‘Ndrangheta: il Gip vuole approfondire le richieste di archiviazione di Perron e Lancerotto

09 Gennaio 2020

La scorsa estate, alla chiusura delle indagini preliminari per associazione a delinquere di stampo mafioso, l’articolo 416-bis del Codice penale con cui i valdostani hanno recentemente familiarizzato, la Dda di Torino aveva mosso contestazioni a venti persone. Al Gip, la Procura distrettuale antimafia aveva chiesto anche alcune archiviazioni, relative a indagati per cui non era stata raggiunta – nella valutazione degli inquirenti – la soglia della rilevanza penale. Il giudice Silvia Salvadori però, per diversi casi, ritiene utili degli approfondimenti ed ha fissato udienza al riguardo per il prossimo 27 gennaio. Tra i convocati, con atti notificati nelle scorse settimane, vi sono anche due politici valdostani.

Si tratta dell’ex assessore regionale Ego Perron e del consigliere comunale di Aosta Valerio Lancerotto. Il primo aveva avuto il telefono intercettato dal 17 febbraio al 6 luglio 2015. Il secondo, già assessore ai lavori pubblici in piazza Chanoux fino al 3 ottobre 2018 (aveva motivato le dimissioni – tra l’altro – dicendo “se non mi sento di dare il 100% preferisco lasciare il mio ruolo”), compare in più passi dedicati alle ultime elezioni comunali dell’ordinanza che aveva disposto gli arresti dell’operazione “Geenna” (e risulta essere stato sottoposto ad intercettazioni nell’inchiesta Egomnia, sulle regionali 2018). L’inchiesta era stata affidata ai Carabinieri del Reparto Operativo del Gruppo Aosta.

L’udienza di fine gennaio contempla tre sbocchi: il giudice potrebbe accogliere la richiesta di archiviazione, oppure ordinare ai pm di effettuare ulteriori indagini, od ancora ordinare alla Procura distrettuale di imputare “coattivamente”. Assieme a Perron e a Lancerotto, il Gip ha convocato per approfondire le rispettive richieste di archiviazione altre tre persone, originariamente finite nel filone dell’inchiesta su un traffico internazionale di stupefacenti, tutte di origini calabresi: Michele Strangio (33 anni), Giovanni Giampaolo (27) e Francesco Iaria.

Nel frattempo, per quanto riguarda coloro che sono finiti alla sbarra ed hanno iniziato il procedimento, è da registrare la fissazione, per il prossimo 17 gennaio, dell’udienza preliminare per Bruno Nirta, arrestato in Calabria nel blitz di gennaio ed accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. La sua posizione era stata stralciata da quella degli altri diciotto imputati, per irregolarità nella notifica, al suo difensore, degli atti processuali. Con il fiato sul collo della scadenza dei termini di custodia (prevista per il 23 gennaio), l’intera procedura (dall’avviso di conclusione delle indagini in avanti) è stata ripercorsa e ora comparirà davanti al Gup per scegliere eventuali riti alternativi, o andare verso il dibattimento con rito ordinario.

L’ultima è la strategia adottata dai politici alla sbarra (il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara, l’ex assessore di Saint-Pierre Monica Carcea, accusati di appoggio esterno al sodalizio mafioso, e il consigliere comunale sospeso Nicola Prettico, ritenuto invece “organico” all’associazione) e da diversi presunti membri della “locale” (Alessandro Giachino ed Antonio Raso). Tutti compariranno dinanzi al Gup domani, venerdì 10 gennaio, per discutere l’udienza preliminare, che potrebbe concludersi con il loro rinvio a giudizio.

Ad oggi, tra i protagonisti del filone valdostano delle indagini, hanno invece optato per il rito abbreviato Marco Fabrizio Di Donato, suo fratello Roberto Alex e Francesco Mammoliti, chiamati a rispondere di aver promosso e gestito il sodalizio di cui avrebbero fatto anche parte. Qualora Bruno Nirta compisse scelta analoga, la prossima settimana dinanzi al Gup, appare verosimile che venga aggregato a loro nelle discussioni, il cui inizio è in calendario per il prossimo 7 febbraio.

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