Accesso antimafia ad Aosta: caos amministrativo, ma niente infiltrazioni di ‘ndrangheta
Un Municipio popolato da “politici le cui azioni sono dettate da finalità che, pur non contrastandolo, non sempre sono aderenti all’interesse pubblico”. Procedure di assegnazione di servizi e opere che “nel loro modo di svolgersi” hanno risposto “all’esigenza di tutelare gli operatori economici locali già affidatari” o, nel caso dell’ex assessore Marco Sorbara, “ad una pura esigenza di protagonismo”, nonché “una Amministrazione pubblica in non pochi casi inefficiente e sprovveduta”.
È il giudizio di sintesi della Commissione d’accesso che, da aprile a ottobre 2019, ha scandagliato l’attività del Comune di Aosta, concludendo che, pur in “presenza di una situazione caotica nell’azione amministrativa”, sia a livello politico che dell’apparato, “considerata l’ampiezza del fenomeno e la sua trasversalità in vari settori” della macchina comunale, essa non fosse “riconducibile ad una connivenza tra il ‘locale’ ‘ndrangehtista di Aosta” e l’amministrazione, senza che sussistessero quindi i presupposti individuati dalla legge per lo scioglimento del Consiglio comunale.
La relazione nel processo “Geenna”
Della relazione conclusiva dell’ispezione, il pm Stefano Castellani ha chiesto l’acquisizione al fascicolo del processo “Geenna”, in corso al Tribunale di Aosta. Sorbara, oggi consigliere regionale (sospeso per la “legge Severino”, a seguito dell’arresto scattato il 23 gennaio 2019) è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Le contestazioni mossegli risalgono ai tempi in cui era assessore alle politiche sociali (dal 2010 al 2018). Agli occhi della Dda di Torino, offriva informazioni riservate e accettava “consigli” sul suo operato nell’interlocuzione con i componenti della “locale” cittadina emersa dalle indagini dei Carabinieri, in particolare dal ristoratore Antonio Raso (altro imputato).
“Un politico da prendere ad esempio”
La figura di Sorbara, riepilogano i commissari, era già emersa nell’indagine “Tempus Venit” del 2011 (su un tentativo di estorsione ad un imprenditore valdostano di origini calabresi), in episodi che lo qualificavano come “espressione politica non solo della comunità valdostana di origine calabrese ‘pulita’, ma anche di soggetti appartenenti o collegati al ‘locale’ di ‘ndrangheta di Aosta”. Lui, come ha dichiarato nell’interrogatorio del 4 aprile 2019 dinanzi ai pm antimafia (durato cinque ore), si reputa “un politico onesto, da prendere ad esempio, attento ai temi sociali e dell’immigrazione”, oltre all’“esempio della vera integrazione tra persone di origine calabrese e i valdostani”, eletto senza “aiuti” del crimine organizzato perché “sono stati gli anziani a votarmi a sostenermi per quanto ho fatto per loro in questi anni. È quello il mio elettorato forte”.
Apparato amministrativo attento
Per chiarire se “l’amministrazione pubblica comunale sia stata permeabile alle azioni poste certamente in essere in particolare dall’assessore Sorbara per capitalizzare l’appoggio elettorale certamente ricevuto” dal sodalizio, i commissari fanno riferimento all’analisi di alcune pratiche gestite dal settore del Municipio di cui costituiva il vertice politico, l’area A3. “Ebbene è da rilevare che in tutti questi procedimenti, interessanti il riconoscimento di contributi economici o l’assegnazione di alloggi di carattere popolare, – si legge – l’apparato amministrativo comunale si è rivelato attento ed impermeabile a pressioni eventualmente pervenute, dando risposte positive ai cittadini solo laddove fossero presenti le condizioni richieste”.
“Emblematica” in tal senso è giudicata la vicenda legata al paventato affidamento di un lavoro all’artigiano Roberto Raffa (oggi imputato del processo nato dall’operazione “Altanum” della Dda di Reggio Calabria sulle frizioni tra due cellule di ‘ndrangheta calabrese con proiezioni in Valle ed intercettato, il 4 ottobre 2011, mentre parlava al telefono con Sorbara). Per i commissari, “si è trattato di un evidente tentativo” dell’allora assessore “di favorire un suo conoscente nativo di San Giorgio Morgeto”, ma “la risposta dei funzionari e dei dirigenti amministrativi interessati” è stata “di netto rifiuto ed ha portato alla mancata assegnazione di detti lavori”.
Niente infiltrazione, ma inopportunità
Insomma, “dall’attività investigativa” dei Carabinieri del Reparto operativo, la volontà della “locale” di infiltrare il Municipio “appare evidente”, in particolare “attraverso l’appoggio elettorale a soggetti compiacenti” (incluso un’altro arrestato nel “blitz” del 2019, il consigliere Nicola Prettico, ritenuto “partecipe” del sodalizio criminale), ed altrettanto lampante è “che tale finalità abbia trovato terreno fertile nella persona” di Sorbara, ma il progetto criminale, nella valutazione dei commissari (poi sposata dal Ministro Lamorgese, nel dichiarare concluso il procedimento di accesso antimafia), non si è concretizzato. Tuttavia, l’analisi della Commissione sull’ente guidato dal sindaco Fulvio Centoz ha portato a “rilevare la presenza nello svolgersi dell’attività amministrativa locale di numerosi comportamenti inopportuni, ma spesso anche illegittimi per i quali possono palesarsi colpevoli responsabilità dei soggetti politici e dei dirigenti delle singole unità amministrative”.
Le procedure contestate
Qualche esempio? Negli affidamenti degli incarichi di consulenza legale del Comune, dal 2010 in poi, viene ravvisato un utilizzo dell’istituto della proroga tecnica dei contratti in essere esercitato “ben oltre il termine legislativamente concesso” e con “motivazioni suscettibili di censura o quantomeno discutibili”. Peraltro, nel periodo esaminato, “i nominativi dei legali componenti il raggruppamento” aggiudicatario, “salvo alcuni di essi, si ripetono costantemente, con il rischio reale di violazione del principio di rotazione”, malgrado il settore sia caratterizzato da un “numero rilevante di operatori in grado di fornire il medesimo servizio”.
Quanto al locale commerciale nel palazzo municipale, occupato per anni dal “Caffè nazionale” (ancora aperto all’epoca dell’ispezione, ma che ha chiuso i battenti lo scorso 3 febbraio, per la scadenza della concessione), “si è rilevato che non è mai stata esperita alcuna procedura di evidenza pubblica”, regolando “i rapporti di cessione del godimento dello stabile mediante la successione di diversi contratti di locazione/concessione”, ma il “Comune non ha acquisito alcun canone concessorio alla scadenza del termine contrattuale previsto”.
Appunti simili per il teatro e cinema “Giacosa” di proprietà dell’ente, concesso ad una società cooperativa: “pare opinabile la scelta dell’Amministrazione di ricorrere a trattative dirette per l’individuazione dei gestori”, giustificata “con ragioni di urgenza tali da impedire il ricorso ad indagini di mercato”. Biasimo aumentato dal fatto che “gli operatori prescelti, al momento in cui si è cercato di addivenire a soluzioni bonarie e condivise per la prosecuzione della gestione, risultavano morosi a vario titolo nei confronti dell’Ente”.
Anche la Guardia di finanza in campo
Osservazioni similari riguardano pure gli affidamenti dei servizi funebri e delle mense scolastiche. Nei casi di maggiore complessità e dal più elevato valore economico, come quella per la gestione del “Centro diurno per anziani” (andato all’azienda pubblica di servizi alla persona ‘J.B. Festaz’) e il contestato “Bando Anziani”, la Commissione ha affidato l’analisi al Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia finanziaria di Aosta. Alle “Fiamme gialle” sono anche state sottoposte le gare sul servizio sostitutivo mensa per i dipendenti comunali, e i servizi di pulizia locali del Comune.
L’Ufficio casa a rischio danno erariale
Di “lacunosità e irregolarità che si caricano di gravi conseguenze economiche”, se non “di vero e proprio danno erariale “ e di “colpevoli responsabilità amministrative”, nella relazione si parla poi riguardo all’operato dell’Ufficio casa. Le criticità evidenziate riguardano i “ritardi nell’attività di recupero delle morosità formatesi tra il 2016 e la fine del 2017 nel pagamento dei canoni di affitto e delle spese di conduzione degli alloggi in emergenza abitativa”, nonché la “mancata attivazione delle procedure di decadenza delle assegnazioni abitative” in emergenza e di edilizia residenziale pubblica.
Gli episodi finiti nell’inchiesta
I commissari hanno sviscerato anche alcuni episodi finiti nell’inchiesta “Geenna”. Parliamo del “trasporto di alcuni mobili del Comune” donati all’amministrazione gemellata di San Giorgio Morgeto (anch’essa sciolta a seguito di accesso antimafia all’indomani dell’inchiesta, così come è accaduto all’altro ente locale valdostano coinvolto, Saint-Pierre) effettuato nel 2016 a spese di Sorbara, nonché dell’interessamento dell’ex assessore per la concessione agli artigiani calabresi di uno spazio espositivo, localizzato nella Saletta d’Arte del Comune, in occasione della Fiera di Sant’Orso 2017.
Vicende “in cui si rivela appieno la volontà” di Sorbara “di apparire il punto di riferimento della società calabrese presente in Aosta, a cui si accompagna un’attività amministrativa che presenta varie lacune, accanto alla tenuta di comportamenti ampiamente illegittimi”. Di certo, annotano i commissari, “le modalità con cui Sorbara interpretava il suo ruolo di Assessore appaiono anomale e, in qualche modo, autonome rispetto all’apparato amministrativo ed alla sua azione”.
Inoltre, l’incremento di consensi elettorali da lui fatto registrare (rispetto alla precedente candidatura, nel 2010) nelle sezioni in cui votano gli occupanti degli alloggi erp, con preferenze individuali raddoppiate o triplicate in 18 seggi su 19, “costituisce materiale indiziario di natura indiretta circa l’appoggio elettorale ottenuto” da parte “di coloro che hanno beneficiato dei Servizi che facevano capo all’Area di sua competenza”. Gli anticorpi dell’amministrazione comunale del capoluogo regionale all’infiltrazione, malgrado lassismi e altre pecche, paiono però aver retto.