Non una sceneggiata napoletana, non un "facile tiro al bersaglio" e nemmeno una demonizzazione: ALPE ha organizzato una "serata vintage", sabato 15 maggio, tra messinscena e commedia dell'arte, alla bocciofila di Sant'Orso, con bocconata rossonera al gusto di saucisses et boudins finale, per ri-presentare, nel ventennale del "ribaltone" rollandiniano del 1990, "La Repubblica delle Fontine", di Bruno Milanesio.
L'idiosincrasia della coalizione con i microfoni è proseguita, e per sentire ciò che i "longevi" della politica Roberto Louvin, Valerio Beneforti e Elio Riccarand raccontavano, ricordando quella giornata strana a cui erano presenti e protagonisti, si doveva tendere l'orecchio, non supportati dalla tecnologia. Quando ci si è messa anche la Stella Alpina, con le sua cattolicissime campane della vicina chiesa della collegiata, il boicottaggio è risultato completo.
Mancava Renato Faval, nel 1990, e mancava anche sabato, bloccato a casa da malanni di stagione fuoritempo: vent'anni fa era in volo verso Barcellona, dove Augusto Rollandin, anche allora presidente della giunta, andava a presentare la candidatura olimpica aostana per il 1998. In contemporanea, in place Deffeyes una delibera sulla centrale del latte è diventata il terreno fertile per mettere sotto l'Union Valdôtaine, accerchiata da tutti gli altri partiti, anche dai compagni di giunta della DC, del PSI, e degli ADP, per mettere fine ad un "sistema di gestione di Rollandin che non piaceva", secondo Louvin: il regista era, manco a dirlo, il grande alleato del 2010 Milanesio.
Ma dov'era Louvin? "Ero segretario del consiglio – spiega al termine dell'incontro – e votai convintamente, come tutti gli unionisti, a favore della delibera e della giunta Rollandin". Poi il cambio di rotta e la denuncia delle magagne del Mouvement: "Cambiare idea è legittimo, fare andata e ritorno lo è molto meno": secondo il leader dell'ALPE, "l'UV ha avuto due demoni storici, Milanesio e Riccarand. Uno è ora è più che ben accetto, l'altro non ci è riuscito, nonostante l'impegno".
Proprio Riccarand sostiene che "Rollandin e Milanesio sono quasi all'opposto caratterialmente: Milanesio ha scritto 'Confessioni di un valdostano', Rollandin non si confesserà mai". Tra un brano e l'altro del libro, si cita il proverbiale "tot a moddo" di Dino Viérin che, dopo il riconteggio dei voti, scambiò le palline a favore con quelle contrarie e rassicurò gli unionisti in aula. Si ricorda il clima teso e le tante stranezze di quella giornata, con un Lavoyer terreo e la volpe Milanesio tessitore di un complotto premeditato.
Milanesio scriveva, nel suo pamphlet: "Rollandin possiede un istinto da salmone nel risalire la corrente e depositare le uova dove potranno dischiudersi generando consenso e potere". Oggi Louvin lo descrive come un "magnete, riuscito a riattrarre a sé numerosi elementi del passato, tra cui Milanesio stesso, e nuovi alleati, che sembrano meno docili di quelli che lo hanno accompagnato finora". I sei franchi tiratori della scorsa settimana dimostrano che la storia è ciclica. Almeno fino ad un certo punto.