Per ora, di certo, c’è solo il fatto che il tumulo funerario trovato durante gli scavi per l’ampliamento dell’Ospedale Parini non verrà ricoperto. La notizia è emersa stamattina durante la visita al cantiere aperta ai mezzi di informazione, vista l’importanza del ritrovamento: “Un sito importantissimo – ha spiegato Gaetano De Gattis, Responsabile della Direzione Restauro e Valorizzazione della Regione – a due km dall’area di Saint-Martin-de-Corléans, con un cerchio di pietre di circa 160 metri di diametro, e con questo tumulo pavimentato che conteneva una cassa lignea di cui sono rimaste tracce nella pietra. Non è escluso ci siano, oltretutto, altri tumuli verso est analoghi a questo”.
Una scoperta fuori dal comune, la cui importanza è innegabile: “La prima Età del Ferro – ha spiegato l’archeologa Patrizia Framarin – è sempre stata un periodo di incognite per l’arco alpino, soprattutto riguardo il tipo di popolazione, chi abitava qui e come. Questo tumulo ci dà invece molte informazioni sul corredo funebre del personaggio sepolto, sicuramente un aristocratico della comunità”.
Lo scheletro infatti – attualmente rimosso dal tumulo assieme alla spada ed al corredo funebre – risale a circa 2700 anni prima di Cristo, di un giovane (i denti sono tutti presenti e in ottimo stato) alto circa 1,75, e che faceva parte della cultura di Hallstatt in Austria, formazione celtica dell’Europa centrale che nel VI secolo avanti Cristo è stata base di correnti migratorie precedenti alle invasioni celtiche del IV secolo, prima cioè che i Celti stessi si mescolassero con i Salassi.
Esiti stanziali finora della presenza celtica nell’arco alpino sono stati trovati solo in Lombardia, con la formazione della popolazione degli Insubri. Ma soprattutto è il primo tumulo funerario di questo tipo e di queste dimensioni, circa 18 metri di diametro, con tanto di camera funeraria pavimentata, completamente inviolato. Un altro simile, ma di dimensioni ridotte, era stato trovato a Saint-Martin-de-Corléans ma non intonso.
Scoperta fondamentale che getta inevitabilmente qualche ombra sui lavori della nuova ala dell’Ospedale dal momento che il termine dei lavori, previsto per gli anni 2018/2019 è già slittato al 2022/2023: “Abbiamo fatto di tutto per andare avanti con i lavori – ha spiegato il Presidente della Regione Augusto Rollandin – ponendo la massima attenzione al sito archeologico. I tempi ora non sono più quelli che avevamo previsto, e le recenti scoperte necessitano di interventi che stanno andando avanti”.
E la delicatezza del lavoro archeologico è stato evidenziato anche dal Soprintendente ai Beni Culturali Roberto Domaine: “Gli scavi sono stati condotti in maniera ineccepibile – ha spiegato – e l’area ha riservato una grossa sorpresa che ha condotto qui, in questi giorni, alcuni accademici dalla Francia e docenti universitari dalla Svizzera”.