Corruzione sotto il Cervino, colpo di scena in appello: tutti assolti

I giudici di secondo grado hanno pronunciato oggi la sentenza di assoluzione per i 18 imputati del processo nato dall’indagine “Do Ut Des” dei Carabinieri. Riformate quindi, rispetto al primo grado, otto condanne e confermate dieci assoluzioni.
Fabio Chiavazza.
Cronaca

Colpo di scena al processo, in Corte d’Appello di Torino, su una serie di episodi corruttivi nella Valtournenche e in ambito Anas, nato dall’indagine “Do Ut Des” dei Carabinieri. Dopo le 12 di oggi, martedì 18 luglio, i giudici hanno pronunciato la sentenza: tutti gli imputati sono stati assolti. La Procura generale, in una delle scorse udienze, aveva chiesto di confermare le condanne inflitte in primo grado, il 28 giugno 2021, dal Gup di Aosta Davide Paladino, nonché di condannare coloro per cui era stata pronunciata l’assoluzione.

Le condanne che saltano

Richiesta, avanzata dal sostituto pg Marcello Tatangelo, alla quale i magistrati di secondo grado non hanno dato corso, stabilendo il proscioglimento delle persone a giudizio. Le motivazioni della sentenza sono attese entro 90 giorni da oggi. Al Tribunale di Aosta, al principale imputato del processo, Fabio Chiavazza, capo dell’ufficio tecnico comunale di Valtournenche all’epoca dei fatti, erano stati inflitti 6 anni di reclusione. Nella fase delle indagini preliminari aveva anche affrontato sei mesi di custodia cautelare preventiva, in carcere.

Gli altri condannati, ad Aosta, per cui scatta ora la riforma della sentenza, erano stati: l’ingegnere Corrado Trasino e il funzionario Anas Adriano Passalenti (8 mesi di reclusione ognuno), i liberi professionisti Andrea Benincasa di Caravacio e Stefano Rossi (4 mesi ciascuno), nonché i soci dell’impresa “Edilvu” – Loreno Vuillermin, Ivan Vuillermin e Renza Dondeynaz – che al Tribunale di Aosta il 2 marzo 2022 si erano visti infliggere 7 anni di reclusione (e il loro ricorso in Corte d’Appello era stato ora accorpato a quelli degli altri condannati, che avevano scelto il rito abbreviato, a differenza loro, giudicati con dibattimento ordinario).

Loreno Vuillermin.

Le assoluzioni confermate

Conferma dell’assoluzione di primo grado è stata poi pronunciata per dieci persone (nei loro confronti, la Procura di Aosta, attraverso il pm Luca Ceccanti, aveva presentato ricorso): l’impresario Nicolò Bertini, l’ingegnere Giuseppe Zinghinì, la dipendente comunale a Valtournenche Cristina Camaschella, il presidente della “Cervino Spa” Federico Maquignaz, gli architetti Ezio Alliod e Marco Zavattaro, l’amministratore unico della “Ivies” Enrico Giovanni Vigna, l’amministratore unico della “Edilvi Costruzioni” Ivan Voyat, l’amministratore della “Chenevier Spa” Luca Frutaz e l’artigiano Stefano Trussardi.

Palazzo giustizia Torino

L’inchiesta

Le indagini dei Carabinieri, relative al periodo 2014-2017, avevano riguardato il presunto condizionamento di almeno otto procedure pubbliche del Comune di Valtournenche. Nella maggior parte dei casi, per l’accusa, sarebbero state pilotate da Chiavazza a favore dei tre soci della “Edilvu”, che si sarebbero “sdebitati” versandogli oltre 50 mila euro. La lente d’ingrandimento degli inquirenti era poi finita pure su vari appalti in ambito Anas e sulla ristrutturazione del bar “Rocce Nere”, sulle piste di Cervinia (figlia, per l’accusa, di un “patto corruttivo” e di abuso alle norme edilizie).

Il fascicolo dell’inchiesta, battezzata “Do Ut Des” (dal “dare e avere” che, per gli inquirenti, caratterizzava i rapporti tra professionisti, impresari e i loro interlocutori) ha raggiunto 12mila pagine. Chiusa nel maggio 2019, è divenuta processo nel luglio successivo, quando la Procura di Aosta ha chiesto di rinviare a giudizio 18 persone. Quindici scelsero il rito abbreviato (chiusosi con cinque condanne e dieci assoluzioni) e tre l’ordinarioDai ricorsi di Procura e condannati, il processo in appello che si è concluso stamane, con la sentenza che cassa totalmente la tesi d’accusa (e che stabilisce, inoltre, la revoca delle pene accessorie, dei riconoscimenti alle parti civili e il dissequestro e la restituzione degli immobili posti sotto sequestro a Chiavazza).

8 risposte

  1. Troppe condanne diventano assoluzioni in Valle d’Aosta dopo aver rovinato la vita degli accusati, non è giusto e credo che sia giunta l’ora che chi manipola la giustizia per sole sue improbabili convinzioni di giustizia paghi le conseguenze della sua inettitudine e se non è in grado di giudicare vada a fare un altro lavoro senza rovinare la vita degli altri.Ci si deve rendere conto che hanno troppo potere e questo potere non sempre è sostenuto da capacità di giudicare imparziabilmente quindi speriamo che presto vengano fatte leggi che possano portare i giudici ad essere più equilibrati e giusti.PS non conosco assolutamente nessuno degli imputati quindi non parteggio per nessuno

  2. Unica cosa che si è capito che è se hai i soldi per prenderti un buon avvocato, che spulcia con precisione assoluta ogni meandro legislativo di quella bolgia infernale chiamato codice penale e civile, te la cavi sempre: altrimenti ti attacchi.
    Ti assolvono non perché sei innocente (in molti casi sì), ma perché sei ricco: se hai i fondi per avere un avvocato di alta gamma sei in una botte di ferro.
    Vorrei per trasparenza sapere la parcella degli avvocati che difendono questi personaggi, e vedere in base ad esso il tasso di sentenze di innocenza e colpevolezza: scommettiamo che il numero di persone che vengono condannate aumenta al diminuiure della parcella dell’avvocato?
    Siamo riusciti nel sogno che molti politici hanno dal 1993: americanizzare ufficialmente la giustizia italiana, che non dipende dalla colpevolezza o innocenza dell’imputato ma da quanti soldi sgancia agli avvocati.

    1. Perché ‘sta mania della “trasparenza”? Quanto guadagna un avvocato con la sua parcella sono fatti suoi, così come sono fatti tuoi quanto guadagni tu e sono fatti miei quanto guadagno io. A parte questo, vuoi scommettere che più la parcella dell’avvocato è bassa, più il numero di condanne aumenta perché O l’avvocato è più scarso, O perché non è abbastanza remunerato da perderci troppo tempo? Hai letto quanto è lungo tutto l'”incartamento”? 12.000 pagine! C’ha messo di meno Tolkien a narrare tutta la storia della Terra di Mezzo, dal Simarillion a Gollum che cade nel Monte Fato.

      Il problema è un altro: e risale proprio a quella disgrazia che fu Mani Pulite. Da allora s’è creata una società che non vede l’ora di mettere alla gogna chiunque si prenda un caffé a scrocco. Una specie di società di Giacobini da divano, sempre pronti a vedere o a dar per scontata la corruzione ovunque.

  3. Buon per gli assolti, ci mancherebbe. Il dato di fatto però è che tutte le inchieste in VDA vengono poi chiuse con assoluzioni… Mi sembra un po’ strano, ma è la realtà..

  4. Se fosse possibile chiederei a tutti di riflettere sugli sviluppi di questa vicenda giudiziaria. La mia cultura mi permette di capire i tecnicismi legali legati alla risposta qui sopra. Ma se potessi inviterei tutti a riflettere su come le vite di molte persone possano essere messe in seria difficoltà da risvolti giudiziari che troppe volte si sgonfiano come bolle di sapone. E tutti i danni, sia morali che economici? Chi paga per questo?

  5. L’accusa chiede sempre di condannare tutti gli imputati, se no non si chiamerebbe accusa.
    Cordialmente.
    Giuseppe Zinghinì

    1. Con molto rispetto, mi permetto di dissentire. Il fatto che l’azione penale – da parte degli uffici di Procura – sia obbligatoria per previsione costituzionale, non implica che sia a senso unico. Lasciando da parte i casi d’indagini archiviate per il mancato raggiungimento delle evidenze necessarie a sostenere un giudizio, non più tardi di questa settimana si è vista la Procura generale, in un altro procedimento di secondo grado, rinunciare all’appello nei confronti di un imputato. In altre vicende, in primo grado, giacché nel nostro ordinamento la prova del reato contestato deve formarsi durante il processo, si è visto il pubblico ministero, laddove il quadro probatorio non si fosse delineato “oltre ogni ragionevole dubbio”, invocare egli stesso l’assoluzione della persona a giudizio. Sono esempi, ma se ne potrebbero fare diversi altri e ci ricordano che ogni processo ha storia a sé stante e che generalizzare, quando si parla di giustizia, non solo non è bene, ma non è onesto intellettualmente.

      Con altrettanta cordialità,
      Christian Diemoz

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