Come sta reagendo l'economia valdostana alla bufera della crisi mondiale? Per rispondere a questa domanda la Camera del commercio valdostana ha elaborato un report, intitolato "L'economia locale nella difficile congiuntura", presentato dall'economista Massimo Lévêque, autore dellanalisi presso l'aula magna dell'università della Valle d'Aosta. Solo una corretta diagnosi dei problemi, infatti, consente di elaborare delle strategie per restare a galla, e magari approdare senza troppe difficoltà su sponde economicamente più sicure. La crisi in Grecia testimonia l'estrema instabilità dei mercati, che richiede analisi puntuali e frequenti. In mancanza di dati statistici aggiornati, invece che della solita "fotografia" della situazione, si è passati alla metafora del "cruscotto", ripreso graficamente anche dalla copertina del report. Si è scelto infatti di privilegiare un'analisi congiunturale, concentrandosi, invece che su una pluralità di fattori, solamente su alcuni indicatori precisi.
Cominciamo subito dalle note dolenti: le esportazioni, in Valle, sono crollate. A farne le spese, principalmente, è il settore metalmeccanico, guidato dalla Cogne Acciai Speciali. Se nel 2007 il settore aveva esportato prodotti per un valore di 780 milioni di euro, nel 2008 erano 636 milioni, e nel 2009 appena 379 milioni. Anche il settore alimentare, secondo per valore di beni esportati, evidenzia un calo del 23%. Facendo il conto delle esportazioni totali, nel triennio 2007-2009 sono mancati all'appello circa 414 milioni di euro.
Le imprese valdostane, tra il 2008 e il 2009, sono diminuite (-1,7% le registrate, -1,4% le attive), in linea con quanto avviene nel resto d'Italia. In un anno sono sparite 152 imprese agricole, pari al 7,1 per cento del totale. Solo le imprese artigiane invertono timidamente la tendenza. La situazione sembra migliorare progressivamente, esaminando l'andamento trimestrale del 2009. Patiscono la congiuntura in particolare le società di persone e le ditte individuali, mentre le società di capitale reggono, e addirittura aumentano (+2,3% ).
La Valle d'Aosta si conferma come una regione a basso tasso di disoccupazione rispetto alla media nazionale. Se si osservano i dati aggiornati al quarto trimestre del 2009, si può notare come il tasso medio sia cresciuto, in un anno, di un punto percentuale rispetto alla fine del 2008 (4 contro 2,9). Nel resto d'Italia la situazione è decisamente peggiore, nello stesso lasso di tempo si è passati dal 7,1 all'8,6%.
Per quanto riguarda le casse integrazioni, il 2010 è l'anno della svolta. Se nel 2009 le Cig erano cresciute dell'89%, nel primo trimestre del 2010 si sono quasi dimezzate. E' un segnale certamente positivo nella valutazione dello stato di salute delle aziende locali.
Passiamo al capitolo del turismo. Sono in lieve flessione i soggiorni degli stranieri, mentre la clientela italiana risulta in crescita. Per quanto riguarda il turismo invernale, è stata segnalata, negli scorsi mesi, una piccola ripresa, insufficiente però a raggiungere i livelli di arrivi e presenze del 2008.
Cosa ci attende nel prossimo futuro? E' impossibile dirlo, ma si può scommettere sul fatto che non sarà facile superare questo momento di incertezza. Augusto Rollandin, intervenendo alla presentazione del Report, ha espresso le sue perplessità rispetto alla manovra finanziaria. "Per un anno o due ridurrà il deficit, ma in mancanza di reali interventi strutturali la situazione resterà invariata sul lungo periodo" ha dichiarato il presidente della Regione. "Non è possibile ridurre i dipendenti delle P.A e tagliare i servizi, e al contempo costringere gli enti a rispettare i patti di stabilità, senza che i cittadini vengano penalizzati. Bisogna creare le premesse per un'economia sana su larga scala".
Secondo l'analista finanziario Federico Visconti, presente al convegno, per avanzare è necessario un cambio radicale di mentalità e cultura imprenditoriale. "Innanzitutto le PMI devono aggregarsi, scambiare idee e soluzioni, unirsi per comporre una massa critica più consistente. Se ciascuno si cura solo del proprio orticello è la fine. In secondo luogo – ha proseguito – bisogna riconsiderare la storia e i clienti dell'azienda, mettendosi in discussione radicalmente. Occorre ripensare ai modelli di consumo, che non sono più quelli di cinque o dieci anni fa. Si possono anche esplorare i mercati lontani, ma sempre in seguito a ricerche di mercato. Infine, ricordo che anche un buon imprenditore può essere un cattivo manager, se non ragiona in modo lungimirante. Penso a chi si arricchisce senza produrre investimenti, o a chi, ad esempio, decide di acquistare un macchinario o un automezzo nuovo solo per godere di una detassazione o per accedere a degli incentivi, mentre con la stessa somma potrebbe riqualificare veramente l'azienda".