Corruzione sotto il Cervino, la Procura non ricorre in Cassazione: definitive le assoluzioni

18 Marzo 2024

Il termine per il ricorso in Cassazione è scaduto alla fine della scorsa settimana e la Procura generale non ha proceduto. Diventano quindi definitive le 18 assoluzioni pronunciate dai giudici lo scorso 18 luglio, al termine del processo d’appello su una serie di presunti episodi corruttivi nella Valtournenche e in ambito Anas, nato dall’indagine “Do Ut Des” dei Carabinieri. Il giudizio alla Corte d’Appello di Torino aveva segnato un colpo di scena, con la conferma di dieci assoluzioni già pronunciate in primo grado e con la riforma, in senso assolutorio, di otto precedenti condanne.

L’esito opposto di quanto richiesto, durante il procedimento, dal sostituto procuratore generale Marcello Tatangelo, che aveva sollecitato i giudici a confermare le condanne inflitte il 28 giugno 2021 dal Gup di Aosta, Davide Paladino, nonché a condannare coloro per cui era stata pronunciata l’assoluzione. Il principale imputato del processo, Fabio Chiavazza, capo dell’ufficio tecnico comunale di Valtournenche all’epoca dei fatti, era stato così scagionato da ogni accusa, dopo una pena iniziale di 6 anni di reclusione. Nella fase delle indagini preliminari aveva anche affrontato sei mesi di custodia cautelare preventiva, in carcere.

Gli altri imputati per cui era scattata in appello la riforma della sentenza, decretandone quindi l’assoluzione, erano stati: l’ingegnere Corrado Trasino e il funzionario Anas Adriano Passalenti, i liberi professionisti Andrea Benincasa di Caravacio e Stefano Rossi, nonché i soci dell’impresa “Edilvu” – Loreno Vuillermin, Ivan Vuillermin e Renza Dondeynaz – giudicati inizialmente con dibattimento ordinario e il loro ricorso in appello era stato accorpato a quelli degli altri imputati, che avevano scelto il rito abbreviato.

Conferma delle assoluzioni di primo grado era poi stata pronunciata per dieci persone (nei loro confonti, la Procura di Aosta, attraverso il pm Luca Ceccanti, aveva presentato ricorso in Corte d’Appello): l’impresario Nicolò Bertini, l’ingegnere Giuseppe Zinghinì, la dipendente comunale a Valtournenche Cristina Camaschella, il presidente della “Cervino Spa” Federico Maquignaz, gli architetti Ezio Alliod e Marco Zavattaro, l’amministratore unico della “Ivies” Enrico Giovanni Vigna, l’amministratore unico della “Edilvi Costruzioni” Ivan Voyat, l’amministratore della “Chenevier Spa” Luca Frutaz e l’artigiano Stefano Trussardi.

Cala così il sipario sul processo nato da indagini dei Carabinieri, relative al periodo 2014-7, che avevano riguardato il presunto condizionamento di almeno otto procedure pubbliche del Comune di Valtournenche. Nella maggior parte dei casi, per l’accusa, sarebbero state pilotate da Chiavazza a favore dei tre soci della “Edilvu”, che si sarebbero “sdebitati” versandogli oltre 50 mila euro. La lente d’ingrandimento degli inquirenti era poi finita pure su vari appalti in ambito Anas e sulla ristrutturazione del bar “Rocce Nere”, sulle piste di Cervinia (figlia, per l’accusa, di un “patto corruttivo” e di abuso alle norme edilizie).

Chiusa nel maggio 2019, l’inchiesta è divenuta processo nel luglio successivo, quando la Procura di Aosta ha chiesto di rinviare a giudizio 18 persone. Quindici scelsero il rito abbreviato (chiusosi con cinque condanne e dieci assoluzioni) e tre l’ordinarioDai ricorsi di Procura e condannati, il processo in appello che si è concluso con l’assoluzione di tutti: una sentenza che cassa totalmente la tesi d’accusa (e che stabiliva, inoltre, la revoca delle pene accessorie, dei riconoscimenti alle parti civili e il dissequestro e la restituzione degli immobili posti sotto sequestro a Chiavazza). Una sentenza che, per il mancato ricorso in Cassazione della Procura generale, diviene definitiva

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