Lago di Lod, pronto il ricorso al Tribunale superiore delle acque pubbliche
“Siamo stati spinti a ricorrere al Tribunale superiore delle acque pubbliche per far riconoscere le leggi. La Valutazione di impatto ambientale non è stata rispettata, ed è stata fatta solo sul secondo impianto idroelettrico che si vorrebbe costruire. Ma in quel progetto non si parla per niente del lago. Anzi, si dice espressamente che il lago Lod non sarebbe stato interessato. È scritto nello studio di impatto ambientale. Si dice chiaramente che il lago non c’entra niente, fingendo di dimenticare che nel cassetto c’è un altro progetto per il suo sfruttamento”.
Così Rosetta Bertolin, del direttivo di Legambiente, spiega la decisione di ricorrere presso l’organo giurisdizionale sul progetto di un impianto idroelettrico per l’utilizzo del lago di Lod, a Chamois, come vasca di accumulo.
Oltre alla illegittimità del progetto, ricusando la concessione della Regione, sono diverse le contestazioni sul tavolo: “C’è l’autorizzazione a prelevare 22mila metri cubi di acqua al giorno dopo averli accumulati di notte – dice invece Marco Forni del Comitato per la Salvaguardia del lago di Lod e dell’Ambiente – su un volume del lago che si aggira attorno ai 30mila metri cubi. Togliendo ogni giorno quella quantità non resterebbe quasi nulla. Probabilmente ci saranno diversi metri di fondo del lago che verranno esposto all’aria e poi ricoperto nuovamente d’acqua”.
“Questo cambiamento continuo di capacità del lago – aggiunge -, che viene riempito e rapidamente svuotato, ci sembra negativo per la fauna”, con un aspetto ancora, a suo dire, peggiorativo: “Dare al lago Lod una funzione di vasca d’accumulo serve per sfruttare la differenza di prezzo tra l’energia che si usa di notte per pompare l’acqua e quella recuperata di giorno. Un fine totalmente speculativo, e un ente pubblico dovrebbe invece tutelare li suoi bene, molto apprezzato anche a livello turistico”.
Da qui la decisione di rivolgersi al Tribunale: “Perché siamo arrivati fino al ricorso – spiega invece Claudia Valabrega, anch’ella parte del Comitato -? Dalla Regione non abbiamo avuto risposte, ed i tempi stavano accelerando perché la Valutazione di impatto ambientale scade improrogabilmente a giugno. Se i lavori cominciano in tempo, almeno la Centrale più piccola dovrà andare a compimento. Chi ha espresso il parere positivo nel 2010 non sapeva si andasse incontro allo svuotamento di 22mila metri cubi giornalieri dal lago di Lod”.
Aggiunge Bertolin: “Si dà per scontato che il progetto sia unico, che si diano due concessioni e che sia stata fatta la Valutazione di impatto ambientale. Ma il procedimento non è stato onesto né chiaro. La valutazione sul lago non è stata fatta, le sue sponde sono una zona naturalistica proprio per la presenza di piante e fiori tutelati a livello nazionale. Per Chamois il lago è molto importante: ci sono attività, ristoranti, alberghi e bar che chiuderebbero se il lago diventasse una pozzanghera circondato da fanghiglia. Si crea un possibile danno ambientale a vantaggio di un privato con un saldo discutibile nella produzione. Parliamo di un vantaggio finanziario per un privato e non per il territorio, usando però le risorse di un territorio”.
Il botta e risposta
Se nell’incontro pubblico di marzo Legambiente ed il Comitato hanno esposto le proprie ragioni alla popolazione, la Chamois Servizi, di suo, aveva inviato una precisazione su quanto emerso in quella serata.
Fino a ieri, quando il “convitato di pietra” era invece presentissimo nella persona dell’ingegnere Andrea Gadin, che dalla sala contesta i contenuti della conferenza stampa: “Questa presentazione contiene molte imprecisioni. Quella di andare verso il lago non è un’esigenza del proponente che vuole arricchirsi ai danni del territorio, ma una tutela per il lago stesso che ha una variazione stagionale di un metro, mentre il progetto la contiene a 60 centimetri. Quindi mi sembra migliorativa, e forse per quello non c’è un approfondimento all’interno della Valutazione di impatto ambientale”.
Non solo: “Ricadute sul territorio ce ne sono e sono molte – ha aggiunto -. Nei disciplinari di concessione è prevista la sperimentazione proprio per vedere che l’impianto non abbia ripercussioni importanti sul territorio. Si troverà facilmente l’equilibrio. I vantaggi ci sono anche per il Consorzio di miglioramento fondiario. Spiace non ci sia stata la possibilità di confrontarsi seriamente in Regione e che si faccia un battage del genere sui giornali. Le cose andrebbero dette in un contraddittorio e a pari livello”.
Questioni rispedite al mittente da Bertolin: “Molte cose migliorative sono da fare ma al momento non ci sono – ribatte -. Noi abbiamo fatto ricorso contro quello che c’è scritto nei documenti. Contro un futuro, e su tutto quello che si potrà fare, non si può ricorrere. E su quello che si farà, inoltre, non abbiamo abbastanza fiducia”.