L’odissea dell’Ospedale Parini di Aosta, tra nuovo edificio e ampliamento
A 14 anni dal referendum del 2007, che non raggiunse il quorum, il dibattito sull’ospedale regionale è esploso nuovamente. Complice l’emergenza sanitaria, con i discorsi attorno al Parini a risollevare le tesi delle due diverse fazioni: quella che converge sull’ampliamento della struttura di viale Ginevra e chi invece vede in un nuovo nosocomio l’unica soluzione possibile.
Limite labile, perché l’ospedale – non tanto sull’ampliamento o su una nuova struttura – divide anche la politica, per una volta ben al di là delle difformità ideologiche, anche all’interno degli stessi movimenti, come nel caso della spaccatura tutta interna al Progetto civico progressista, in Consiglio regionale. Consiglio che, ad ogni modo, ha deciso di puntare sull’ampliamento, cui sono seguite le dimissioni dell’Assessora Chiara Minelli.
Tanti i tacconi fatti all’ex “Mauriziano” (in ultimo il “Triangolo” prefabbricato che aggiunge 10 posti di Terapia intensiva attivato in piena terza ondata Covid), ultimato nel 1942 e gestito fino agli anni ’70 dallo stesso Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che l’ha edificato. Una struttura che ha visto nei diversi decenni nuovi edifici sorgere attorno al corpo centrale, nuovi adattamenti alle esigenze incombenti, nuove “lotte” contro uno spazio – una volta a ridosso della città, ora parte integrante del suo tessuto – via via più stretto.
Se la strada verso l’ampliamento sembrava cosa fatta – mentre negli ultimi dieci anni sono stati investiti oltre 15 milioni di euro tra progettazioni, indagini e scavi –, ci ha pensato il ritrovamento della tomba del “Guerriero celtico” del 2014 a far dire, cinque anni fa, che il progetto per la “nuova ala” sarebbe stato da rivedere.
L’ampliamento e la parte archeologica
Il progetto di ampliamento è stato modificato per tener conto dell’area degli scavi archeologici di piazza Caduti nei lager nazisti – che oltre al tumulo del guerriero custodisce secoli di storia, dalle stele al grande cerchio lapideo, raccolte nel complesso monumentale funerario –, tentando di legare la tutela e la conservazione dei ritrovamenti, in chiaro: un’area museale fruibile e le esigenze ospedaliere.
Cinque le fasi del progetto: la realizzazione del sottopasso di via Roma, ultimata; quella del sottopasso sotto viale Ginevra che colleghi il Parini al nuovo corpo ospedaliero e la costruzione di una berlinese per realizzare l’edificio lungo via Roma, ovvero lo stato attuale dei lavori. A questi si aggiungono una fase 3 che prevede l’ampliamento del nuovo ospedale (che si vorrebbe ultimato nel 2025) e gli ultimi due passaggi, entrambi legati alla ristrutturazione dell’attuale Parini.
La fase 5 prevede anche la demolizione del corpo D (infetti e camera mortuaria) e realizzazione nell’area di nuovi spazi per servizi di logistica e merci, ma anche la collocazione del laboratorio analisi, della morgue e dell’anatomia patologica nel corpo C, che ospiterà temporaneamente i servizi sanitari delle zone da ristrutturare.
La struttura storica verrebbe convertita in un ospedale H12, quindi con ambulatori, day hospital e day surgery – anche per limitare la dispersione termica – al quale si aggiungerebbe un terzo polo “per la mamma e per il bambino”.
Il nuovo corpo ad est sarebbe invece l’ospedale H24, una struttura ex novo dedicata agli acuti – ora ferma al progetto esecutivo -. Nel mezzo, viale Ginevra diverrebbe una “hospital street” di collegamento con il resto della città, e che ospiterebbe una caffetteria, un ristorante e una zona congressi, legandosi al tessuto urbano.
Costi e tempi
Ad oggi, per il periodo 2010-2020 i costi sostenuti sono pari a 15 milioni 018mila 600 euro, 7 milioni 016mila 800 per i lavori e le forniture – che comprendono anche i 2 milioni 188mila 600 euro per lo scavo archeologicamente assistito – e 7 milioni 746mila 300 euro per i servizi tecnici.
Il costo complessivo dell’intervento di ampliamento e ristrutturazione è previsto in 150 milioni di euro, con 106 milioni 700mila euro già stanziati nel 2019 per l’ampliamento, nel periodo 2020/25.
Il trasferimento dei pazienti e delle attrezzature dall’ex Mauriziano al nuovo ospedale H24 è previsto invece per il 2026, con il completamento dell’intero progetto, come detto, nel 2030.
Dagli ultimi incontri – e nelle audizioni in Commissione -, ma soprattutto come previsto dalla risoluzione approvata in Consiglio, il progetto esecutivo subirà delle ulteriori modifiche, adattandosi alla situazione archeologica.
L’ipotesi del nuovo ospedale fuori città
Un nuovo ospedale, lontano dal tessuto cittadino, è la soluzione individuata invece dal Comitato Vallée Santé, che già lo scorso anno aveva messo sul tavolo la sua proposta.
Il “Progetto Salute 2030” – sottoscritto in petizione da quasi 900 persone – ipotizza una nuova struttura ospedaliera da realizzare a Saint-Christophe, nell’area verde dietro il magazzino-rivendita di Fontina. Terreno di proprietà del Comune, che però non sembra essere favorevole alla potenziale nuova costruzione.
Zona che, dicono i promotori, avrebbe diversi vantaggi: un facile accesso con l’auto o con altro mezzo, un’ampia area da adibire a parcheggio (gratuito) e la possibilità di prevedere l’accesso tramite elisoccorso.
L’esempio arriva da altre località in cui sono stati edificati nuovi ospedali come il Centre Hospitalier Alpes Léman di Annemasse, dalla dimensione individuata come simile rispetto alle esigenze della potenziale nuova struttura valdostana: 370 posti letto, iniziato nel 2008 e ultimato nel 2012, realizzato con una collaborazione tra pubblico e privato, e dal costo complessivo di 146 milioni di euro.
O, ancora, il modello dell’ospedale di Garbagnate Milanese ed i suoi 500 posti letto, il cui costo complessivo è stato di 151 milioni di euro.
Una nuova struttura dalla vita minima di trent’anni che – stando ai promotori – nell’area ex Parini sarebbe difficile ipotizzare, e che dovrà essere dotato di nuove tecnologie per raccogliere tutti i dati, dalla telemedicina alla teleassistenza; prevedere camere singole con la possibilità di ospitare anche un familiare in casi particolari; essere immerso nel verde, accogliente e con aree comuni di accoglienza idonee.
Un ospedale votato alla “centralità del paziente”, flessibile e modulare per adattarsi alle nuove esigenze, costruito prevalentemente in orizzontale per ridurre passaggi verticali e ascensori, facilmente accessibile attraverso i parcheggi esterni e con la possibilità di far atterrare l’elicottero per le emergenze. Ma anche una struttura unica, dedicata ai pazienti acuti o per complessità diagnostiche e terapeutiche, che eviti la promiscuità tra ricoverati, pazienti ambulatoriali o personale amministrativo.
A questo si lega il “filtro” di altre “strutture intermedie a bassa intensità di cura tra l’ospedale e il territorio” per una riduzione del fabbisogno dei posti letto ospedalieri tout court.
L’ex Parini, invece, secondo il Comitato Vallée Santé potrebbe essere riconvertito ospitando gli uffici regionali oggi dislocati sul territorio con un risparmio per l’Amministrazione, sui canoni passivi d’affitto, calcolato in circa 570mila euro annui.
Tra le ipotesi in campo la vecchia struttura, con la realizzazione di quella nuova, potrebbe essere utilizzata come Casa della salute o come Ospedale di comunità, con una sede poliambulatoriale e con gli spazi (eventualmente) rimanenti destinati alle diverse associazioni di volontariato.
Anche in questo caso, i costi si aggirerebbero attorno ai 150 milioni di euro (e dieci anni circa di lavori), con Vallée Santé a richiamare però l’accesso ai fondi del MES e del Decreto “Rilancia Italia”, sottolineando come una parte cospicua di questi sia destinati alla sanità e soprattutto alla modernizzazione della rete ospedaliera, al rafforzamento della medicina territoriale e al potenziamento della digitalizzazione.
La lezione del Covid
Le due visioni, nella loro diversità, hanno un punto in comune: nascono entrambi in “tempi di pace”, ignari dell’arrivo della pandemia da Covid-19 che da ormai 15 mesi ha stravolto il Sistema sanitario regionale, italiano, europeo e mondiale. Elemento che non può essere ignorato.
Per il Parini, durante i lavori della III e della V Commissione consiliare in Regione, è emerso che la possibilità di creare i tre poli permetterà di poter utilizzare la parte esistente del vecchio ospedale – che diventerà H12 e senza acuti – in caso di pandemia, lasciando in questo modo libero di funzionare l’ospedale H24 senza promiscuità con eventuali malati contagianti. Di fatto, creando due percorsi separati alla fonte, che non si incontrano.
Chi spinge per l’ampliamento, invece, contesta il fatto che le criticità emerse durante la pandemia siano in realtà annose, ma anche un modello sanitario considerato troppo “ospedalecentrico”.
Il “Progetto Salute 2030” propone una riorganizzazione della sanità, facendo sistema tra ospedale e territorio, valutando anche i cambiamenti a livello epidemiologico e demografico. In chiaro: la necessità di potenziare l’attività domiciliare, aumentare le Usca e gli infermieri di prossimità, dotare le strutture decentrate delle necessarie attrezzature per una migliore diagnosi a livello domiciliare e territoriale, promuovere la telemedicina e l’associazionismo dei medici di medicina generale.
I posti letto
Il Parini, attualmente, conta circa 400 posti letto. Per la nuova struttura per acuzie (l’ospedale H24), che dalle ultime revisioni al progetto dovrebbe essere rialzato di un piano ulteriore e vedere la realizzazione della piattaforma per l’elisoccorso, da fonti regionali si parla invece di 300 posti letto.
Dati un po’ indefiniti, dal momento che altre fonti regionali parlano di circa 450 posti letto previsti, riferiti però al Parini “ampliato” comprendendo anche di quelli in day hospital.
Per l’ipotesi del nuovo ospedale, invece, i posti letto della proposta del comitato promotore sono stati valutati da 350 a 400 circa.