglioramento”.
Il “problema” dei Lea
Sulle notizie di una Valle che non rispetta le griglie Lea – ovvero i Livelli essenziali di assistenza – Pescarmona tira il freno, e specifica: “Di recente sono circolati un po’ di dati allarmanti sul fatto che la Regione risulti tra le peggiori d’Italia – ha spiegato -. Questo è il risultato di un mancato recepimento dei flussi: siccome la Sanità regionale non è finanziata dallo Stato non c’è la richiesta di informazioni da parte del Ministero. Una serie di attività territoriali in cui eroghiamo prestazioni decisamente superiori alla media delle altre regioni sono flussi che la Regione non era tenuta ad inviare. Quindi siamo mal classificati anche se forniamo servizi superiori alla media”.
La riorganizzazione e l’amministrazione
Sulla parte meno clinica è il Direttore amministrativo Marco Ottonello a fare di conto: “Siamo riusciti a far ripartire la macchina con la riorganizzazione a fronte della grave carenza di professionalità cui abbiamo sopperito con un nuovo atto aziendale di nomina dei dirigenti apicali, e attivando nuove strutture. Tutti dati che possono essere migliorati ma che danno un senso”.
A questo si aggiunge lo sviluppo del Piano assunzioni 2019, con l’apertura di 12 avvisi per la libera professione espletati e 10 avvisi (su 12 richiesti) per medici a tempo determinato di fatto chiusi.
Sul piano concorsi sono stati 29 quelli aperti previsti dal Piano assunzioni, 27 dei quali espletati e due invece ancora in fase di espletamento.
Piano che proseguirà per il 2020, quando l’Usl ha intenzione di aprire 21 procedure concorsuali per l’assunzione a tempo indeterminato di personale dirigenziale medico, sanitario non medico, amministrativo e tecnico e altri 12 concorsi per l’assunzione – sempre a tempo indeterminato – di personale del comparto sanitario, tecnico e amministrativo.
C’è spazio anche per una risposta sulla “querelle” scoppiata sul part-time eni giorni scorsi, con Ottonello a spiegare: “Siamo ripartiti con gli accordi sindacali e spiacciono le contestazioni sul part-time. Abbiamo però sempre detto che faremo un bando straordinario a marzo aumentando questo strumento, ma al momento era necessario conciliarsi con le esigenze dell’Azienda”.