‘Ndrangheta, la difesa Bagalà gioca la carta del Tribunale del Riesame

21 Maggio 2021

Come già emerso, è il Tribunale del riesame la carta che la difesa di Maria Rita Bagalà – l’avvocata 52enne residente ad Aosta arrestata lo scorso 3 maggio per concorso esterno in associazione di tipo mafioso nell’operazione Alibante della Dda di Catanzaro e dei Carabinieri – ha scelto di giocare per tentare di ottenere la revoca della misura cautelare. Il collega che assiste la donna, l’avvocato Mario Murone, ha depositato l’istanza negli scorsi giorni ed è ora in attesa della fissazione dell’udienza in cui verrà discussa.

Secondo gli inquirenti, l’arrestata – ai domiciliari nella sua casa aostana – era la “mente economica” della cosca di ‘ndrangheta capeggiata da suo padre Carmelo (80 anni, in carcere dalla notte del blitz dei militari) e spadroneggiava sul litorale di Lamezia Terme da decenni. Un ruolo, quello dell’avvocata, che i militari hanno ricostruito soprattutto riguardo all’amministrazione “in prima persona ed in maniera occulta” della società “Calabria Turismo Srl”, che rappresentava la “cassaforte” della cosca.

L’azienda aveva in progetto la realizzazione, nel comune di Falerna, di un complesso turistico, l’Hotel dei Fiori. Nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Bagalà (nell’inchiesta risulta indagato, ma a piede libero, anche il marito, l’avvocato Andrea Gino Giunti) si legge che la donna avrebbe condotto operazioni (anche con il coinvolgimento di “prestanome”) per evitare che il padre, considerato il vero proprietario della società, comparisse nelle vicende aziendali, “poiché ciò avrebbe con ogni probabilità determinato controlli antimafia”.

Per l’avvocato Murone, il contesto dell’intera operazione (finalizzata, stando alla Dda diretta da Nicola Gratteri, alla “realizzazione di una compagine sociale dualistica” composta da Maria Rita Bagalà e da sua sorella Francesca) era, in realtà, quello di un “uomo cosciente di avere 80 anni, che passa il bene ai figli ed anticipa il processo che un’eredità avrebbe generato”. Le indagini erano iniziate nel 2017. Oltre all’avvocata residente ad Aosta e al padre, sono altri 17 gli indagati colpiti da misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Catanzaro, Matteo Ferrante.

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