La prevenzione resta fondamentale nell’azione della Polizia in Valle d’Aosta, perché “non vi devono essere delitti predatori”, ma va accompagnata anche dall“’attività investigativa”. Sulle infiltrazioni del crimine organizzato, con sei interdittive già emanate in due anni, “sono in fase conoscitiva, se saranno necessarie altre intimazioni, l’esperienza sviluppata mi porterà ad assumere le misure del caso”. In Valle d’Aosta “non ero mai stato”, viene “per collaborare con tutti gli enti deputati e per fare al meglio” e si dice “incuriosito, in particolare, dalla bellezza del territorio”, da preservare “nel migliore dei modi”. Peraltro, “la dimensione meno estesa permette di approfondire le migliori misure da adottare”.
E’, in breve, la ricetta in tema di sicurezza di Andrea Spinello, che da ieri, 1 febbraio, si è insediato come nuovo Questore di Aosta, succedendo a Pietro Ostuni, ed oggi ha incontrato per la prima volta i giornalisti, a fianco del vicario Nicolò Dragotto e della dirigente Maria Teresa Pino. Con il poliziotto venuto da Milano (e partito per Piacenza) ha in comune il fatto di vivere Aosta al primo incarico da Questore, ma arriva da una carriera diversa dal suo predecessore. Sessantunenne, laureato in Giurisprudenza, originario del siracusano, inizia il suo cammino professionale con la tappa comune a molti dirigenti: la scuola alpina di Moena, in mezzo alle Dolomiti, che oggi gli fa dire “è un po’ come tornare in Trentino”. Quindi, la Questura di Trento, poi l’apertura di un commissariato a Bovalino, nel “caldissimo” Aspromonte e l'Alto commissariato per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa.
A seguire, la guida di quattro commissariati del centro-sud, dopodiché – fino all’altro ieri – una quotidianità nella Polizia Stradale, specialità di cui ha diretto i Compartimenti della Basilicata, della Sicilia orientale e, per ultimo, della Puglia. Una carriera che, subito dopo aver espresso il proposito di “realizzare il miglior frutto della mia esperienza, per essere al servizio dei cittadini e della collettività” lo porta a sottolineare il ruolo “del personale, risorsa strategica” cui ha dedicato tempo da ieri, dopo gli incontri con le autorità e le istituzioni locali, perché “il benessere degli operatori si riverbera sulla qualità del servizio”.
A chi gli fa notare che la Polizia vive una fase di organici e risorse a calare, lui ribatte con pacatezza, fermezza e sguardo appuntito, elementi che appaiono distintivi nella cifra dell’uomo, osservando che le criticità si possono superare attraverso la rimodulazione, perché la “carenza può essere l’opportunità per riorganizzarsi, facendo convergere verso il raggiungimento degli obiettivi le migliori ottimizzazioni”. Un intento derivante anche (e soprattutto) dalla convinzione che ogni funzionario “provi ad arricchire l’ufficio che è stato deputato a dirigere”. Tutto ciò, senza dimenticare le attività della Questura “nelle scuole e le iniziative di prossimità con la comunità”.
Se per Pietro Ostuni la guida degli uffici di corso Battaglione rappresentava la “palestra” che il Dipartimento di Pubblica sicurezza aveva immaginato in vista di incarichi successivi di maggior complessità, come in effetti si è dimostrato con il trasferimento in Emilia, non è inverosimile pensare che, per età ed anzianità di servizio, Aosta sia destinata a rappresentare una delle “fermate” conclusive del “viaggio” di Andrea Spinello a servizio del Ministero. Nel primo caso, fare esperienza. Nel secondo, il valore dell’esperienza. Come andrà, lo diranno soprattutto i dati, che fino ad oggi raccontano di delitti in calo, ma la lettura esterna rimane che, per la sede aostana, in quel di Roma, tra gli uffici del Capo della Polizia e dintorni, le scelte di vertice continuano a concedere molto poco al caso.