Dpcm, Covid e chiusure. Perché non siamo come Bolzano

26 Ottobre 2020

L’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quello del 24 ottobre, parla chiaro: fino al 24 novembre bar e ristoranti sono costretti alla chiusura alle 18.

Da più parti si sono sollevate le proteste e – oltre alle preoccupazioni per la tenuta dei comparti economici, come in questo caso quello commerciale – una domanda: perché la Provincia di Bolzano può fare qualcosa di differente?

Domanda che, tra le tante persone, si sono fatti anche i rappresentanti di alcune di queste categorie come Adava – che non fa un riferimento diretto ma parlava della “possibilità di posticipare la chiusura delle attività di ristorazione dalle ore 18 alle ore 22” – e Confcommercio, più specifica nel chiedere “l’adozione di una specifica ordinanza che sposta il coprifuoco di chiusura dalle ore 18 alle ore 22”.

Il Presidente stesso della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher lo spiegava giusto ieri, dalle colonne “news” del sito dell’Amministrazione: “Di fatto reperiremo gran parte del nuovo Dpcm nazionale con alcuni adattamenti alla realtà locale in virtù dei margini di manovra che ci sono concessi dalla nostra autonomia e dalla legge provinciale sulla fase 2 dello scorso maggio”, sulla quale trova fondamento la sua ordinanza presidenziale contingibile e urgente.

Infatti, prosegue la notizia, “diversamente dal livello nazionale, in Alto Adige i bar dovranno chiudere alle ore 20 e i ristoranti alle 22” anche se “dalle ore 18 la somministrazione di cibi e bevande potrà avvenire solamente al tavolo, con posti assegnati ed un massimo di 4 persone per tavolo, eccezion fatta per i familiari conviventi”. A questo si aggiunge il divieto tassativo di consumazione in piedi sia nei pressi dei locali, sia sul suolo pubblico e – soprattutto, fattore che da noi il Presidente Lavévaz ha per il momento negato – ed il coprifuoco fra le 23 e le 5 del mattino.

Al netto di questo “giro di vite”, però, sono però altri i lacci meno stretti che la Provincia di Bolzano rende possibile. Cinema e teatri possono infatti rimanere aperti, anche se la capienza – nel primo caso – diventa di 200 persone massime.

La questione, inevitabilmente, è giunta all’orecchio del Presidente della Regione Erik Lavévaz, che stamattina in conferenza stampa spiegava: “Non abbiamo pronta un’ordinanza di coprifuoco o di altro. Stiamo facendo delle valutazioni che devono riguardare tutti gli ambiti: quello scolastico, economico e sanitario su tutti. Tutte valutazioni partono dall’analisi tecnica del Dpcm e potranno portare a delle decisioni”.

Il nodo, però, è un altro. Ed è proprio legato alla scelta legiferata a maggio a Bolzano: “Al momento noi non possiamo fare misure ampliative – spiegava infatti Lavévaz – se non tramite un passaggio normativo che esige tempi diversi. L’unica cosa che possiamo fare sulla carta è attuare misure ulteriormente restrittive”.

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