Non avrai altro colore all’infuori del rosa, quello delle principesse. Non deve averlo pensato Lucia Pronesti, originaria di Aosta, che nell’aprile del 2016 ha lasciato la Valle d’Aosta per andare in Inghilterra con il marito e cambiare drasticamente lavoro e stile di vita. Da quel momento il suo colore è diventato il giallo, rappresentativo dei mezzi pesanti da cantiere.
Arrivata nel Regno Unito decide di mettersi in gioco, studiando e credendoci: “All’età di 23 anni, insieme a mio marito, abbiamo deciso di lasciare la Valle d’Aosta per il semplice fatto che non riuscivamo a crearci un futuro come lo desideravamo. Ho lavorato per quasi 3 anni e mezzo nel settore della ristorazione fast food, però dal punto di vista finanziario, con un lavoro part time, i soldi non bastavano mai. Mio marito aveva un lavoro full time, ma in ogni caso, cercare di costruirsi una famiglia e un futuro come si deve, in Italia è molto dura. È difficile far fronte a tutte le spese con i salari italiani e anche il mercato del lavoro non è vario: le uscite superavano sempre le entrate, quindi ho provato a cercare altri lavori, ma solo con un diploma è difficile che qualcuno ti assuma in altri settori”.
Da qui l’idea, vista la dimestichezza del marito con la lingua di Shakespeare, di tentare l’expat oltre la Manica e iniziare tutto daccapo: “La scelta di trasferirci in Inghilterra è partita da mio marito e confrontandoci con alcuni amici abbiamo capito che la situazione lavorativa lì era migliore. Arrivata in Inghilterra ho fatto diversi lavori nel settore delle industrie, ma il mio inglese era pessimo: capivo pochissimo e non parlavo bene; piano piano sono riuscita a imparare la lingua, ma ero stufa di lavorare nelle fabbriche, volevo fare qualcosa di diverso, che mi permettesse di guadagnare meglio senza dovere aspettare delle promozioni dal settore industriale”.
La società non è sempre pronta a vedere la donna laddove l’uomo sembra farla da padrone. Una ragazza non dovrebbe sporcarsi le mani con il grasso di motori e nemmeno brandire chiavi inglesi e bulloni, ma per fortuna ci sono donne che nel loro piccolo, lavorando e faticando, riescono a cancellare in un solo colpo tutti gli stereotipi di un mondo chiuso e patriarcale. Lucia è un esempio di società aperta, dove le donne non devono dimostrare sempre qualcosa rincorrendo gli esempi dei colleghi uomini: “Ho deciso di intraprendere la carriera di autista su mezzi pesanti perché avevo visto una donna che lavorava su questo mezzo chiamato Rear articulated dump truck e ne sono rimasta attratta. Non avevo idea dell’esistenza di questa macchina e non ne avevo mai vista una dal vivo fino al giorno delle mie guide. Mi piace questo lavoro perché posso mettermi in gioco, posso dimostrare che anche le donne possono fare un lavoro tipicamente maschile, perché alla fine guido una macchina solo un po’ più grande. Mio marito, lavorando anche lui nel settore delle costruzioni, mi ha supportato e aiutato in questa scelta”.
Da quel momento Lucia è a tutti gli effetti un’autista di mezzi pesanti e, nonostante le paure iniziali legate al giudizio da parte della società e dei colleghi, tutto sembra essere andato nella maniera più normale possibile: “Il mio primo giorno è stato il più duro perché non avevo la più pallida idea di come si lavorava nel settore delle costruzioni e soprattutto ero l’unica donna nel cantiere. Diciamo che ero molto stressata. Adesso sono trascorsi quasi 4 mesi da quando faccio questo lavoro e sono molto felice di quello che sto facendo. Spesso capita che quando vado in un cantiere nuovo alcuni uomini al primo impatto rimangono interdetti nel vedermi, però non ho mai avuto nessun problema, anzi in ogni cantiere in cui ho lavorato sono sempre stata ben accolta. I miei colleghi mi rispettano, mi aiutano e soprattutto ammirano il mio lavoro; avevo timore di non essere accettata, di non essere presa seriamente dai colleghi o di ricevere commenti di cattivi gusto. Nulla di questo è accaduto, ho trovato rispetto e professionalità e ho capito che l’ostacolo più grande era la mia mentalità. La donna nel Regno Unito è abbastanza protetta e le discriminazioni sessuali non sono accettate. Non ho nessun problema a lavorare con solo uomini per il semplice fatto che loro mi accettano, hanno una mentalità aperta e mi trattano come se fossi un normale collega di lavoro. In Italia avevo difficoltà a trovare un lavoro nuovo, qui basta una chiamata e posso andare a lavorare il giorno dopo, l’offerta di lavoro è altissima”.
In un’Italia ancora alle prese con quote rosa, mancanza di donne nei ruoli chiave degli organi di governo a tutti i livelli e mancanza di servizi che agevolino le donne a portare avanti insieme la carriera e la vita di madre, la storia di Lucia sembra far sprofondare il Bel Paese in una tristezza ancora più asfissiante. Il lavoro che questa giovane aostana ha scelto non è certo una passeggiata di salute, ma è il frutto della tenacia e della determinazione di non lasciare che la società condizioni stili di vita e desideri e le sue parole ci fanno rendere ancora più conto di quanto la realtà italiana non aiuti né i giovani, né le donne: “Amo il mio paese, però l’Inghilterra mi ha dato così tanto senza guardare età, nazionalità o sesso. Mi ha giudicato in base alle mie qualifiche e conoscenze. Questo paese straniero è diventato la mia nuova casa e penso di trascorrere la mia vita qua. In Italia non credo che sarebbe possibile fare questo lavoro con tanta tranquillità come lo sto svolgendo ora, più che altro per il tipo di mentalità e per il fatto che le norme in base alla discriminazione non credo vengano applicate completamente”.