“Cattedrali di ghiaccio”, ad Aosta un omaggio al fotografo Vittorio Sella

Cultura, Occhio alla penna

Venerdì 4 novembre è stata inaugurata presso il Centro Saint-Bénin di Aosta la mostra “Cattedrali di ghiaccio. Vittorio Sella. Himalaya 1909”. L’esposizione presenta oltre cinquanta fotografie vintage di Vittorio Sella – stampate nel 1909 – che documentano la spedizione in Himalaja organizzata nel 1909 da Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi.

Vittorio Sella fu alpinista provetto ed esploratore. Tra il 1882 e il 1884 compì per primo l’ascensione invernale del Cervino e del Monte Rosa e nel 1888 attraversò il Monte Bianco dall’Italia alla Francia; non è un caso che in Val di Cogne ci sia un rifugio a lui intitolato, ma in questa occasione l’Assessorato regionale della Valle d’Aosta, in collaborazione con la Fondazione Sella di Biella, ha voluto ricordare l’uomo Vittorio Sella, non solo il grande alpinista ma pure il fotografo dotato di una straordinaria tecnica che seppe catturare immagini che esaltano la bellezza del paesaggio di montagna, una montagna nella cui dimensione i popoli alpini si riconoscono e ritrovano le fondamenta della loro identità.

Curato da Daria Jorioz, storica dell’arte e dirigente della Struttura Attività espositive e da Paolo Repetto, storico dell'arte e docente all'Università di Lugano, un catalogo bilingue italiano-francese raccoglie le splendide fotografie della mostra e presenta testi esaustivi redatti dagli autori che offrono al lettore ulteriori spunti di riflessione.

Abbiamo contattato i due curatori della mostra per ricordare e per approfondire quanto da loro illustrato durante l’inaugurazione.

Dottoressa Jorioz, questa mostra – che non è la prima in Valle d'Aosta a essere dedicata a Vittorio Sella – è sicuramente incentrata sull’impresa alpinistica della spedizione organizzata nel 1909 dal Duca degli Abruzzi, ma al contempo pone l’accento sul talento fotografico e sulla padronanza delle tecniche di Vittorio Sella. Ci può dire qualcosa di più in merito a chi si definì "uomo non di studio ma di azione, e fin da ragazzo industrioso, entusiasta delle bellezze naturali, sognatore di scoperte fisiche e scientifiche"?

"L’opera di Vittorio Sella è il punto più alto raggiunto dalla fotografia di montagna tra Otto e Novecento. La mostra Cattedrali di ghiaccio illustra le imprese di un alpinista di prima grandezza, ma soprattutto documenta la qualità del suo lavoro fotografico, nel solco di Aimé Civiale (1821-1893), autore di pionieristiche panoramiche delle Alpi, e dei fratelli Bisson, che nel 1863 diedero alle stampe un album sul Monte Bianco, che ebbe grande successo in Europa. Agli interessi alpinistici e geografici, Vittorio Sella unisce uno sguardo sul paesaggio di rara efficacia. Le Alpi o i massicci di continenti lontani rappresentano per Sella spazi creativi, che egli percorre con audacia e intelligenza, consegnandoci icone di grande perfezione formale. In estrema sintesi, le fotografie di Sella ci trasmettono un’immagine delle montagne di insuperata importanza storica, documentaria e narrativa."

Dottor Repetto, del suo intervento mi ha colpito la forte sottolineatura della sacralità della montagna, condizione di cui hanno piena consapevolezza coloro che percorrono i suoi sentieri. Nella sua dissertazione ha messo in luce la spiritualità insita nel silenzio e ha affermato che "le bellissime fotografie di Vittorio Sella: immagini, forme, testimonianze, mirabili colori in bianco e nero, testimoniano di questa esperienza, di quelle cattedrali di ghiaccio, dove una religione laica e universale ci fa intuire un mondo nuovo".

Può approfondire questa riflessione per i lettori di Aostasera?

"Prima di Ansel Adams, che lo stimerà moltissimo, Vittorio Sella è stato uno dei primi grandi fotografi ad intuire e testimoniare il grande valore estetico della montagna: in Europa, in Africa, in Asia. La montagna è innanzitutto un luogo di silenzio, lontano dalle frenesie ed i clamori della nostra tecnologia. La montagna è lo spazio ideale dove l’uomo può rincontrare se stesso, la sua vera identità, rinunciando almeno per qualche tempo alle nostre eccessive protesi tecnologiche.

In questo senso credo che le sue fotografie, oltre ad un indiscutibile valore documentaristico e scientifico, hanno un importante valore estetico e "religioso": come ricerca di una identità, una contemplazione, una visione, tra la nostra coscienza ed il prodigio del mondo, tra il nostro io più profondo ed il prodigio di queste mirabili cattedrali di roccia e ghiaccio."

Per chi fosse interessato, la mostra resterà aperta sino a domenica 26 marzo 2017, dal martedì alla domenica (lunedì giorno di chiusura) osservando l’orario 10:00-13:00 e 14:00-18:00.
Sono acquistabili in mostra copie del catalogo “Cattedrali di Ghiaccio-Vittorio Sella-Himalaya 1909”, Nuvole Rosse Edizioni, 150 pagine.

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