E’ stata la settima edizione del concorso “Reine de l’Espace Mont Blanc”, dello scorso weekend, l’occasione per gli allevatori svizzeri del Valais, francesi della Savoia e valdostani per fare il punto della situazione sulle predazioni da lupo.
“Nonostante gli sforzi che gli allevatori fanno per proteggere il bestiame, il lupo fa ogni anno sempre più danni” sottolineano in una nota l’Arev, l’Association régionale Amis des Batailles de Reines, la Fédération Suisse d’Elevage de la race d’Hérens e O.S. Races Alpines Réunies.
Una convivenza che per le associazioni di settore “non sarà mai pacifica”. L’ostilità degli allevatori nei confronti del lupo “è dovuta senza dubbio a delle ragioni economiche, ma anche al modo in cui la minaccia della predazione condiziona la loro vita nel periodo estivo. La stagione è diventata una continua prova, anche per chi non subisce attacchi, per difendere lo spazio pastorale. Bisogna esser sempre sul “chi va là” e lo spettacolo delle pecore o dei vitelli sgozzati è triste per un allevatore che si prende cura delle proprie bestie”.
La richiesta che arriva, quindi, dalle associazioni di categoria svizzere, francesi e valdostane agli eletti dei tre paesi è di: riconoscere la gravità della situazione; riflettere sul futuro dell’agricoltura di montagna; fare pressioni sullo Stato e sull’Unione europea per togliere il lupo dalla lista delle specie protette o in alternativa, consentire dei prelievi dei lupi in funzione dei danni causati al bestiame. Prelevi con trappole o armi da fuoco “mirati e realizzati prima di tutto dai servizi dello Stato”.
Senza l’adozione di una di queste proposte, secondo le associazioni, “la conseguenza più probabile sarà l’abbandono degli alpeggi. Senza contare che il lupo s’avvicina sempre di più agli abitati e alla popolazione, che vedono come una minaccia per la propria sicurezza”. Per questo “è imperativo un controllo della popolazione dei lupi”.