Mancava. Di ciò che Strade del Cinema rappresentava per Aosta mancava tutto: la ricerca meticolosa di pellicole di qualità, la meraviglia del cinema muto che riempie le serate del capoluogo e la scelta delle musiche e di chi rendeva possibile la magia, i musicisti. In questo inizio di agosto Aosta ha accolto il ritorno della rassegna con grande affetto, prendendo d’assalto il Teatro Romano, nonostante alcune serate dal tempo incerto.
Lo racconta bene un Enrico Montrosset visibilmente contento e, a suo modo, un po’ travolto dal calore che la gente ha dimostrato nei confronti del suo “bambino”: “Ho così tanta gente da ringraziare che non me li ricorderò mai tutti, però vorrei che voi vi faceste un grande applauso. Siete qui, così numerosi, anche a dimostrare che questa manifestazione non è di nicchia. Dire che Strade del Cinema è di nicchia equivale a ghettizzare un evento e non c’è nulla di più sbagliato perché invece è una manifestazione aperta a tutti e che deve essere di tutti”.
Dopo l’esordio con il film La Belle Nivernaise di Jean Epstein, musicato dal vivo dal coro femminile delle voci bulgare di Sofia The Great Voices of Bulgaria diretto da Ilia Mihaylov e dal trio di François Raulin, il pubblico ha seguito con passione le pellicole proposte, dimostrando che il cinema muto non è e non deve essere per pochi, ma può diventare alla portata di tutti se si lavora pensando sempre alla grande rivoluzione che questa forma di arte ha rappresentato per il mondo di inizio 1900. Film diversi tra loro, che hanno però saputo muovere emozioni e sentimenti diversi in ognuno, accontentando diverse sensibilità: “Ho visto gente divertirsi con Buster Keaton – continua Montrosset -, piangere con le voci bulgare e meravigliarsi con Le avventure del principe Achmed e questo mi rende immensamente felice perché significa che ognuno ha trovato qualcosa di suo in questa rassegna e questo per me significa che è un appuntamento per tutti”.
Pubblico delle grandi occasioni (e molti turisti), per l’appuntamento con Seven Chances di Buster Keaton, uno dei film muti più moderni della rassegna, musicato magistralmente dai Sousaphoinx di Mauro Ottolini, con la partecipazione anche di Vanessa Tagliabue York (di ritorno ad Aosta dopo la bella performance dedicata a Edith Piaf della Saison Culturale 2019), mentre si è sfiorato il sold out (pochissime le sedie vuote), per la serata di chiusura, con la proiezione di Il Grande Dittatore (restaurato e con il doppiaggio del 1972, compreso un in credibile Oreste Lionello doppiatore alla seconda, alle prese con il barbiere ebreo e con il tiranno Adenoid Hynkel).
Soddisfatto Enrico Montrosset, direttore artistico, che spiega anche la scelta dell’ultima serata: “Questo film non è muto. Nella storia della rassegna è capitato solo un’altra volta che si optasse per un film sonoro, con Les Parapluies de Cherbourg (regia di Jacques Demy e con una strepitosa Catherine Deneuve n.d.r.), ma ci sembrava giusto in questo momento, anche per le tematiche affrontate da questo film, che tutti potessero rivederlo restaurato, bambini compresi. Vedo molti bambini qui oggi e questo mi rende davvero felice. Grazie a voi e mi auguro un futuro per Strade del Cinema più a lungo termine, soprattutto per utilizzare al meglio il nostro budget”.
Nel futuro culturale aostano Strade del Cinema trova senza dubbio il suo posto e riesce nell’impresa di avvicinare mondi diversi e pubblico tra i più vari a un’arte spesso ritenuta distante dal grande pubblico, ma che trova in questa rassegna un linguaggio universale come la musica che le permette di fare breccia nel cuore di tanti. L’arrivederci all’anno prossimo lo dà il monologo finale di Charlie Chaplin in un Teatro Romano ammutolito ed eterno, dove l’eco delle parole di un barbiere ebreo sconfiggono tutto l’odio di un pazzo Adenoid Hynkel sulla via del tramonto.