E' iniziata verso le 9 di oggi, giovedì 7 giugno, al Palazzo di giustizia di Torino, l'udienza del processo di secondo grado sui lavori di ampliamento dell'ospedale “Parini”. La settimana scorsa, martedì 30 maggio, la prima sezione della Corte d'Appello aveva rinviato a stamattina, dopo la requisitoria del procuratore generale Marco Gandolfo ed un'arringa difensiva. Sono in corso, al momento, gli interventi degli altri legali, poi spazio ad eventuali repliche e contro-repliche. La sentenza è attesa per il primo pomeriggio.
In primo grado, nel novembre 2014, al Tribunale di Aosta, i cinque imputati erano stati assolti, poi la Procura di Aosta aveva presentato ricorso per l'imputazione di abuso d'ufficio. Nella precedente udienza, il pg ha chiesto condanne per tutti: un anno e sei mesi per l'ex presidente della Regione Augusto Rollandin, un anno ed otto mesi per l'impresario Giuseppe Tropiano, due anni per il progettista Serafino Pallù, un anno e sei mesi per l'ingegnere Paolo Giunti e un anno e otto mesi per il professionista Alessandro De Checchi.
La requisitoria del rappresentante dell'accusa era durata circa un quarto d'ora. Il pg Gandolfo ha sostenuto che dalla vicenda dei lavori di allargamento del nosocomio è scaturito “un ingiusto vantaggio patrimoniale”. I fatti vanno letti, per il magistrato, nell'ottica di “un monopolio bilaterale” e di “un progetto organizzato dagli imputati”. Inoltre, si sarebbero verificati “interessi di favoritismo”, dai quali è generato un “danno ingiusto per gli esclusi dall'appalto”.
L'udienza in corso cade tre giorni prima della prescrizione del capo d'imputazione che coinvolge l'ex presidente Rollandin. Il suo avvocato, Giorgio Piazzese, al termine della scorsa udienza aveva parlato di “rincorsa accusatoria degli inquirenti”, con una Corte d'appello che, scegliendo la data di oggi, “non vuole assumersi la responsabilità di far prescrivere il processo”. Il reato di cui è imputato Rollandin, risultato il più votato alle elezioni regionali dello scorso 20 maggio (con 3417 preferenze), è tra quelli che, in caso di condanna, farebbe scattare la sospensione dalla carica di consigliere, ai sensi della legge “Severino”.