“Valle d’Aosta solidale”: nessuna attenzione alle realtà sociali del territorio

Un lettore scrive per denunciare il non coinvolgimento dei soggetti del terzo settore valdostano nell'organizzazione dell'iniziativa "La Valle d'Aosta solidale" promossa dal Consiglio regionale.
I lettori di Aostasera, Politica

Caro Direttore,

sono rimasto piuttosto perplesso nell'apprendere i contorni dell'iniziativa che la Presidenza del Consiglio Regionale ha organizzato dal 19 al 23 agosto 2009 sui temi del terzo settore denominata "Valle d'Aosta Solidale". Ho scorso le motivazioni e il programma che sostanziano l'iniziativa e vorrei –  attraverso la sua ospitalità – far notare l'inutilità, a mio parere, di una iniziativa di tal genere.

Con tutto il rispetto per gli organizzatori e per i relatori che sono stati invitati non penso che il terzo settore nel suo complesso e la Valle d'Aosta in particolare trarrà un qualche vantaggio da una passarella di politici nazionali e dalla discussione di temi e argomenti che ignorano sistematicamente le priorità di questa fase di trasfomazione e di cambiamento della società e delle organizzazioni stesse del terzo settore. Perché non sono stati coinvolti i soggetti protagonisti del terzo settore valdostano? Per quale motivo non si è pensato di organizzare un evento che potesse avere una ricaduta reale sul nostro territorio? Nel programma non sono affrontati i temi più stringenti e più rilevanti del dibattitto delle associazioni e delle organizzazioni del terzo settore quali la crisi di risorse delle politiche sociali, lo sviluppo dell'impresa sociale, le conseguenze sociali della crisi economica, la povertà che cresce o il nodo della legislazione di promozione del terzo settore che ancora oggi in Valle e nel paese avrebbe bisogno di uno sforzo vero da parte della politica.

Per carità! Si potrebbe obiettare che una opinione vale l'altra e che per qualcuno è prioritario discutere della croce rossa o del federalismo mentre per altri non lo è. Ma se l'obiettivo della manifestazione è quello –  come ho sentito in una intervista a radio Radicale della responsabile dell'associazione Angeli onlus che ha curato l'organizzazione – di offrire un momento di incontro e di confronto ad un terzo settore diviso e poco rappresentato forse si poteva approfondire di più ciò che ralmente interessa a questo importante mondo.

Il terzo settore è rappresentato, nel paese, dal Forum del Terzo settore al quale aderiscono il 90% delle organizzazioni nazionali di cooperazione, di volontariato e di promozione sociale. Esso è direttamente impegnato a mettere in luce e a far emergere all'attenzione della politica e dell'opinione pubblica il bisogno di concentrare energie sulle conseguenze sociali della crisi, sugli anziani e i loro problemi, sui minori a rischio, sull'integrazione degli immigrati, sulla dimensione civile dell'impresa, sulla necessità di onorare i nostri impegni di cooperazione internazionale.

E ancora, proprio a partire dal nostro territorio, sarebbe stato utile promuovere una riflessione vera sul futuro della cooperazione e dell'impresa sociale, sul nostro sistema di welfare, sul mondo del volontariato, sulla qualità e sulla quantità della partecipazione civile alla vita della comunità che riusciamo a sviluppare in una realtà così frastagliata come quella valdostana.

Nessun intento polemico ma la convinzione che la politica e le istituzioni hanno sempre più il dovere, nelle iniziative che organizzano e nei processi culturali e politici che decidono di avviare, di agire coinvolgendo le rappresentanze e i soggetti protagonisti della società civile. Non si tratta semplicemente di una questione di stile o di opportunità. E' la complessità sociale che lo chiede. Se si vuole una iniziativa culturale, politica o legislativa possa dare un frutto reale occorre, più di ieri, che quelle idee, sollecitazioni o decisioni trovino un consenso non formale ma sostanziale. Altrimenti rimaranno sulla carta. E' il rischio che, a mio parere, corre questo convegno.

Fabio Protasoni

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