Stipendi, vitalizi, conti correnti, investimenti e immobili: tutti i beni sequestrati

I dettagli del provvedimento della Procura regionale della Corte dei Conti, notificato oggi, mercoledì 7 marzo, dalla Guardia di finanza a ventuno componenti del Consiglio e della Giunta della Regione, in carica e del passato.
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Cronaca

Tutelare il credito erariale, vale a dire le somme eventualmente dovute all’Amministrazione regionale in caso di condanna dei citati nel giudizio contabile sul Casinò. E’ questo, come si legge nell’atto di ricorso firmato dal procuratore regionale della Corte dei conti Roberto Rizzi, l’obiettivo fondamentale del sequestro conservativo notificato oggi, martedì 7 marzo, dalla Guardia di finanza a ventuno tra Consiglieri ed Assessori regionali, in carica ed ex.

Il provvedimento nasce dall’ipotesi di danno erariale, per un ammontare appena inferiore ai 140 milioni di euro, formulata in ordine “all’illecita assistenza finanziaria prestata alla Casinò de la Vallée attraverso quattro operazioni di erogazione di liquidità, qualitativamente eterogenee, poste in essere” tra luglio 2012 e dicembre 2015.

Una cifra importante, tra le più alte mai reclamate in Italia dalla magistratura inquirente contabile. Un dato tale da far sì che l’azione di responsabilità avviata nei confronti degli amministratori pubblici e di un dirigente regionale (l’udienza è fissata per il prossimo 27 giugno) presenti “connotazioni tali da indurre il Pubblico ministero a promuovere l’adozione di misure cautelari”.

Le ragioni del sequestro

“Per un verso, la consistenza, estremamente elevata, del danno complessivamente ipotizzato – scrive il procuratore Rizzi – e, per altro verso, la gravosità dell’onere in capo a ciascuno dei soggetti chiamati a risponderne, sono elementi che inducono a dubitare del fatto che l’importo che i medesimi soggetti saranno condannati, eventualmente, a risarcire all’esito del processo, sarà realmente corrisposto all’Amministrazione regionale”.

Il sequestro conservativo si annovera tra le opzioni percorribili dal pm contabile e “per poter ricorrere a tale mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale è sufficiente che, ad una prognosi sommaria, la pretesa che si intende tutelare appaia ragionevolmente fondata e che sussista il timore di perdere la garanzia del credito”. Per il procuratore Rizzi, “il perimetro entro cui la prognosi di probabile fondatezza della pretesa in contestazione dovrà essere compiuta coincide con quello delineato in sede di proposizione del giudizio”. Cioè, con la citazione pervenuta lo scorso febbraio ai diretti interessati.

Al riguardo, nelle sessantanove pagine dell’atto che blocca stipendi, vitalizi, indennità, conti correnti, conti deposito, investimenti e beni immobili, viene ribadito che “gli elementi di valutazione offerti” mostrano “che le reiterate iniezioni di liquidità a beneficio della Casa da gioco, operate sotto l’accorta e determinante regia della Giunta o del Consiglio regionale, sono state poste in essere disattendendo numerosi imperativi precetti che governano l’azione amministrativa nel delicato ambito dei rapporti patrimoniali fra l’ente pubblico e le società dal medesimo partecipate”. Delle prescrizioni “aventi fonte in ogni livello di produzione delle regole: quello dell’Unione europea, quello nazionale e quello regionale”.

Perdita del credito: i timori della Procura

Sulla perdita, o sul significativo assottigliamento, della garanzia del credito erariale sussiste “il fondato timore” della Procura. Quest’ultima, reputa che “i compendi patrimoniali dei beni presenti e futuri con i quali”, ai sensi del Codice civile, i “soggetti convenuti in giudizio dovranno far fronte alle statuizioni di condanna che saranno eventualmente rese all’esito del processo, potrebbero, nel frattempo, subire delle modifiche peggiorative in grado di compromettere la solvibilità futura”.

A tale conclusione, e quindi alla giustificazione della misura cautelare, il Procuratore giunge, in termini generali, osservando “la macroscopica sproporzione tra le sostanze economiche dei soggetti” chiamati a rispondere del presunto danno “e la pretesa creditoria azionata”. Una convinzione che, per alcuni dei citati a giudizio, è poi “ulteriormente rafforzata” prendendo in considerazione “condotte o atti del potenziale debitore”.

“In un’epoca in cui erano già stati avviati, da parte della Procura contabile, approfondimenti istruttori sulla vicenda per la quale v’è causa – si legge – e, perciò, quando era ipotizzabile la possibilità che una qualche iniziativa giudiziaria avrebbe potuto essere intrapresa anche nei confronti dei soggetti per i quali si procede, sono stati, da taluno, posti in essere atti di disposizione del patrimonio sintomatici della volontà di sottrarre i propri beni alla garanzia patrimoniale e che inducono, dunque, a presagire la possibile infruttuosità della futura esecuzione eventualmente conseguente all’esito del processo contabile”.

Le annotazioni del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, comandato dal tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi e delegato a compiere gli accertamenti patrimoniali, mettono infatti “in evidenza una spiccata operosità nel compimento di atti dismissivi di cespiti e nella realizzazione di altre operazioni comunque in grado di rendere non aggredibili significative porzioni del patrimonio per il risarcimento dell’ipotizzato danno erariale”. Non è ancora tutto, perché poco dopo si legge che “addirittura, alcuni dei soggetti hanno proseguito questa laboriosità anche nel periodo successivo alla notifica dell’invito a dedurre”.

L’ammontare del sequestro

Il danno ipotizzato ammonta, precisamente, a 139milioni 965mila 096,56 euro. Un importo che rende evidente alla Corte dei conti come “anche la somma di alcuni dei patrimoni maggiormente capienti” dei coinvolti “non è affatto sufficiente a coprire la consistenza del danno contestato”. Si è quindi imposta “la scelta di agire in via cautelare nei confronti di tutti i soggetti citati a giudizio”, ad eccezione del dirigente regionale (“per ragioni connesse proprio alle caratteristiche della posizione debitoria che potrebbe realizzarsi all’esito del processo”).

La Procura ha chiesto il sequestro “fino alla concorrenza degli importi specificati”, oltre a rivalutazione monetaria, interessi e spese di giudizio, di: 7,2 milioni di euro per Mauro Baccega, 4,44 milioni per Luca Bianchi, 3,33 milioni per Stefano Borrello, 2,85 milioni per Raimondo Donzel, 4,44 milioni per Joël Farcoz, 3,33 milioni per David Follien, 7,29 milioni per Antonio Fosson, 13,33 milioni per Giuseppe Isabellon, 3,33 milioni per Leonardo La Torre, 10 milioni per Albert Lanièce, 3,33 milioni per André Lanièce, 17,29 milioni per Aurelio Marguerettaz, 4,44 milioni per Pierluigi Marquis, 10 milioni per Ennio Pastoret, 3,33 milioni per Marilena Péaquin, 6,19 milioni per Ego Perron, 3,33 milioni per Claudio Restano, 6,19 milioni per Emily Rini, 17,29 milioni per Augusto Rollandin, 4,44 milioni per Renzo Testolin e 4,44 milioni per Marco Viérin.

Su cosa scatta il congelamento

Il provvedimento interessa anzitutto il quinto della quota percepita dai ventuno interessati per stipendi, pensioni e vitalizi percepiti o maturati da datori di lavoro ed enti pubblici. Si tratta, nel dettaglio, del Senato della Repubblica, del Consiglio  Regionale, della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’Istituto dell’Assegno Vitalizio, dell’Union Valdôtaine, dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, dell’Unità Sanitaria Locale, del Comune di Aosta, del Comune di Saint-Vincent e della Casinò de la Vallée S.p.A..

Inoltre, il decreto inibisce i destinatari del provvedimento ad operare, anche tramite carte di credito o Bancomat, su ottantuno tra conti correnti, conto titoli e altre forme di investimento, in trentuno istituti di credito, società di gestione del risparmio e società fiduciarie.

Gli immobili

Nel provvedimento rientrano pure i beni dei ventuno consiglieri di oggi e del passato. In tutto, centocinquantuno, tra immobili e terreni, per un valore catastale complessivo di 6 milioni e 600mila euro. Le Fiamme gialle hanno anche stimato un valore di mercato, pari a circa venti milioni di euro.

Nel dettaglio, il provvedimento individua beni per: 81.309 euro a Mauro Baccega, 96.895 euro a Luca Bianchi, 127.316 euro a Raimondo Donzel, 118.529 euro a Joël Farcoz, 112.941 euro a David Follien, 515.277 euro ad Antonio Fosson, 341.696 euro a Giuseppe Isabellon, 691.482 euro a Leonardo La Torre, 186.097 euro ad Albert Lanièce, 127.804 euro ad André Lanièce, 798.922 euro ad Aurelio Marguerettaz, 28.434 euro ad Ennio Pastoret, 306.621 euro a Marilena Péaquin, 159.904 euro ad Ego Perron, 353.511 euro a Claudio Restano, 296.345 euro ad Emily Rini, 1.462.200 euro ad Augusto Rollandin e 796.519 euro a Marco Viérin.

Dagli accertamenti della Guardia di finanza, “nessuna possidenza immobiliare di rilievo nello Stato italiano” per Renzo Testolin, Pierluigi Marquis e Stefano Borrello.

L’udienza di comparizione

Gli enti, istituti, o le società a cui le persone colpite da sequestro conservativo sono legate da rapporti di debito/credito, per un totale di trentanove parti, sono state citate a comparire all’udienza fissata per il prossimo 21 marzo, dinanzi al giudice designato dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, per rendere dichiarazione “in ordine ai crediti vantati, e che vanteranno” i ventun destinatari del provvedimento. Questi ultimi, inoltre, sono chiamati a intervenire nella stessa occasione, “per la conferma, modifica o revoca” del decreto di sequestro. Agli interessati dalla misura cautelare è infine intimato “di astenersi dal compimento di qualunque atto diretto a sottrarre i beni sequestrati alla garanzia del credito”. Stavolta, è scritto.

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