Bimba morta dopo le visite, assolto il pediatra a processo

28 Novembre 2023

Sono le 17.10 di oggi, martedì 28 novembre, quando il giudice monocratico Marco Tornatore pone fine, assolvendo “perché il fatto non sussiste” il pediatra Marco Aicardi, al processo di primo grado sulla morte di Valentina Chapellu, la bimba di 17 mesi morta il 17 febbraio 2020 all’ospedale “Regina Margherita” di Torino, dov’era stata trasferita al precipitare delle sue condizioni. Il medico era accusato di omicidio colposo. La visitò l’11 febbraio 2020, nell’ultimo di più accessi ospedalieri al “Beauregard”, ventiquattr’ore prima che le condizioni della piccola diventassero disperate, rendendo necessario il trasferimento al nosocomio piemontese.

La Procura chiede l’assoluzione

Ad invocare l’esito assolutorio è stato lo stesso pm Francesco Pizzato. Per l’accusa, dal processo – iniziato il 25 ottobre 2022 e caratterizzato dallo svolgimento di più consulenze specialistiche (anche in sede di incidente probatorio), non univoche nelle conclusioni – ha evidenziato “gravi profili di colpa” a carico del pediatra, perché “quando si è presentata la bimba” si “è comportato in modo negligente e imprudente”. Nello specifico, secondo la Procura, “non è stato fatto nulla di quanto le buone pratiche della professione medica avrebbero consigliato di fare”.

Però, è proseguito il ragionamento del pubblico ministero nella requisitoria, non si è raggiunta una consistenza “oltre ogni ragionevole dubbio” del nesso tra le condotte del medico e il decesso della bimba, avvenuto – stando a quanto determinato da una perizia – per “una grave complicanza batterica dell’influenza tipo A”. Per questo, l’accusa ha chiesto al giudice l’assoluzione, “con formula dubitativa”. La sussistenza dei profili di colpa, agli occhi della Procura, ha però portato ad un’altra richiesta al giudice, vale a dire la trasmissione degli atti processuali a più soggetti, per valutazioni di diversa natura.

Trasmissione degli atti? Il giudice valuterà

Al Consiglio dell’Ordine dei medici e all’azienda ospedaliera ove oggi lavora il dottor Aicardi (in Piemonte), riguardo eventuali determinazioni sull’esercizio della professione. Allì’Usl della Valle d’Aosta, circa la possibile rivalsa sul medico, e alla Corte dei Conti, per le verifiche di competenza. Su questa richiesta – ritenuta dalla difesa dell’imputato “una forzatura che non sposta il risultato processuale”, ha sottolineato l’avvocato Pietro Obert – il giudice Tornatore si è riservato di valutare, con un separato provvedimento.

Le parole del padre

In aula, ad ascoltare la sentenza, dopo essere stati sentiti nel processo come testimoni, anche i genitori della piccola Valentina. “La magistratura, il pm e tutti – ha detto il padre, Yves Chapellu – hanno fatto un lavoro stratosferico, per cercare le persone che hanno sbagliato in questa situazione. Ci sono stati un sacco di errori. Tutti difficili da dimostrare. Mi auguro che qualcuno prenda a cuore questa situazione e vada a cercare di risolvere queste criticità”. Il genitore, pur consapevole che “un processo non riporterà indietro Valentina”, ha spiegato che continuerà la causa in sede civile.

La difesa: “nessuna carenza assistenziale”

La difesa dell’imputato ha puntato sulla richiesta di assoluzione “perché il fatto non sussiste”, sostenendo non solo l’assenza del nesso causale, ma anche l’insussistenza delle carenze assistenziali contestate dal pm al medico. “La bambina è stata tenuta in osservazione, è stata 4 ore in pronto soccorso” e il “dottore ha dimesso dando indicazioni chiare e corrette, tanto che la mamma se le è ricordate sino a quando è stata sentita qui dentro. Altrimenti, non le avrebbe rammentate”.

Per i difensori, la polmonite è insorta mentre la bimba era in terapia intensiva, a Torino. Commentando la sentenza, l’avvocato Obert (che in aula aveva ricordato come il pediatra “ha dovuto cambiare realtà professionale, è stato linciato da una gogna mediatica e il tribunale dei social network non ammette appello e vige il principio di colpevolezza”) ha espresso soddisfazione per il risultato processuale, ma “ciò non toglie che permane il dolore per il grave episodio. E’ morta una bambina, un dolore per il dottor Aicardi, ma sappiamo che ha fatto tutto ciò che, in scienza e coscienza, doveva fare”. Le motivazioni della sentenza sono attese entro 90 giorni.

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