Valtournenche, nelle carte dell’inchiesta la “Disneyland” degli appalti
A leggere le ventinove pagine dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato nelle scorse ore ai diciotto indagati, la sensazione è di trovarsi dinanzi a un vero e proprio parco a tema in materia di procedure pubbliche. La “Disneyland” di appalti ed incarichi, secondo l’indagine “Do Ut Des” coordinata dal pm Luca Ceccanti e svolta dai Carabinieri della Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent, aveva aperto i battenti nel 2016 all’ombra del Cervino, ma anziché montagne russe e film 3d, la sua attrazione principale, che avrebbe richiamato “adepti” da altri angoli della Valle, consisteva nell’“addomesticamento” di gare indette dal comune.
Le origini dell’inchiesta
Tecnicamente si chiama “turbamento della libertà del procedimento di scelta del contraente” (questa l’accusa contestata alla maggior parte dei coinvolti) e sarebbe stato attuato senza negligere in effetti collaterali, dalla concussione alla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, passando per la violazione delle norme sui reati tributari e la corruzione, contestate a vario titolo. Padrone di casa, per la Procura, era l’allora capo dell’ufficio tecnico, Fabio Chiavazza. È accusato di aver concusso l’imprenditore edile Enrico Goglio per 20mila euro nel 2014 (minacciandolo di annullare una gara da lui legittimamente ottenuta), quando era ancora in servizio al comune di Saint-Pierre.
Il reato sarebbe stato nuovamente tentato dal funzionario pubblico l’anno dopo e il “taglieggiamento” continuato anche con il trasferimento a Valtournenche (omettendo un dovuto pagamento di uno stato di avanzamento lavori, quale ritorsione per il mancato versamento di altri soldi). Tuttavia, Goglio, dopo aver deciso di pagare la prima “tranche” (con l’idea di salvare la sua azienda dalla crisi), non ce la fa più e si reca dai Carabinieri. Partono così le indagini dalle quali è venuto a galla che le procedure su cui lo “spontaneismo amministrativo” di Chiavazza si sarebbe manifestato sono almeno cinque.
I “favori” alla “Edilvu”
In tre di queste (relative alla manutenzione della strada pedonale “Fiscada”, al restauro di una fontana e al rifacimento di un muro in località Pecou e al potenziamento dell’acquedotto comunale di Cervinia), si sarebbe adoperato per far ottenere i lavori ai soci di un’impresa, la “Edilvu” di Challand-Saint-Victor, di cui era ritenuto sodale. Loreno Vuillermin, Ivan Vuillermin e Renza Dondeynaz, che lo avrebbero corrotto sia versandogli 54mila euro, sia pagando una serie di strumenti di lavoro da lui ritirati in un negozio di settore, ma fatturati all’impresa. Di cosa parliamo? Nell’elenco figurano tra l’altro due motoseghe, un carretto da giardino, una serie di chiavi maschio e combinate.
Dall’inchiesta è emerso anche lo “stratagemma” per rendere “trasparenti” le tangenti: Chiavazza avrebbe emesso due fatture, di una società inattiva a lui riconducibile (costatagli anche un procedimento disciplinare), per prestazioni che la Procura ritiene inesistenti. Un “escamotage” tale da mettere gli “imprenditori amici” nella comoda condizione di saldare con bonifico, che ora vale a tutti e quattro l’accusa di aver frodato il fisco. Il funzionario per aver emesso i documenti e i titolari “Edilvu” per la falsità, avendovi incluso quei pagamenti, delle dichiarazioni dei redditi e Iva degli anni 2016 e 2017. I lavori ottenuti dall’impresa ammontano a circa 300mila euro, sequestrati ai tre durante le indagini.
Le scuole di Crétaz: l’incarico che si “sgonfia”
Due diversi incarichi legati alle opere di adeguamento strutturale antisismico e messa a norma antincendio della scuola media in frazione Crétaz (inizialmente sequestrata, poi resa al Comune, in ragione della drastica riduzione dello stanziamento rispetto alla progettazione iniziale stimata da un professionista occupatosi storicamente dell’edificio) avrebbero visto entrare in azione, quale “comitato di pilotaggio” degli esiti, Chiavazza, la dipendente dell’ufficio tecnico Cristina Camaschella (che in questo episodio avrebbe anche attestato il falso in una deliberazione), l’ingegnere aostano Corrado Trasino, il legale rappresentante della ditta “Bertini Aosta Srl” di Issogne Nicolò Bertini e il libero professionista Giuseppe Zinghinì. Solo in due, l’ex capo ufficio tecnico e l’architetto Ezio Alliod di Verrès, avrebbero “lavorato” sulla procedura di realizzazione di una strada pedonale di collegamento tra la strada Giomen e via Gorret, a Breuil Cervinia.
Il presunto abuso del “Rocce Nere”
Un altro episodio finito nel mirino degli inquirenti concerne il bar “Rocce Nere”, sulle piste di Cervinia (posto sotto sequestro, ma autorizzato alla ripresa dell’attività commerciale). A monte della sua ristrutturazione, che sarebbe avvenuta in palese difformità degli strumenti urbanistici, i Carabinieri hanno intercettato dialoghi sulla base dei quali il pubblico ministero contesta, a Chiavazza e a Federico Maquignaz, presidente della “Cervino Spa” (proprietaria dell’immobile), un concorso in abuso di ufficio (revisione dell’ipotesi iniziale di corruzione, poi caduta).
Il funzionario sospeso dal servizio e il manager della partecipata sono inoltre chiamati a rispondere della violazione delle norme in materia di edilizia assieme al direttore dei lavori Marco Zavattaro (48, Quart), all’amministratore unico dell’impresa appaltatrice “Ivies Spa” Enrico Giovanni Vigna (64, Quincinetto), nonché agli amministratori di due ditte subappaltatrici: Ivan Voyat della “Edilvi Costruzioni Srl” (52, Gressan) e Luca Frutaz della “Chenevier SpA” (44, Saint-Pierre).
Altre gare “sospette”: Statale 26 ed impianti antincendio
Nell’indagine è contestato anche l’“accordo” – tra i liberi professionisti Trasino, Stefano Rossi di Piacenza, Antonio Benincasa di Caravacio di Torino e il funzionario Anas Adriano Passalenti, che avrebbe rivelato anticipatamente gli invitati a presentare offerte – organizzato per condizionare la gara per i servizi tecnici del completamento della variante della Statale 26 agli abitati di Etroubles e Saint-Oyen. A completamento della “Disneyland” degli appalti, l’addebito di turbativa d’asta viene mosso a Cristina Camaschella e al legale rappresentante della società “Fast Snc”, Stefano Trussardi di Verrès, che avrebbe ottenuto attraverso “una pianificata strategia collusiva” il servizio di manutenzione e verifica degli impianti antincendio negli stabili e automezzi comunali dal 2018 al 2020.
Archiviazioni e ulteriori appalti “monitorati”
Rispetto al novero iniziale di oltre venti indagati, sono state chieste dal pm Ceccanti alcune archiviazioni. Una ha riguardato l’ingegnere Paolo Carotenuto, 65 anni, già candidato del M5S alle scorse elezioni regionali: l’ipotesi a suo carico di tentata corruzione elettorale, derivante da una intercettazione, non è stata suffragata da ulteriori riscontri. Allo stesso modo, non essendo emerse retribuzioni a terze figure, e quindi in assenza di fatti corruttivi commessi da Corrado Trasino, vi è stata richiesta di archiviare questo addebito nei confronti dell’ingegnere aostano.
Era poi stata verificata, sulla base di alcune conversazioni intercettate nella sede dell’“Edilvu”, relativamente alla presunta spartizione di appalti, la posizione di un libero professionista. Sentito dal pm, ha ricondotto quelle parole a “vanterie” e la “traccia” ha perso interesse per i militari. Oltre a quelle finite nell’avviso di chiusura dell’inchiesta, Procura e Carabinieri hanno controllato altre procedure di gara, incluse quelle per il terminal bus di Cervinia e l’acquedotto di Champdepraz. In nessuna sono stati individuati elementi tali da spingere a ritenerle inficiate da “aiutini” od offerte di Chiavazza ad altri.
Quanto, per concludere, alla posizione di Deborah Camaschella, sindaco all’epoca dei fatti e sorella di Cristina, dipendente comunale indagata, dall’attività investigativa è risultata vicina a Chiavazza (diverse le intercettazioni in cui i due interloquiscono di vicende del Municipio), ma non sono stati appurati suoi “contributi”, nemmeno ispiratori, al “pilotaggio” delle gare: non le vengono quindi mosse contestazioni di sorta. Sui possibili sviluppi dell’inchiesta ha pesato sicuramente il silenzio, protrattosi per quasi sei mesi di misura cautelare, di Chiavazza e di due dei tre soci “Edilvu” (solo Ivan Vuillermin ha risposto al pm). Ora, per tutti gli indagati, sono in corso i venti giorni per chiedere di essere sentiti in Procura, o produrre memorie difensive.