Definirlo lo “sportivo valdostano del momento” potrebbe essere un po’ esagerato ma, a giudicare dai complimenti e dai riconoscimenti che gli arrivano sia sul profilo Facebook sia durante questa nostra chiacchierata, forse neanche troppo. Mikael Mongiovetto, 32 anni, impiegato contabile in uno studio di commercialisti, è balzato agli onori delle cronache per il suo splendido secondo posto al Tor des Chateaux sulla distanza di 170 km, dietro solo al prodigioso Oliviero Bosatelli.
Eppure, questi risultati non sono per lui una novità, con la particolarità di aver raggiunto traguardi importantissimi in vari sport, tutti molto diversi tra loro. “Come tutti i ragazzini, ho iniziato con il calcio”, racconta Mongiovetto. “Poi, visto che d’inverno non si giocava, ho iniziato a fare sci di fondo con lo Sci Club Drink. Quando avevo dieci anni mi sono reso conto di non riuscire a far convivere i due sport, così ho dovuto fare una scelta ed ho optato per il calcio. Sempre in quel periodo mi sono avvicinato alle bocce, grazie anche all’influenza della mia famiglia che però non ha fatto mai pressioni di alcun tipo”. Il papà di Mikael, Mauro, è infatti da poco il presidente del Comitato Regionale della Federazione Italiana Bocce. Inizialmente l’impegno era solo per l’estate ma, man mano che i risultati arrivavano, aumentava l’impegno richiesto, ed ecco Mikael nuovamente di fronte ad un bivio: questa volta è il calcio ad essere lasciato indietro. Le bocce consacrano Mongiovetto sul tetto del mondo: nel 2002 arriva, infatti, il suo primo titolo, ed è addirittura il Mondiale juniores nel “progressivo”. Da lì, a pioggia, tre campionati italiani nel giro di poche settimane, più uno a coppie l’anno successivo. Tanti anni nella Nitri, poi l’esperienza a Chiavari: “Ho fatto solo un anno, non è andata bene perché vivevo tutto come un’ossessione. La società è prestigiosa, ma io non sono riuscito ad ottenere buoni risultati. Sono tornato in Valle, un anno in A poi nelle serie minori, ma ormai la fiamma si era spenta e ho lasciato le bocce”. Prima, però, nel 2009 Mongiovetto ottiene, insieme al cuneese Roggero, il record mondiale dell’ora nel tiro a staffetta, tuttora imbattuto. “Anche se non l’ha mai dato a vedere, credo che mio papà ci sia un po’ rimasto male. Si è accorto, però, che dopo aver lasciato le bocce stavo molto meglio mentalmente”, confessa.
Nel frattempo, “Mongio” era tornato a far convivere pallone di cuoio e bocce di ferro, grazie al torneo Claudesport. La sua era una delle squadre storiche del torneo, prima conosciuta come Bar Chiribiri, poi come Institut Agricole Régional e adesso Impresa Edile Bredy Devoix. “È un gruppo fantastico, io l’ho fatto principalmente per quello. Ora mi dispiace averli persi un po’ di vista, abitando a Donnas per me non è facile, ma quando posso vado a vederli”. Con l’IAR Mongiovetto, giocatore esplosivo, quasi un “cavallo pazzo”, ha – manco a dirlo – primeggiato: due titoli consecutivi, nel 2011 e nel 2012 (qui l'emozionante finale con la Carrozzeria Padovani), ed una finale persa ai rigori nel 2013, che avrebbe potuto regalare loro un “triplete” ancora mai raggiunto da nessuno.
Proprio il 2013 è l’anno dell’addio anche al calcio a 5 per passare alla sua attuale passione, i trail e le corse su strada. “Ho iniziato a fare qualche martze a pià e qualche mezza maratona, poi ho provato un trail con un amico e da lì è nata la passione. Ho fatto la preiscrizione al Tor des Géants e mi hanno preso. È stata una pazzia, mi sono chiesto “E adesso?”. L’ho preparato tra la fine di aprile e settembre, senza aver mai fatto gare lunghe: al massimo uno da 30 km e uno da una quarantina, che ho finito malissimo. Il Tor des Géants l’ho fatto senza pretese, dormendo ben 18 ore nei punti ristoro, e sono arrivato 52°, ma non credo lo farò più”. In molti si ricorderanno di Mikael in quel Tor per la sua proposta di matrimonio all’attuale moglie, Oriana: “Fino a un mese prima Oriana mi prendeva in giro perché non mi decidevo mai a chiederla in sposa, così ho deciso di prendere la palla al balzo. Di certo non mi aspettavo tutta questa attenzione mediatica, ma la nostra sfortuna è stata che proprio in quel momento andava in onda il TGR. Ora siamo una coppia da copertina”, scherza Mongiovetto. All’arrivo del Tor des Chateaux, infatti, c’erano Oriana con il figlio di 5 mesi, Noah. “Lei è molto paziente, nonostante la nascita di Noah mi ha fatto allenare senza arrabbiarsi e siamo riusciti a far quadrare tutto”. Come se non bastasse, un mese dopo il Tor des Géants Mongiovetto ha fatto per la prima volta una maratona, chiusa sotto le 3 ore. Da lì due volte alla CCC del circuito dell’UTMB e diverse altre gare, fino ad arrivare al Tor des Chateaux. “Sono gare estremamente affascinanti e coinvolgenti, anche per il pubblico che ti segue, ma ci metto troppo a recuperare. Penso che continuerò a fare gare più brevi ma con qualche pendenza in più, ho notato che vado meglio”. Una gara, questo Tor des Chateaux, preparata sei mesi fa, con in mezzo l’Ecotrail di Parigi ed il TraiLaghi sul lago Sirio, dove Mongiovetto è arrivato secondo. Ora una pausa, almeno fino all’autunno.
“Mi piacerebbe preparare una maratona come si deve, chissà. Il mio sogno prima di arrivare a quarant’anni è di provare a fare un ironman, ma devo allenarmi di più nel nuoto, non ho tutti quei chilometri nelle braccia”, rivela.
Per ottenere questi risultati, il segreto di questo trentaduenne è, oltre che in un fisico prestante, nella testa: “Chi mi sta intorno sa che sono un amante della disciplina e che sono molto competitivo. Questo a volte è un punto di forza, altre volte una brutta malattia. Mi piace faticare, forse è un’eredità dello sci di fondo, e so che nulla arriva per caso. Lo stesso vale nella vita e nel lavoro. Bisogna imparare ad ascoltarsi ed avere le idee chiare, avendo il coraggio di fare scelte a volte dolorose che però ti portano verso l’obiettivo che ti sei prefissato”.