"Volevo rassicurare tutti che sto bene, ora sono a casa e da questo pomeriggio faccio gli accertamenti del caso ma diciamo che vedo già discretamente". Marco Vuillermoz, 29 anni di Hône, racconta su Facebook la sua (dis)avventura al TotDret. Il ragazzo, dopo aver dominato la corsa fin dalle prime battute, ha dovuto alzare bandiera bianca al Malatrà dopo il "congelamento delle cornee".
"A livello sportivo dove volevo cominciare a "menare" in realtà è finita la mia gara" racconta Vuillermoz "Dal colle del Vessonaz i primi sintomi che ho avuto al rifugio Magia si sono intensificati con il levare del sole,l'infiammazione alla cornea si è fatta più intensa. In pratica vedevo annebbiato e non distinguevo più il fondo del sentiero col risultato di prendere storte e cadere".
Arrivato ad Oyace Vuillermoz pensa al ritiro ma poi l'entusiasmo della gente accorsa a seguirlo gli fa cambiare idea. "Quando vedi tutta la gente che ti vuole bene, che salta il lavoro, che fa km per te, che ti segue da casa… la testa "dura" decide proviamo a fare ancora un colle, pensa a quanti sacrifici fai e allora ancora un altro colle e il gioco stupido continua rischiando la salute".
Nonostante il problema agli occhi il 29enne di Hône va avanti. "Ero molto lucido di testa ma proprio per questo non volevo mollare. E' stato uno sbaglio lo ammetto ma non mi era mai capitato di essere primo".
Il giovane al momento ha disputato sette gare su distanze più lunghe di 50km: dopo il promettente 10° posto al Gran Trail Valdigne (57 km) nel 2012, Vuillermoz è tornato a correre in montagna nel 2015 finendo 19° al Licony Trail (58km). Nel 2016, invece, ha ottenuto due volte l’11° posto – alla Maremontana Trail (60 km) e alla Dolomiti Extreme Trail (103 km), e un ottimo 2° posto alla Marathon Trail Lago di Como – Classico (115 km).
A fermare Vuillermoz al TotDret è stato il Col Malatrà. "Bufera, neve, temperature artiche…congelate le cornee e voilà se già non vedevo bene con questo bel mix non vedevo più niente".
Il pensiero di Vuillermoz è, quindi, alle guide e ai volontari che l'hanno soccorso, facendogli passare una notte in bivacco. "Se da una parte qualche pecca organizzativa ci sta perché era la prima edizione dall'altra possiamo vantare dei volontari, dei professionisti della montagna e della gente calorosa sul percorso rare in altre gare. Anzi forse sono le persone e i valdostani che fanno il tor e il tot dret".