Trecentotrenta chilometri e ventiquattromila metri di dislivello, da percorrere a piedi in un massimo di centocinquanta ore. I numeri del Tor des Géants fanno tremare le gambe solo a scriverli nero su bianco. Eppure c’è qualcuno, e non sono pochi, che fa addirittura la fila anche solo per sognare di essere al via: quest’anno i pre-iscritti erano circa 2500 per 660 posti disponibili. I più rapidi con mouse, tastiera e carta di credito, lo scorso febbraio, si sono assicurati un pettorale. Tra gli esclusi qualcuno c’è rimasto male, altri hanno tirato un sospiro di sollievo, molti ci proveranno nel 2015. Ma c’è anche chi non si è arreso, alzando la posta in palio. “Non importa se non mi hanno preso, lo faccio lo stesso per conto mio, magari raddoppiando la distanza”. A lanciare la sfida è Tarcisio Navillod, 65 anni di Antey, una vita passata tra le Guide Alpine del Cervino, ora in pensione.
Già finisher al Tor nel 2010, con il 33° posto, e nel 2013, con l’83°, Navillod ha trasformato la delusione di rimanere tagliati fuori in un’idea folle: percorrere due volte il percorso ufficiale della gara, restando nel doppio del tempo limite. Due giri di giostra, insomma: 660 km in 300 ore. D’altronde il Tor des Géants, dicono i trailers che l’hanno affrontato, è prima di tutto una sfida con se stessi. Arrivare al limite, superarlo e poi tornare indietro: ognuno ha una motivazione personale, un obiettivo da raggiungere, una colpa da espiare. “Non ha voluto spiegare neanche a noi famigliari il vero motivo di questa impresa, ma evidentemente un solo Tor non gli bastava – scherza la figlia Valeria che lo aiuta portandogli il cambio d’indumenti nelle località in cui durante la corsa sono dislocate le basi vita – e di sicuro l’idea gli macinava in testa da tempo: l’ha tenuta nascosta fino all’ultimo perché voleva verificare le condizioni del tempo”.
Navillod è partito ieri, martedì 2 settembre alle 7 di mattina da Courmayeur: ieri sera era al rifugio Epée, nel pomeriggio di oggi dovrebbe arrivare a Cogne. Una volta arrivato tornato a Courmayeur partirà per il secondo giro, sulla scia del Tor vero e proprio. “Mangia e dorme nei rifugi – continua la figlia – poi probabilmente in bassa Valle, ad esempio a Donnas, dovrà cercarsi un alberghetto”. Ad affrontare l’impresa però non sarà da solo. “Amici e parenti si sono mobilitati per accompagnarlo in alcuni tratti – conclude Valeria – e invitiamo chiunque volesse restargli accanto per qualche ora di mettersi in contatto con me”.