M5S, dopo l’esclusione dal Consiglio Valle volano gli stracci tra Vesan e Mossa
Prima la “botta” sulle Comunali, con il MoVimento 5 Stelle escluso dalla corsa elettorale per Aosta, poi l’altro colpo secco: l’uscita dal Consiglio regionale, dopo non aver superato lo sbarramento ed essersi fermato al 3,91% dei voti.
Non consola, in casa pentastellata, la vittoria al Referendum costituzionale anche in Valle sul taglio dei parlamentari perché dopo lo “schiaffo” alle Regionali volano gli stracci. Il colpo è stato duro, anche perché dal 2013 il MoVimento si era fortificato in piazza Deffeyes passando dai due consiglieri di sette anni fa – Ferrero e Cognetta – ai quattro della consiliatura uscente che avevano oltretutto dovuto “partire da zero”, raccogliendo le firme ed arrivando un mese prima a fare eleggere Elisa Tripodi alla Camera dei deputati.
Come spesso avviene, la faida si consuma sui social, dove il capolista alle Regionali Luciano Mossa sfoga in un lungo post tutta la sua amarezza: “Dopo gli scandali di Geenna e Egomnia, le intercettazioni, la condanna per corruzione, quella della Corte dei conti per danno erariale e i vari processi – si legge –, mi sarei aspettato che, tornando a elezioni, i valdostani avrebbero preso finalmente le distanze da certi soggetti, che avrebbero virato verso persone pulite, oneste ed estranee a certi inciuci. Invece no”.
Amarezza per i valdostani che “hanno deciso comunque di sostenere ancora la banda bassotti, hanno deciso di riporre nuovamente il bene pubblico nelle loro mani” dopo che Geenna ha conclamato – almeno processualmente – la presenza della ‘ndrangheta in Valle, ma anche per il famoso messaggio vocale dello stesso Mossa di due anni fa, che rivendica: “Sapevo che nel mio vocale di due anni fa, in cui dicevo che ai valdostani l’onestà non interessa, ci avevo visto lungo, ma non pensavo di essere stato così ‘estremamente’ lungimirante. Ora, quando arriveranno gli esiti delle inchieste ancora in corso, mi auguro di non vedere gente stupita o che finga di cadere dal pero. Potevo far finta di crederlo qualche anno fa ma oggi no, non è più ammissibile”.
“Dobbiamo farci un bel bagno di umiltà – chiude Mossa dopo l’analisi del voto e dei futuri scenari regionali –, riconoscere i nostri errori e da questi, attraverso gli stati generali e una nuova ristrutturazione organica del MoVimento, ritrovare quell’identità perduta e tornare sui territori, da tempo trascurati, più forti di prima”.
Contro Mossa
Qualcuno si è tenuto sul vago, facendo comunque intendere che all’interno del MoVimento, e non solo nei rapporti con l’elettorato, qualcosa non ha funzionato. È il caso di Manuela Nasso che, commentando a caldo il risultato delle Regionali parlava di “una gestione molto molto sbagliata”.
Parole gemelle a quelle “cinguettate” su Twitter da Luca Lotto, che scriveva: “Il M5S scompare dal panorama politico della Valle d’Aosta. Una serie continua di scelte sbagliate e contraddittorie, persone sbagliate nei ruoli fondamentali”.
Chi invece ha mal digerito le parole di Mossa è stato Luigi Vesan, consigliere regionale uscente che aveva deciso di non ricandidarsi, che al post del collega risponde piccato: “Confidavo in un minimo di autocritica da parte del nostro capolista e invece vedo solo il solito penoso ‘sono gli elettori che non capiscono nulla’. Il commento più antidemocratico del mondo. Forse invece le proposte non sono piaciute, forse un certo talento nel disprezzare gli altri ha allontanato molte, troppe persone, forse l’incapacità di confrontarsi con le altre forze politiche non è stato il segnale che il nostro elettorato desiderava, premiando invece Rete civica. Abbiamo perso più di 4000 elettori valdostani in poco più di due anni, i nostri ‘delusi’, da soli, potevano entrare in Consiglio raggiungendo il quorum. E quanto sopra è tutto quello che hai da dire?”.
Parole che fanno scattare Mossa: “Nemmeno un anno fa ricordo perfettamente le tue parole: ‘Stando qua dentro siamo tutti cambiati’ e la mia risposta è stata: ‘No Luigi. Io non sono cambiato affatto – scrive in risposta –. Ora sentirti dire che dovevamo fare come Rete Civica e fare da stampella al Governo Fosson per avere oggi più consensi, mi mette davvero tristezza e mi fa capire cosa intendessi davvero con quelle parole, e la cosa che mi fa più male è che io, a differenza tua, ho creduto in te. Per fortuna tu stesso ti sei reso conto della tua metamorfosi e hai deciso di non ricandidarti: ‘Per evitare i rischi d’affezione alla poltrona’ che periodicamente ‘affliggono’ chi fa politica’, sono parole tue e ora mi sono chiarissime”.
La chiusa non è conciliante: “Spiace solo che hai deciso di aspettare la fine di tutto per sputarmi addosso tutto il tuo veleno. Buona vita Vesan”.
“Mai parlato di stampelle o di Fosson – replica Vesan –, ma di atteggiamento costruttivo o distruttivo. E di responsabilità nella gestione della campagna elettorale. Non hai proprio niente da dire su questo?”. Mossa da dire, invece, ne ha: “Ora però ci vuole un bel coraggio a venire a criticare chi invece si è fatto in 4. Mi spiace che in faccia non hai mai avuto il coraggio di dirmi nulla mentre sui social sei così loquace. Cosa vai cercando? Forse sono proprio questi atteggiamenti che hanno allontanato le persone”.
Macerie 5 Stelle
La questione, tutta sulla pubblica piazza di Facebook, si fa personale: “Sei passato da 900 a190 preferenze, unico capolista a non essere il più votato e vai ancora alla ricerca di altri responsabili per la disfatta? Uno spasso”, attacca ancora Vesan, che elenca un “cahier de doléances” che va dall’esclusione dalla chat dei candidati fino a quella per la stesura del programma.
Mossa – che dal collega si becca anche del “principe della democrazia” – non ci sta: “Non è allungando i messaggi o attraverso la menzogna che ottieni la ragione. Ora sono cattivi anche i candidati che ti hanno escluso dagli incontri. Boh… Pensavo non cadessi così in basso ma a quanto pare mi sbagliavo. Mi chiedo fin dove ti spingerai e a quale pro. Ma alla fine non mi interessa neanche più di tanto”.
Il MoVimento esce da Palazzo con le macerie, anche se l’intenzione di tutti è di ritrovare la propria identità, anche se fuori dalle istituzioni. Forse riusciranno nuovamente “a riveder le stelle” ma al momento, in Valle, è buio pesto.