“Sul palo porto me stessa”: Simona Spataro vince il Pole Dance Italian Contest

Ventiquattro anni, tanta passione e tanti progetti per il futuro, Simona vince il contest più importante d’Italia alla sua prima uscita
Simona Spataro
Sport

Ci ha messo più di due anni a decidere di lanciarsi in una competizione e, come si suol dire, se il buongiorno si vede dal mattino… Simona Spataro, 24 anni di Plan Félinaz, alla sua prima gara ha sbancato il Pole Dance Italian Contest di Modena, la rassegna più importante di pole dance a livello nazionale. Lunedì scorso, nella categoria Pro (la più alta), ha totalizzato 1285 punti, mettendo dietro di sé di 90 punti Virginia Cicognani e di 130 Elisabetta Gardiol, che aveva già partecipato ai Mondiali.

“Non ci potevo credere, soprattutto quando ho visto la Gardiol terza”, racconta una Simona ancora incredula. “Ci ho messo tanto a decidere di lanciarmi perché sono una perfezionista, e so che posso dare ancora di più. Il primo pensiero quando ho finito la gara è stato quello di aver fatto qualche errore, mai mi sarei aspettata di vincere. Molti mi dicevano “Hai una grazia infinita, sei molto fluida”, ma io pensavo che avessero visto un’altra gara”.

Simona tiene un profilo basso e umile, e non lo fa per posa, riuscendo comunque ad essere ben decisa e appassionata. La gara, con più di 300 partecipanti ed oltre 20.000 persone che l’hanno guardata in streaming, si sviluppa in 3 momenti (un palo spin, uno statico ed una parte a terra), per un totale che va dai 3 ai 5 minuti, durante i quali bisogna portare una storia. “Io ho scelto il pezzo Torn di Nathan Lanier, tagliato da mio cugino Paolo “Movida” Gullone, che non ho ancora avuto modo di ringraziare. E su quello ho portato me stessa, la mia storia: non per presunzione, ma perché volevo farmi conoscere”.

Ha studiato il pezzo per un paio di mesi, seguita dal coach Amedeo Amantino, “che mi ha insegnato a stare al mondo e che, durante la gara, mi ha solo detto di respirare. Ecco, questo è quello che io vorrei essere per le mie allieve: qualcuno che ti dica di respirare”. Simona, infatti, è anche insegnante di pole dance ad Aosta di una ventina di ragazze che seguono i suoi corsi. Ha iniziato prendendo lezioni da Arcangela Redoglia, per poi frequentare un corso che le ha dato un attestato internazionale a Roma e frequentando la Pole dance Virtude di Torino. “Ho una carriera da ginnasta, che in alcune cose mi ha aiutata. Ad una certa età, però, non mi stimolava più, anche perché ha delle regole troppo ferree mentre io voglio essere più libera. Appena ho toccato il palo non ci ho capito più niente, ed è stato come aver scoperto la mia vocazione. Ora non posso più farne a meno, e ho deciso che, finché posso, cercherò di vivere di questo”.

Questa disciplina inizia a prendere piede anche in Valle d’Aosta, nonostante non sia facile e solo dall’anno scorso Simona ha iniziato a fare qualche esibizione. “Molte ragazze magari sono inizialmente inibite perché siamo poco vestite. Non è esibizionismo, è questione di grip. Inoltre, all’inizio prendi tante botte, sia fisicamente che mentalmente: è uno sport di testa, che ti tempra, bisogna avere un bel caratterino. Però dà molte soddisfazioni, noi a volte diciamo che è una “pole therapy”. Da qualche anno, inoltre, esiste anche la para pole, per persone in sedia a rotelle o senza un arto. Non c’è botta che tenga: sono appena tornata dall’osteopata, prima della gara ho avuto un problema allo psoas, nonostante l’adrenalina sentivo dolore. Eppure sono riuscita a vincere”.

La ventiquattrenne ha deciso di mettere questa sua passione a disposizione della sue allieve, ben consapevole di cosa voglia dire insegnare: “Essere insegnante non si fa per moda e non ci si improvvisa, non è una cosa da sottovalutare. Bisogna essere consapevoli di molte cose e saper trasmettere qualcosa che non è solamente tecnica. Io ho il compito di semplificare i movimenti, ma anche di stimolare le persone e farle sentire a proprio agio: in fondo, vengono per divertirsi e per sfogarsi, anche se ho già qualche idea su qualcuna che potrà fare competizioni. Ci vuole disciplina ma anche tanta ironia, a volte io le chiamo scherzosamente “scimmie del Borneo”. Oltre alla disciplina, ci vogliono sempre anche le punte tese”, dice ridendo. I progetti per il futuro sono molti, ma ancora top secret.

Dopo il contest di Modena, comunque, l’impegno rimane sull’insegnamento, visto il grande sforzo emotivo richiesto. “Non voglio snaturare me stessa, non vedrete mai una Simona austera, ma resto sempre scema, carina e coccolosa. L’unica cosa che ho urlato sul podio è stato “Ciao mamma!”. Non ho vinto tutto, è solo l’inizio, ma devo volerlo io e impegnarmi. Mi faccio l’in bocca al lupo da sola”, dice Simona dandosi pacche sulle spalle. E l’augurio che questa passione possa portarla lontana lo facciamo anche noi.

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