Riforma costituzionale, nasce in Valle d’Aosta il Comitato del No

Il 1° maggio alla Porta Praetoria di Aosta parte la raccolta firme per il referendum. “E’ importante che a fianco dei deputati ci siano a chiedere il referendum anche 500mila cittadini”
Da sx Valeria Fadda, Luca Scacchi e Domenico Palmas - comitato per il no alla riforma
Politica

Come già in altre regioni anche in Valle d’Aosta si è costituito il Comitato per il No al referendum sulle modifiche costituzionali. Una cinquantina ad oggi gli aderenti a titolo individuale fra cui si contano molti esponenti del gruppo Alpe, i portavoce dell’Altra Valle d’Aosta e ancora Etienne Andrione di Uvp, Giulio Fiou, Piero Ferraris e aderenti a diverse associazioni valdostane.
Il neo comitato che si è presentato ieri pomeriggio alla stampa si rifà al Coordinamento nazionale per la democrazia costituzionale che conta fra i suoi promotori e aderenti il giudice costituzionale Gustavo Zagrebelsky.
“Riteniamo che la critica che loro hanno impostato sia la più condivisibile” spiegano i coordinatori provvisori, il docente universitario Luca Scacchi e gli avvocati Valeria Fadda e Domenico Palmas, nell’annunciare l’avvio il 1° maggio alla Porta Praetoria di Aosta della raccolta firme per il referendum.

“E’ importante che a fianco dei deputati ci siano a chiedere il referendum anche 500mila cittadini” spiega Luca Scacchi “Questo ci permette di arrivare al voto ad ottobre evitando un voto a giugno più volte annunciato dal Premier”.

Quaranta gli articoli della parte seconda della Costituzione che andranno ad essere modificati dalla riforma presentata dal Governo Renzi e approvata nei giorni scorsi in terza lettura alla Camera. Riforma che, nonostante una clausola di salvaguardia, andrà inevitabilmente a toccare le Regioni a Statuto speciale. “E’ una clausola relativa” ricorda Valeria Fadda “e dai proclami degli ultimi giorni del Premier Renzi si è già visto quanto è debole”. 

La clausola di salvaguardia esclude le Regioni speciali dall’applicazione delle nuove disposizioni del Titolo V in attesa del preannunciato adeguamento dei rispettivi statuti che dovrà avvenire sulla base di intese.

“Può sembrare una conquista” aggiunge Domenico Palmas “perché prevede l’intesa per la revisione degli statuti che non vuol dire però ampliamento delle competenze ma può anche essere una revisione in peggio, anzi è probabile che lo sia”. Se infatti le regioni a statuto ordinario vengono “fortemente penalizzate dalla riforma, perché quelle speciali dovrebbero essere salvate?" Si chiedono i referenti del Comitato. Tanto più che la revisione di questi statuti “dovrà passare attraverso una Camera e un Senato dove la componente principale sarà quella delle regioni a statuto ordinario che non consentiranno estensioni di competenze che loro non hanno avuto”.

Le critiche del Comitato sono sull’intero impianto della riforma che “sposta l’asse istituzionale a favore dell’esecutivo con l’introduzione in Costituzione di un governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentari”. Oltre all’”azzeramento della rappresentatività del Senato” viene indebolita la rappresentatività della Camera “consegnata nelle mani del leader del partito vincente anche con pochi voti, secondo il modello dell’uomo solo al comando”. Il Ddl costituzionale, quindi, per il comitato non è “una revisione” – auspicata ma con proposte diverse non accolte (riduzione di entrambi i componenti delle camere o ancora Senato dei territorio con elezione diretta) – ma il superamento della Carta, “cioè l’abbandono di una democrazia costituzionale parlamentare”.

La raccolta firme sulla riforma costituzionale si accompagna ad un’altra iniziativa per abrogare alcune parti dell’Italicum che se andrà a buon fine porterà gli italiani alle urne nella primavera 2017.

Nei prossimi giorni il Comitato chiederà degli incontri ufficiali ai movimenti politici “per capire qual è la loro posizione che va aldilà del voto singolo dei due parlamentari”. Per aderire al Comitato è possibile scrivere una mail a: no.referendumcostituzione@gmail.com

 

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