Ristoranti aperti per cena, la protesta non ingrana. Prevista per domani una nuova manifestazione
La protesta si basa – anche – sulla libertà di decidere. Solamente qualche luce si è accesa ieri sera, tra i ristoranti ed i bar di Aosta, ma gli organizzatori spiegano come sia, in fondo, solo uno dei tasselli della contestazione messa in campo dalla filiera della ristorazione valdostana, meno “rabbiosa” rispetto agli intenti manifestati in piazza Chanoux la settimana scorsa.
Forse, un peso possono averlo avuto le parole di ieri del Presidente della Regione Erik Lavevaz che in Consiglio Valle sconsigliava atti di “disobbedienza civile” ai ristoratori.
Gesti eclatanti – sull’onda del motocarro carico di letame consegnato direttamente in piazza Deffeyes – non sono però mancati. Lo stesso Jean-Claude Brunet, ristoratore e tra gli animatori della protesta, ha portato due asini nel suo locale. A fare da sfondo uno striscione, che lascia poco spazio all’interpretazione: “Gli asini in ristorante sono inutili come gli asini in parlamento”.
“Spero sia chiaro il mio disappunto su leggi incomprensibili – ha spiegato Brunet via social –. Se fossero i ristoranti ad essere il problema io non solo chiuderei il mio ma gli darei anche fuoco. I nostri problemi sono principalmente legati al costo del lavoro, ma se penso che una manciata di giorni fa l’incaricato a formare una maggioranza fu Fico che in vita sua ha avuto una sola dipendente ed era pure retribuita in nero il rispetto delle Istituzioni va al minimo”.
“Voler aprire i locali ieri sera è stata una forte provocazione – spiega invece Nadia Muzzolon, anch’ella tra gli organizzatori delle proteste –. Nessuno vuole andare contro la legge, che comunque riteniamo assurda, e rispettiamo quanto viene detto. Avere i locali aperti era una provocazione per far capire che esistiamo e che non vogliamo far morire le nostre attività”.
Nessuna risposta dalle Istituzioni
La protesta, intanto, non si esaurisce qui: “Il disagio è pesante – aggiunge Muzzolon –. Io sono un’agente di commercio e rappresento tre aziende messe in grande difficoltà dalle aperture a singhiozzo, per il fatto che non si possono assumere dipendenti, che non venga pagata la Cassa integrazione e che tutto l’esborso di questa misura sia a carico dell’azienda. Le risposte finora sono pari a zero”.
Una nuova manifestazione
“Noi andiamo avanti – aggiunge Muzzolon –. Domani ci sarà un’altra manifestazione, la richiesta è già stata fatta perché manifestiamo regolarmente autorizzati dalla Digos e dalla Questura, tranne per la ‘carrettata di lunedì’, che è stata una scelta nostra”.
Le adesioni alla riapertura
“Il nostro gruppo parte dalla totale libertà di ognuno di noi – prosegue l’organizzatrice –, anche perché non abbiamo nessuna appartenenza politica e abbiamo lasciato fuori per scelta le associazioni di categoria, che stanno facendo comunque un lavoro esemplare. Qualcuno ha aderito e altri no. Le parole delle Istituzioni ed il fatto che ci fossero più Forze dell’ordine in giro che clienti può anche far sì che qualcuno ci abbia ripensato. Nessuno vuole mettere le attività alla gogna, però bisogna dire che i ristoratori non sono gli untori di una pandemia mondiale. Perché ci si può sedere al ristorante a pranzo e non a cena? Perché i supermercati sono pieni e i ristoranti sono vuoti? Perché si parla di ristori agli alberghi, ma non si capisce quanto costa scaldare una struttura in inverno? Quanti soldi sono stati persi finora? Queste non si dicono e di risposte non ce ne sono”.
Le sanzioni
Nessuna sanzione, intanto, è stata comminata ieri sera ad Aosta e in alta valle, mentre una decina sono state quelle elevate in media e bassa valle. Queste ultime sono tutte relative al bar “Lys” di Pont-Saint-Martin, trovato aperto dopo le 18 dai Carabinieri della locale stazione.
L’attività non solo doveva essere chiusa in ragione dell’orario, ma anche perché nei suoi confronti il Presidente della Regione, nelle sue attribuzioni prefettizie, aveva disposto – il 3 febbraio scorso – una chiusura temporanea di 30 giorni, quale pena accessoria per le ripetute violazioni dei Dpcm e delle ordinanze regionali sul contenimento della pandemia.
Una prima denuncia (per “Inosservanza del provvedimento dell’autorità”) era stata comminata alla titolare per aver riaperto il giorno dopo la notifica dell’ordinanza del presidente Lavevaz, ed una seconda rischia ora di aggiungersi per i fatti di ieri sera. Pende, inoltre, la segnalazione delle condotte ai servizi di prefettura della Regione, che potrebbe sfociare nella revoca della licenza.
Gli avventori trovati nel locale, una decina appunto, sono stati multati con 400 euro a testa.