Addio a France 2, storia del dossier divenuto emergenza per la Giunta

15 Marzo 2022

C’è un evidente paradosso, ma è solo uno dei tanti, nella questione della sospensione della ritrasmissione in Valle di France 2. E’ rappresentato dal fatto che i programmi di cui molti telespettatori valdostani lamentano la perdita negli ultimi giorni, vedi alla voce eventi sportivi e film (ma anche show d’intrattenimento, come quelli condotti da Naguï, o approfondimenti d’inchiesta quali “Envoyé Spécial”), rappresentano il motivo stesso per cui il secondo canale pubblico francese è scomparso dai televisori della regione.

Il “tweet” dell’Assessore

Se una voce ufficiale da piazza Deffeyes non si è ancora alzata (la sola comunicazione ricevuta è quella relativa alla nuova partnership con France Médias Monde” per la ridiffusione di France24), a metterlo nero su bianco con un tweet, in risposta al cinguettio di un follower, è l’assessore regionale Luciano Caveri, profondo conoscitore del dossier perché già parlamentare e dirigente Rai: “France Télévision non consente per motivi di diritti la ritrasmissione di France 2”. In sostanza, la diffusione di buona parte dei contenuti quotidiani dell’emittente non è possibile all’esterno del territorio francese.

La “bomba” esplosa in mano alla Giunta

Il nodo, a quanto si intuisce nei corridoi di palazzo regionale, non è recente, ma la Giunta Lavevaz se lo è trovata in mano, indifferibile, con il cambio dell’operatore di rete che si occupa della ritrasmissione, per effetto della gara bandita dal Ministero dello Sviluppo economico nel maggio 2020. Se, fino a quel momento, se n’era occupata la Rai attraverso una società del suo gruppo, la palla è ora passata nei piedi di Ei Towers Spa, la proprietaria dell’infrastruttura tecnica necessaria alla fornitura in Valle del segnale del Gruppo Mediaset.

Le richieste “imbarazzanti” a piazza Deffeyes

In vista del perfezionamento del contratto di servizio con la Regione, il 23 dicembre scorso l’azienda scrive a piazza Deffeyes e riepiloga i canali da ritrasmettere (“France 2”, “Rts Un” e “TV5 Monde”, indicando anche i satelliti da cui prelevarne il segnale), ma aggiunge due frasi che creano il cortocircuito in casa del destinatario della lettera. “L’erogazione dei servizi da parte di Ei Towers – è la prima – è subordinata alla fornitura da parte del cliente (della Regione, ndr.) dei dispositivi (es. Cam, smart card) per il decriptaggio dei segnali audio e video”.

E’ un problema, perché quella parte di operazione, di profilo squisitamente tecnico, veniva svolta – per quanto non se ne trovi una conferma codificata – in casa Rai, il cui contratto è appunto scaduto (e, sulla ritrasmissione, ha pure un contenzioso milionario irrisolto con la Regione, che riguarda però aspetti infrastrutturali, non i contenuti). Se possibile, però, la seconda frase, aggiunge pure ulteriori criticità a chi si trova in mano la missiva.

“Il cliente (sempre l’amministrazione regionale, ndr.) – scrive Ei Towers – si impegna altresì a fornire la documentazione attestante l’autorizzazione alla ritrasmissione dei segnali audio e video delle emittenti estere sul territorio regionale dell’Area Tecnica 02 Valle d’Aosta”. Un accordo del genere esiste per TV5 Monde (lo sottoscrisse l’allora presidente Augusto Rollandin nel 2012), mentre per France 2 e RTS Un non risultano intese simili.

La Giunta “azzera” la situazione

La Giunta presidiata da Erik Lavevaz si trova così di fronte ad una scelta praticamente obbligata, data dalla necessità di “azzerare” la situazione, riportandola su un terreno non sdrucciolevole per l’ente e mettendosi in condizione di evitare possibili contenziosi con il nuovo operatore. Lo fa con la delibera dello scorso 7 marzo, sospendendo la ridiffusione di France 2 e dando il via alla “joint-venture” con il gruppo proprietario di “France 24” (e, già che c’era, prolungando la convenzione con “TV 5 Monde”).

Il dialogo per France 3 nel futuro

A questo punto, fatta tabula rasa delle eventuali criticità, l’amministrazione si prefigge di riprendere il dialogo con “France Télévision”, per aggiungere al “bouquet” diffuso in Valle un canale considerato maggiormente in linea con lo spirito della francofonia trasfrontaliera, quel “France 3” che dà voce ai territori regionali (e che non è ricco di contenuti dall’elevato peso specifico dei diritti di ritrasmissione). Lo farà anche nell’alveo più naturale delle relazioni bilaterali e dell’esercizio dell’autonomia, quello politico, con contatti con le autorità francesi in Italia.

Gli interrogativi sul passato

Sull’esito del dialogo, il futuro darà le risposte, ma qualche interrogativo resta sul passato. Come mai la Regione non si è mossa prima su un dossier che rischiava di diventare tanto “sensibile” (il modello alto-atesino è fatto, per esempio, di una società creata ad hoc)? Il silenzio, dal punto di vista ufficiale, avvolge la questione. Ad una traccia tangibile si arriva però leggendo la convenzione approvata dalla Giunta regionale capitanata da Augusto Rollandin con delibera del 30 ottobre 2009, da stipulare con la Rai, allora “braccio operativo” della ridiffusione. In essa si legge che “la Rai ha meramente funzione di operatore di rete” e che la Regione “si impegna a garantire l’autorizzazione degli editori alla diffusione attraverso il Servizio”.

Un ribaltamento di prospettiva rispetto alla linea scelta sino a quel momento (la ripetizione dei segnali in Valle inizia nell’ottobre 1975), quando l’aspetto di “fattibilità” della ritrasmissione, non solo sul piano “hardware”, era tra le incombenze della tv di Stato, mentre la Regione dava semplici “input” sui canali ritenuti adeguati per la proposta francofona in Valle. Dal momento del nuovo accordo, nel tempo, piazza Deffeyes pare aver anche provato a raggiungere intese specifiche con le emittenti interessate, ma se i “cugini” svizzeri non risultano essersi apertamente opposti, quelli francesi avrebbero storto il naso, in particolare per la questione diritti, pur senza che una diatriba si sia accesa al riguardo.

“Le parole che non ti ho detto”

Il segnale ha però continuato ad essere distribuito nella regione, sino ad oggi, aspetto che resta tra i meno decifrabili dell’intera questione. Il dato, ancora una volta paradossale, è che tutti coloro che oggi chiedono a gran voce il ritorno di “France 2” (una petizione è stata attivata anche sulla piattaforma change.org ed ha superato le 1.000 firme) considerano tale ritrasmissione come un diritto acquisito, per l’abitudine sviluppata negli anni, ma ciò è il frutto del fatto che la leadership regionale – non quella pregressa, non ancora quella attuale – non ha mai spiegato che così non era e che l’offerta di una proposta televisiva francofona non andava interpretata attraverso una lista predeterminata di emittenti, ma sottoforma di un “bouquet” di contenuti in lingua francese.

Una scelta tecnologica rivedibile?

Sullo sfondo, peraltro, appare altrettanto poco spiegabile (se non, in parte, con le difficoltà programmatorie di un ente confrontato a tante contingenze e ad una vacanza protratta del vertice del Dipartimento Innovazione e Agenda Digitale) perché la Regione, sul piano tecnico, continui a percorrere il cammino della tv digitale terrestre.

Una tecnologia che, data la morfologia della Valle, obbliga a dipendere da postazioni di ritrasmissione onerose sul piano dell’esercizio e della manutenzione (specie in tempi di caro energia) e che, se queste non sono in numero sufficiente, non si ottiene una copertura ottimale del territorio (come toccato con mano da tanti residenti con il subentro di Ei Tower). L’esperienza della pandemia e i televisori di nuova generazione mettono sotto i nostri occhi che la “tv over ip”, cioè che sfrutta Internet e lo streaming, non è fantascienza e permette anche, attraverso le app delle diverse emittenti, una fruizione dell’esperienza da spettatore totalmente diversa, personalizzata e “on demand”.

E’ una questione politica

In primo piano, però resta un aspetto tutto politico, perché la francofonia attiene al dna dell’autonomia valdostana. Mario Andrione, presidente della Giunta in quell’ottobre di 46 anni fa, quando la Rai consegnò i primi quattro ripetitori per la ritrasmissione, salutò quel giorno parlando di “momento importante nella storia della nostra Valle”, perché “con lo strumento televisivo in lingua francese i valdostani potranno riavvicinarsi a una cultura che per secoli è stata la loro” e “le trasmissioni in francese saranno un valido mezzo per arricchire ‘sociologicamente’ le migliaia di immigrati in una terra che sinora hanno purtroppo sentita alquanto ostile”.

Dino Viérin, a capo dell’Esecutivo invece nel momento della nascita del contenzioso con la Rai (siamo nel settembre 1996), con a fianco i parlamentari del tempo Caveri e Guido Dondeynaz, non le mandò a dire alla tv di Stato, sottolineando che piazza Deffeyes “non è d’accordo ad accettare che tutto il dialogo sui rapporti tra Regione e Rai venga ridotto ad un mero affare di soldi”. La domanda diventa quindi: la situazione odierna avrebbe potuto essere diversa se il dossier non si fosse allontanato, come sembra, dal solco dei principi e della dialettica inter-istituzionale? La risposta, però, difficilmente può arrivare dagli attuali inquilini di palazzo (a cui compete, però, la partita da qui in poi).

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