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Spaccata al negozio Moncler di Courmayeur, presa la “banda del mattone”

L’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari è scattata per tre romeni fra i 32 e i 36 anni.
Cronaca

Hanno rubato due auto all’Autoalpina di Charvensod utilizzate poche ore dopo per effettuare la spaccata al negozio Moncler del 6 maggio scorso in pieno centro a Courmayeur. A incastrare “la banda del mattone”, come l’ha ribattezzata il Capitano dei Carabinieri Danilo D’Angelo, i filmati della concessionaria, l’analisi del traffico telefonico, altri piccoli significativi dettagli ma soprattutto il modus operandi.

L’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, richiesta dal Pm Carlo Introvigne ed emessa dal Gip Giuseppe Colazingari, è stata eseguita ieri dai Carabinieri nei confronti di: Ciprian Brasoveanu, rumeno di 36 anni, già in carcere a Torino, sempre per reati predatori, Lucian Tudor Dima, rumeno di 34 anni, residente a Torino mentre è al momento ricercato Alexandru Andrei Istoc, rumeno di 32 anni. Gli inquirenti ritengono che quest’ultimo non si trovi più in Italia.

I fatti. Nella notte fra il 5 e il 6 maggio, alle 4.34 i tre si sono introdotti, sotto lo sguardo delle telecamere, nel parcheggio dell’Autoalpina rubando una 500 Abarth e una Alfa 159 SW. All’interno di quest’ultima hanno caricato poi il blocco di cemento, utilizzato in seguito per la spaccata e altri attrezzi utili per lo scasso. Gli occhi elettronici hanno ripreso i tre, arrivati da Torino, con un’altra auto poi recuperata. Con l’Abarth e l’Alfa si sono quindi avviati verso Courmayeur, utilizzando l’autostrada, come testimoniato dal telepass montato su una delle auto della concessionaria. Alle 5.05 la spaccata e pochi minuti dopo la fuga con la sola Alfa – recupera poi a luglio ad Asti –  sempre passando dall’autostrada. La 500 è stata invece abbandonata a Courmayeur per una probabile avaria. 

A portare i militari sulle tracce della “banda del mattone” una serie di elementi: il blocco di cemento utilizzato per rompere la vetrina, una sorta di firma dei ladri, ma anche l’abbigliamento di uno dei tre, lo stesso ripreso qualche giorno prima dalle telecamere di un esercizio pubblico di Torino che i rumeni avevano cercato di depredare.

Inoltre all’interno del mezzo utilizzato per il tentato furto di Torino è stata ritrovata la famosa “firma” della banda: il blocco di calcestruzzo, una corda di 9 metri, due estintori e altro materiale idoneo all’effrazione.        

Un altro indizio che ha portato i militari sulle tracce dei tre ladri è arrivato dall’analisi del traffico telefonico. Ogniqualvolta i tre si muovevano per compiere delle spaccate spegnevano i cellullari.

“Sono stati incastrati – ha spiegato il Capitano D’Angelo – perché a volte basta osservare quello che abbiamo, cogliendo i particolari. Il modus operandi è un’impronta per chi deve analizzare il reato predatorio." L'indagine durata 7 mesi è stata portata avanti con metodi tradizionali. 

I militari stanno ora cercando verifiche all’ipotesi che la banda possa essere l’autrice delle altre quattro spaccate avvenute negli anni a Courmayeur. “Il grande successo all’operazione è comunque lo stop al reato, un fatto grave che in Valle d’Aosta non si vuole sentire. La cittadinanza deve stare tranquilla perché la magistratura e le forze dell’ordine ci sono e ce la mettono tutta” ha evidenziato il Pm Carlo Introvigne. Dal capitano D'Angelo arriva invece l'appello alla cittadinanza "a dare informazioni su soggetti e situazioni particolari notate". 

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