Vega, la top model delle stelle
Da un mese abbiamo ripreso le visite guidate diurne e notturne in Osservatorio Astronomico, con nuove modalità adatte alla situazione che stiamo tuttora vivendo. Ringraziamo davvero i
moltissimi partecipanti per la collaborazione e la comprensione: rispettando con garbo le nostre indicazioni, ci stanno dando un grande aiuto per proporre al meglio le osservazioni diurne e notturne.
Tanto interesse è stato premiato dall’inatteso spettacolo che ci ha regalato la cometa C/2020 F3 (NEOWISE), visibile anche a occhio nudo di sera nella seconda metà di luglio. Ne abbiamo parlato in lungo e in largo sui nostri social, ai link che trovate in calce a ogni pagina del sito web www.oavda.it. Potrete leggere un paio di interviste che la cometa ci ha concesso in esclusiva, corredate da bellissime immagini che ci hanno regalato alcuni dei più bravi astrofotografi che frequentano la Valle d’Aosta. Mentre scriviamo, la cometa NEOWISE si sta allontanando dal Sole e dalla Terra, diretta alla periferia del Sistema Solare. Dovrebbe ripassare da queste parti tra circa 7.000 anni.
Passata la cometa, finita la festa? Tutt’altro! Il cielo ci regala meraviglie ogni notte, al telescopio e a occhio nudo. La grande protagonista del cielo estivo è la Via Lattea, la nostra galassia. La luce emessa dalle centinaia di miliardi di stelle che la formano, troppo lontane perché riusciamo a distinguerle come singoli puntini, forma un’ampia striscia luminosa che attraversa la volta celeste. In questa stagione di notte possiamo guardare in direzione delle regioni centrali della Via Lattea, dove si addensano tantissime stelle. Il centro galattico si trova prospetticamente nella parte occidentale della costellazione del Sagittario, che alle nostre latitudini appare bassa sull’orizzonte meridionale. Se risaliamo lungo la Via Lattea, andando da sud verso l’alto, incontriamo alcune tra le costellazioni più note del cielo estivo. Proprio lungo la Via Lattea vediamo la costellazione del Cigno, dove ammiriamo la stella Deneb; a oriente della Via Lattea c’è la costellazione dell’Aquila, con la stella Altair; infine, appena più a occidente, la costellazione della Lira (lo strumento musicale), con la stella Vega.
Deneb, Altair e Vega sono le tre stelle più brillanti delle tre diverse costellazioni. Sono così appariscenti da costituire i vertici del cosiddetto Triangolo Estivo. Si tratta di un asterismo (o asterisma, in italiano esistono entrambi i generi), cioè un disegno di fantasia realizzato con le stelle, come quello delle costellazioni, ma che non è una costellazione riconosciuta dagli astronomi
nei cataloghi ufficiali. Un altro asterismo molto noto è quello del Grande Carro, formato dalle sette stelle più brillanti della costellazione dell’Orsa Maggiore.
Delle tre stelle, quella che cattura maggiormente la nostra attenzione è Vega. Non ci sorprende: infatti ci appare come la quinta stella più brillante di tutto il cielo, seconda nell’emisfero celeste boreale solo ad Arturo (di cui abbiamo parlato nella puntata di fine maggio). Man mano che il cielo compie il suo moto apparente di rotazione da est verso ovest, riflesso del moto reale di rotazione da ovest verso est della Terra attorno al suo asse, in estate possiamo vedere Vega transitare per le regioni zenitali, ovvero la parte del cielo proprio sopra di noi. Anzi, è in assoluto la più brillante tra le stelle zenitali visibili dall’Italia e questo la rende una stella davvero iconica. Guardiamo sopra la nostra testa in piena notte a inizio luglio, in tarda serata a fine mese, dopo cena a Ferragosto, appena fa buio in settembre: la stella più brillante che troviamo è Vega.
Vega è una stella nana, come il Sole. In astronomia però i termini tecnici ogni tanto traggono in inganno. Nana non vuol dire affatto che è piccola, anzi. Il Sole ha un diametro di quasi 1 milione 400.000 km, cioè circa 109 volte il diametro terrestre. Vega è circa 2,5 volte più grande della nostra stella e, con strumenti particolarmente avanzati, gli astronomi hanno scoperto che ruota molto velocemente su sé stessa. Stime recenti indicano che all’equatore raggiunge una velocità di rotazione di quasi 200 km/s, cento volte più rapida del Sole, compiendo un giro completo in meno di un giorno mentre la nostra stella ci impiega quasi un mese! Le ragioni di questa curiosa caratteristica sono legate ai complessi processi che hanno portato alla nascita della stella, 500 milioni di anni fa: praticamente ieri, se si pensa che il Sole è acceso da ben quattro miliardi e mezzo di anni. La folle rotazione di Vega per fortuna non è tale da spaccarla in mille pezzi, ma le fa assumere un aspetto piuttosto schiacciato. Il raggio dal centro della stella al polo è circa 2,4 volte quello del Sole, mentre quello dal centro all’equatore è maggiore, pari a circa 2,8 volte quello solare. A occhio nudo non notiamo nulla di tutto questo, perché vediamo solo un puntino luminoso. Per la cronaca, Vega rivolge verso di noi uno dei suoi poli, quindi dal nostro punto di vista apparirebbe rotonda e non potremmo apprezzarne la forma ovalizzata, visibile per così dire di profilo.
Anche la temperatura degli strati esterni varia tra le zone polari e quelle equatoriali, con le prime significativamente più calde, sui 10.000 °C, mentre le seconde sono di poco superiori agli 8.000 °C.
Per confronto, la temperatura esterna del Sole è attorno ai 5.500 °C. In queste condizioni l’idrogeno e gli altri gas incandescenti delle zone superficiali di Vega emettono luce di un bel colore bianco-azzurrino, una sfumatura che si intravede anche a occhio nudo. Tenendo conto di dimensioni e temperatura esterna, Vega è circa 40 volte più luminosa del Sole. Ma è molto più
lontana: si trova infatti a 25 anni luce da noi. Nel suo moto nello spazio mentre orbita attorno al centro della Via Lattea, Vega si sta avvicinando al Sistema Solare. Attenzione, non ci verrà contro, ma ci regalerà un bellissimo spettacolo. Quando sarà alla minima distanza, la sua luminosità apparente (cioè quanto brillante la vediamo dalla Terra) sarà aumentata così tanto da diventare la stella più brillante in assoluto del cielo, complice anche il fatto che nel frattempo si sarà allontana Sirio, che adesso occupa il primo posto nella classifica (ne abbiamo parlato nella seconda puntata).
Quando raggiungerà la minima distanza dal Sistema Solare? Tra circa 264.000 anni, giorno più, giorno meno. Vega avrà anche l’onore di ricoprire un altro ruolo speciale, nientemeno che quello di Stella Polare. Com’è possibile? L’asse di rotazione della Terra non punta sempre verso la stessa zona di cielo, ma si muove descrivendo un cono immaginario, come fa una trottola quando ci giochiamo. Questo moto, detto precessione dell’asse terrestre, fa sì che nel tempo diverse stelle capitano nelle vicinanze del Polo Nord celeste. Se adesso abbiamo quella che appunto chiamiamo la Stella Polare, nella costellazione dell’Orsa Minore, a circa 1° di distanza dal Polo Nord celeste, in futuro avremo Vega, a circa 5°. Meno prossima, è vero, ma molto più brillante. Di nuovo, quando capiterà? Nell’anno 13.700, quindi c’è un po’ da aspettare. Ma attenzione, è già capitato 13.700 anni fa, cioè attorno all’anno 11.680 avanti Cristo. Infatti il moto di precessione, seppur con qualche piccola variazione, si ripete nel tempo. All’epoca Vega era appena più lontana dal Sole rispetto ad oggi. I nostri antenati del Neolitico l’avranno vista leggermente meno luminosa, ma certamente l’hanno notata!
Vega è stata la prima stella del cielo notturno a venire fotografata, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1850, cioè 170 anni fa esatti quest’anno. Gli statunitensi William Cranch Bond, astronomo, e John Adams Whipple, pioniere di una pratica fotografica detta dagherrotipo, la ripresero utilizzando il telescopio rifrattore da 15 pollici di apertura, cioè 38 cm, dell’Harvard College Observatory, in Massachusetts, istituto che lo stesso Bond aveva contribuito a fondare. Un’opera d’arte e allo stesso tempo un grande risultato scientifico e tecnologico: l’astronomo non doveva più basarsi sulle sue impressioni per misurare la brillantezza di un astro, ma poteva registrarle su un supporto fisico. Vega divenne ben presto uno standard fotometrico, cioè un riferimento condiviso tra gli scienziati per stimare la luminosità di altre stelle. Qualche anno dopo, nel maggio del 1872, lo statunitense Henry Draper ne fotografò lo spettro, cioè “l’arcobaleno” della sua luce stellare dispersa grazie a un prisma collegato a un telescopio riflettore da 28 pollici di apertura, circa 70 cm. Draper, medico appassionato di astronomia, aveva costruito l’apparato con le sue mani.
C’erano già stati tentativi di riprendere lo spettro di una stella diversa dal Sole, ma quello di Vega fu il primo in cui si notavano dettagli importanti per la ricerca scientifica, come le righe di
assorbimento. Prima stella a essere ripresa, analizzata, considerata riferimento per le altre stelle: si può dire che Vega ha funzionato da… modella per gli astronomi, mettendosi in posa per i loro studi.
Oltre a questo articolo, le dedichiamo il video pubblicato oggi sul nostro canale Instagram @astrochronicles_oavda per la serie Racconti Stellari.
Alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso Vega è diventata molto popolare nel nostro Paese anche tra chi non era appassionato di astronomia, grazie ai famosi cartoni animati giapponesi di “Atlas
UFO Robot”. Chi è cresciuto in quel periodo ricorda che nell’imperdibile appuntamento televisivo con il robottone Goldrake gli extraterrestri invasori provengono da Vega. Pochi anni dopo, gli astronomi avrebbero scoperto che Vega emette più radiazione infrarossa di quanto atteso, a indicare la presenza di un disco di polveri costituito da minuscoli granuli solidi in orbita attorno alla stella. I detriti potrebbero raccogliersi e formare un sistema planetario, ma ci vorranno centinaia di migliaia di anni almeno, probabilmente anche di più. Non è il caso di preoccuparci per l’arrivo a breve di Re Vega, Hydargos e degli altri cattivi spaziali.
L’articolo è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione LOfficina del Planetario che gestisce il Civico Planetario “Ulrico Hoepli” di Milano (lofficina.eu).