Un valdostano indagato per la “chat dell’odio”

Una delle venticinque perquisizioni scattate nell’inchiesta sulla chat “The Shoah Party” è stata effettuata nella nostra regione dai Carabinieri del Nucleo Operativo, nell’abitazione ove vive un 18enne.
La chat ha avuto per icone anche delle svastiche.
Cronaca

L’inchiesta sulla “chat dell’odio” denominata “The Shoah Party” tocca anche la nostra regione. Negli scorsi giorni, i Carabinieri del Nucleo Operativo hanno perquisito casa di un 18enne valdostano, su richiesta della Procura presso il Tribunale dei minori di Siena. Oltre alla cittadina toscana, e alla Valle, le perquisizioni hanno riguardato la provincia di Torino (tra il capoluogo e Rivoli risiederebbero otto indagati, due dei quali amministratori del gruppo WhatsApp) e altri dieci province di Lazio, Campania e Calabria.

Le indagini sono partite dalla segnalazione di una mamma preoccupata per l’inferno trovato nel telefono del figlio ed hanno portato alla luce materiale pedopornografico, insulti razzisti e sessisti, inneggiamenti vari ad Adolf Hitler e a Benito Mussolini, messaggi antisemiti e contro i musulmani, oltre a video di violenze e brutalità. Stando agli accertamenti svolti sinora, nel gruppo – cui si aveva accesso ad invito, tramite un link, o attraverso Instagram, e che ha avuto anche svastiche come icone – sarebbero entrate almeno 300 persone, quasi tutte adolescenti.

Nonostante più di una abbia lasciato la “stanza virtuale” con messaggi di indignazione, nessuna ha denunciato. Tra gli iscritti vi erano anche dei tredicenni, nei confronti dei quali gli inquirenti non hanno potuto procedere perché non imputabili, secondo la legge. Nell’intervenire per le perquisizioni, gli uomini dell’Arma hanno sequestrato gli smartphone, le sime ed alcuni personal computer: l’obiettivo era fermare il prima possibile la chat dell’odio.

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