Casinò, la Procura della Corte dei Conti torna a chiedere 140 milioni a 21 politici

14 Ottobre 2020

A quasi un anno dalla sentenza di primo grado, si è tenuta oggi, mercoledì 14 ottobre, l’udienza d’appello, dinanzi alla terza Sezione centrale della Corte dei Conti a Roma, sui finanziamenti erogati dalla Regione al Casinò. La Procura generale contabile è tornata a sollecitare ai magistrati, per 21 consiglieri regionali (in carica ed ex) e per un dirigente di piazza Deffeyes, una condanna a rimborsare all’amministrazione regionale 140 milioni di euro, vale a dire il totale dei quattro finanziamenti adottati da Giunta e Consiglio Valle tra il 2012 e il 2015, su cui aveva indagato la Guardia di finanza.

Non solo l’accusa si è allontanata dall’impostazione dei giudici della sezione giurisdizionale della Valle d’Aosta – che, vedendo un danno erariale solo in parte di uno dei provvedimenti (la ricapitalizzazione votata dall’Assemblea regionale nell’ottobre 2014), avevano pronunciato quattro assoluzioni, condannando gli altri 18 politici a versare 30 milioni di euro – ma è anche tornata ad addebitare il “dolo” ai convenuti in giudizio (il verdetto in piazza Roncas si era limitato ad affermarne la “colpa grave”).

In sostanza, gli organi regionali avrebbero finanziato – nella tesi della Procura generale – un’azienda di cui erano coscienti dello stato di “decozione”, vale a dire ben sapendo che l’obiettivo di quei finanziamenti non fosse di fatto raggiungibile e, di conseguenza, spendendo male i fondi pubblici. Una visione che il rappresentante dell’accusa ha sostenuto anche con riferimenti alle vicende più recenti che hanno interessato la Casa da gioco, come il percorso di concordato intrapreso (e recentemente revocato dalla Corte d’Appello di Torino).

Il richiamare pagine della storia del Casinò successive all’adozione dell’ultimo atto al centro del giudizio (risalente a cinque anni fa) ha attirato le contestazioni di numerosi dei legali dei coinvolti, nelle rispettive arringhe (iniziata alle 14, l’udienza è finita quattro ore dopo). Se bisogna valutare come gli amministratori hanno utilizzato il denaro che erano chiamati a gestire – è stato il ragionamento difensivo – allora occorre farlo concentrandosi sugli elementi che avevano a loro disposizione nel momento in cui gli atti hanno compiuto il loro iter amministrativo, non a posteriori.

Tra i vari aspetti discussi nel pomeriggio dalle parti, anche i 48 milioni del credito “postergato” vantato da Finaosta nei confronti dalla “Casinò de la Vallée”. Il procuratore regionale della Corte dei Conti Massimiliano Atelli (che aveva promosso l’appello) li aveva segnalati, in vista dell’appuntamento di oggi, come possibile danno erariale. La somma era poi stata trasferita al patrimonio della casa da gioco attraverso l’emissione, votata dal Consiglio regionale, di uno “Strumento finanziario partecipativo”. Proprio l’assolvimento di questa procedura ha condotto alcune difese a sollevare un eccezione (cui la Procura ha replicato), mirata a dichiarare chiusa tale partita per “cessata materia del contendere”.

La causa, al termine dell’udienza, è stata “trattenuta in decisione”. Significa che i giudici si riuniranno in Camera di consiglio, per assumere la decisione e redigere la sentenza, attesa nelle prossime settimane (esiste un termine di 60 giorni per il deposito, ma non è perentorio). Per sei politici rieletti alle recenti elezioni regionali (il presidente della Regione Renzo Testolin, l’assessore Mauro Baccega e i consiglieri Pierluigi Marquis, Claudio RestanoAurelio Marguerettaz e il consigliere sospeso Augusto Rollandin) un eventuale condanna potrebbe accendere uno scenario di “lite pendente” con la Regione, causa d’incompatibilità con la carica di consigliere. Non a caso, il procedimento è stato evocato a più riprese nelle trattative per la formazione della nuova maggioranza di piazza Deffeyes. Ora, il conto alla rovescia verso l’esito è iniziato.

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