Positivi Covid-19 a lungo termine, la Valle “scopre” la guarigione senza tampone

17 Novembre 2020

L’Usl cambia strategia, sul fronte dei positivi a lungo termine da Covid-19. Se fino all’inizio della settimana scorsa, per dichiararne l’avvenuta guarigione (e quindi interromperne l’isolamento domiciliare), l’azienda sanitaria continuava a sottoporli a tampone, fino al raggiungimento del risultato negativo (con la dilatazione dei tempi conseguente all’elevato numero di test in attesa), ora sembra essere stata “scoperta”, anche in Valle, la strada indicata da una circolare del Ministero della Sanità, risalente allo scorso 12 ottobre.

La procedura, applicabile a chi è isolato a seguito di ordinanza del Sindaco, prevede che, una volta trascorsi 21 giorni dal primo tampone di accertamento della malattia, se il soggetto continua a risultare positivo al nuovo Coronavirus, ma negli ultimi sette giorni (cioè dal 14° al 21°) non ha presentato sintomi, l’Usl possa valutare il caso, attraverso il medico di sanità pubblica, e affermare l’avvenuta guarigione, senza ulteriori test (in ragione della bassa carica virale dell’infezione), chiedendo quindi al Comune di emettere l’atto di revoca dell’isolamento.

La notizia delle prime applicazioni di questo percorso è della fine della scorsa settimana, in particolare nel comune di Aosta. Ai diretti interessati è arrivata prima la telefonata del medico del Dipartimento di prevenzione, quindi l’ordinanza di “liberazione”, nella quale si legge che l’isolamento ha fine “preso atto che, come comunicato dagli organi sanitari dell’Asl competenti in materia o rilevato sul portale Covid-19 della protezione civile”, è “stata dichiarata formalmente la guarigione dei soggetti destinatari del provvedimento”.

Chi opera nell’ambito degli enti locali conferma che la richiesta di “liberare” gli isolati in questi termini può giungere dall’Usl ai municipi tramite una mail, o con l’inserimento nel portale online della dicitura “si chiede revoca isolamento”, accompagnata dal “flag” verde che stabilisce la chiusura del caso sul piano medico e dalla data. Chi è isolato deve, a quel punto, attendere l’ordinanza e vedrà terminare un isolamento ancora più estenuante, perché protrattosi per buona parte senza sintomi e scandito dalla frustrazione di tamponi “di controllo” ripetutamente positivi che lo prolungavano.

Anche per l’Usl, l’applicazione della procedura presenta un beneficio e non da poco: la riduzione del ricorso ai test, con l’abbassamento del numero di quelli in attesa di esecuzione (avevano sfiorato quota 4mila una decina di giorni fa, circa il 50% legati all’attestazione delle guarigioni) e il maggiore respiro del personale addetto ai tamponi, che può concentrarsi sull’accertamento dei nuovi malati. Un risvolto che spinge a chiedersi come mai ci sia voluto, alle autorità regionali preposte all’emergenza sanitaria, oltre un mese per rendersi conto di questa opzione, raccontata peraltro al Paese, tra i primi (in un editoriale dello scorso 1° novembre), dal direttore de “La Stampa”, Massimo Giannini, “liberato” proprio in questo modo.

Per quanto il cammino sembri imboccato, non è tuttavia possibile concludere che esso sia generalizzato. I medici di sanità pubblica sono più d’uno, ognuno competente per una diversa area del territorio regionale, ed è nelle loro prerogative interpretare ogni singolo caso, quindi non è scontato che scelgano comunque e sempre la “liberazione” senza tampone per un positivo di lunga data (la stessa circolare pone alcune condizioni, legate ad esempio alla condizione immunitaria del paziente). Sono poi segnalati tempi lunghi nell’emissione e nella notifica delle ordinanze di revoca: gli isolati hanno raggiunto un numero per cui gli apparati amministrativi degli enti locali (in alcuni casi, colpiti anche da casi di contagio nel personale) sono sotto stress.

Aosta è arrivata anche a “cure intensive”, per recuperare l’arretrato, rappresentate dall’assistenza di componenti stessi della Giunta comunale nella predisposizione degli atti e con l’aggiunta di unità della Polizia locale nelle notifiche. Sforzi che sembrano scaturire i risultati auspicati, ma guardando all’immagine complessiva della Valle d’Aosta in queste settimane, pur nella coscienza della straordinarietà dei numeri del contagio nella “seconda ondata”, la sensazione persistente è di una regione travolta dall’emergenza, che insegue i problemi e non sempre li gestisce. Una sensazione che rilancia l’interrogativo sulle eventuali responsabilità della situazione, già palesatosi negli scorsi giorni. Ora la priorità deve andare ai malati, ma sulla loro ricerca non si dovrà transigere.

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