Un nome, nell’ambito dell’inchiesta della Procura sul ritrovamento, con gravi ferite, del macellaio di Charvensod, Olindo Ferré, è stato iscritto nel registro degli indagati. È quello dell’impresario 75enne Camillo Lale Demoz, proprietario del capannone in località Seran a Quart, ove il 68enne è stato rinvenuto il 1° ottobre scorso in condizioni critiche (da allora, è ricoverato nel reparto di rianimazione, in prognosi riservata, ed è stato anche sottoposto ad un intervento chirurgico). L’ipotesi di reato nei suoi confronti è il tentato omicidio.
L’iscrizione, a quanto si apprende, è anche un atto a tutela dell’indagato. Sono infatti previsti accertamenti – che potrebbero avere natura irripetibile (e per i quali l’impresario dovrebbe quindi poter nominare suoi consulenti tecnici) – su alcuni reperti sequestrati durante le indagini, inclusi alcuni suoi indumenti e il bastone di una zappa. Non si esclude, quanto a quest’ultimo, che possa trattarsi dell’oggetto usato per colpire Ferré, visto che le profonde ferite da lui riportate sono attribuite ad un corpo contundente.
Lale Demoz era stato ascoltato dal pm Eugenia Menichetti, titolare del fascicolo, non più tardi di venerdì scorso, 5 ottobre. All’uscita dagli uffici della Procura, era stato minimale con i cronisti: “Lasci stare va, sono stato fino ad adesso lì, tanto non mi ricordo nulla”. Alla domanda “non ricorda nulla perché avevate bevuto qualche bicchiere?” aveva risposto ripetendo alcune parole dell’interrogativo: “Qualche bicchiere”.