Il bar “Rocce Nere” resta sequestrato, ma può riaprire
Il bar “Rocce Nere” di Plan Maison, sulle piste di Cervinia, resta sotto sequestro, ma può riprendere l’attività. Lo ha disposto, nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 12 aprile, il Gip del Tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari, a seguito dell’istanza depositata dai gestori del locale, cui Carabinieri e Corpo forestale hanno apposto i sigilli nella mattinata di ieri, giovedì 11, nell’ambito dell’indagine “Do Ut Des”, su presunti episodi di corruzione nella Valtournenche.
Il giudice ha respinto la richiesta di dissequestro parziale della struttura, che la Procura ritiene costituire un abuso edilizio (concretizzatosi attraverso un “patto corruttivo” tra l’allora capo ufficio tecnico comunale Fabio Chiavazza e il presidente della “Cervino SpA” Federico Maquignaz, il primo in carcere e l’altro indagato a piede libero). L’accertamento dell’illegittimità delle opere realizzate potrebbe farne scattare la confisca ed è quindi necessario che resti a disposizione dell’autorità giudiziaria. La prosecuzione dell’attività commerciale, invece, è stata ritenuta non influente sulle esigenze alla base del sequestro e, pertanto, autorizzata dal magistrato (a condizione che non venga apportata alcuna modifica edilizia).
Il pm Luca Ceccanti, titolare del fascicolo e richiedente della misura scattata ieri, nell’esprimere il parere della Procura sull’istanza dei gestori, si era pronunciato negativamente all’ipotesi di dissequestro, dando però il “via libera” alla riapertura. Il “Rocce Nere” risulta impiegare oltre venti dipendenti ed è provvisto di merci deperibili per la stagione in corso: aspetti che, vista la non diretta influenza sulle contestazioni mosse nell’inchiesta, hanno rappresentato elementi di valutazione dell’ufficio inquirente.