Bimba morta dopo visite, il perito del Gip: “avrei pensato a una forma batterica”

La necessità di un “atteggiamento prudenziale” da parte dell’imputato, il pediatra Aicardi, che visitò Valentina Chapellu 24 ore prima che la sua situazione precipitasse, è stata ribadita all’udienza di oggi dai medici che curarono l’incidente probatorio. Di parere opposto il perito di parte della difesa.
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Cronaca

La presenza di proteina C, unita all’esito della radiografia che evidenziava addensamenti nei polmoni, “mi avrebbe fatto pensare a una forma batterica”. Lo ha detto il direttore della pediatria d’urgenza della “Città della Salute e della Scienza” di Torino, Antonio Francesco Urbino, deponendo oggi al processo sulla morte di Valentina Chapellu, la bimba di 17 mesi deceduta il 17 febbraio 2020 all’ospedale “Regina Margherita” del capoluogo piemontese, dov’era stata trasferita quando le sue condizioni erano precipitate.

I consulenti tornano in aula

Imputato di omicidio colposo è il pediatra Marco Aicardi, che la visitò nell’ultimo di più accessi ospedalieri, l’11 febbraio 2020, ventiquattr’ore prima che la situazione precipitasse. Il dottor Urbino aveva redatto una consulenza in sede di incidente probatorio, raggiungendo conclusioni opposte a quelle dei periti incaricati dal giudice nel corso del dibattimento (questi ultimi, il pediatra Alberto Arrighini e il medico legale Andrea Verzelletti scagionavano l’imputato). Il pm Francesco Pizzato aveva quindi ottenuto, alla scorsa udienza, di sentirlo nuovamente, in particolare rispetto a due radiografie al torace effettuate sulla bambina, la sera in cui è poi stata trasferita a Torino.

Le due radiografie

La prima, eseguita alle 23.45 del 12 febbraio 2020, evidenzia un quadro negativo, mentre la seconda, di una 50ina di minuti dopo, parla di addensamenti bilaterali. Il consulente ha sostenuto che “sono patologie molto aggressive”, ma un cambiamento così repentino del quadro generale “mi sembra improbabile”. Il medico ha poi osservato che la “seconda radiografia documenta un focolaio ai polmoni, confermato dalla tac (eseguita al nosocomio torinese, ndr.) poche ore dopo”.

Alla domanda del pubblico ministero sul tempo da cui fosse presente la polmonite, sulla base della situazione “fotografata” dalla seconda radiografia, il medico ha sottolineato che “il problema non è in questo, ma nell’avere un campanello d’allarme dagli esami, o da qualcos’altro, sulle condizioni della bambina”. “La precocità con cui si somministra un antibiotico può essere importante – ha aggiunto Urbino –  Un comportamento di presa in carico della bambina avrebbe permesso di ricavare qualche campanello d’allarme, che avrebbe consentito di partire prima con la terapia”.

Certo, “non si può dire se avrebbe cambiato le cose”, perché “a volte non si riesce a salvare nemmeno con la miglior terapia possibile”. Gli ha fatto eco il medico legale Cinzia Immormino, altro consulente del Gip nell’incidente probatorio, per la quale “serviva un atteggiamento più prudenziale” da parte del pediatra che l’ha visitata, perché “era la terza volta che la bambina accedeva al pronto soccorso”, aveva “tosse secca” e “una perdita di oltre il 10% del peso nell’ultimo mese. Forse era una bambina che andava tenuta in osservazione e ricoverata”.

Il parere del consulente di parte

La difesa (il dottor Aicardi è assistito dall’avvocato Gino Obert di Torino) ha quindi chiesto, ed ottenuto, di sentire sugli stessi aspetti il consulente di parte, il dottor Lorenzo Varetto. “Io ho visto le radiografie – ha detto – La prima è del torace e non dimostra nulla di speciale. La seconda non può essere valutata solo con il referto. Non dice che c’è polmonite, ma un addensamento. Può anche essere di origine infettiva, ma la radiografia precedente non è in contraddizione con la successiva dopo che c’è stata un’intubazione. Ventiquattr’ore prima, è chiaro che gli esami sarebbero stati migliori”.

Sentenza più vicina

Visto il segno discordante degli accertamenti svolti, il pm Pizzato ha quindi chiesto una ulteriore perizia, per dirimere i dubbi rimasti sul tappeto ma il giudice monocratico Marco Tornatore ha rigettato l’istanza, ritenendo che i dati siano stati interamente raccolti da due collegi peritali e già trattati sul piano medico-legale. Dichiarando quindi chiusa la fase istruttoria del processo, è stata fissata l’udienza del 28 novembre per la discussione tra le parti:  il momento della sentenza si avvicina.

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