Botte ad un uomo all’Arco d’Augusto, 26enne condannato
Prima sentenza per il pestaggio di un 46enne, avvenuto il 14 maggio 2019, in piazza dell’Arco d’Augusto, ad Aosta. Nell’udienza tenutasi alla fine della scorsa settimana, il Gup Davide Paladino ha condannato Sami El Jouarani (26 anni) a 2 anni e 4 mesi di reclusione, per lesioni personali aggravate in concorso. L’accusa era rappresentata dal pm Francesco Pizzato.
Il processo continua per i fratelli Mohammed Rida (33 anni) e Imad (28) Ryadi, ai quali viene mossa la stessa contestazione. Per tutti, al termine delle indagini della Squadra Mobile, la Procura aveva chiesto il giudizio immediato. A fronte di tale istanza, El Jouarani aveva optato per il rito abbreviato, mentre gli altri due imputati compariranno prossimamente dinanzi al giudice monocratico, con dibattimento ordinario.
Partendo anche dalle immagini della videosorveglianza della zona, gli agenti diretti dal commissario capo Eleonora Cognigni erano arrivati ad una ricostruzione dettagliata di quanto accaduto, quella sera, nei pressi dei chioschi sul selciato pedonale. Per gli inquirenti, la vittima, residente ad Aosta (ma originaria della provincia di Varese), era stata spintonata e gettata a terra da Mohamemed Rida, dopodiché tutti e tre assieme lo avevano preso a calci su varie parti del corpo.
Infine, sempre il maggiore dei due fratelli Ryadi, nella tesi d’accusa, aveva spaccato una bottiglia in testa all’uomo, uscitone con una prognosi superiore ai quaranta giorni, per la contusione di una spalla, la distorsione traumatica di una caviglia e la rottura del tendine del gran pettorale sinistro. Dinamica dalla quale derivano le tre aggravanti contestate agli imputati: la durata della malattia cagionata, l’aver commesso il fatto in più persone e l’utilizzo di un’arma impropria (la bottiglia).
I tre, tutti di origini marocchine, erano già noti alle forze dell’ordine. Nel luglio 2019 erano stati arrestati nell’operazione antidroga “Quei Bravi Ragazzi 2”, sempre della Squadra Mobile, perché ritenuti dei pusher di cocaina in grado – assieme ai destinatari di altre due misure cautelari – di rifornire un “giro” nell’ambito del quale, indagando tra Aosta e dintorni, era stata identificata una cinquantina di assuntori.