Il nome, da solo, dice già molto. Breve, conciso, porta subito la mente al suo contenuto.
“Terramadre” non è un “mediometraggio”, non è un film in pratica, non è un documentario. La sua forma è quella del docufilm, dietro al quale si nascondono altre cose.
Anzitutto una storia, quella scritta nella seconda parte del suo titolo. Quel “Vite di allevatori” che ci porta in immersione nel mondo di chi con fatica e impegno quotidiano dedica la sua vita all’agricoltura e all’allevamento.
La storia di chi non si ferma
Un tema “classico” che arriva al giorno d’oggi, a quelle “vite di allevatori” che vanno avanti mentre il mondo si ferma per affrontare l’emergenza Covid-19. E da qui parte: “Nus, 24 marzo 2020. Sono sedici giorni che l’Italia è bloccata per il Coronavirus, è ferma. Ma c’è anche chi da sedici giorni continua a lavorare e non si ferma”.
Una storia nella storia perché l’autore, Bernard Usel, non è un regista, non è un film-maker di professione. È qualcuno che ha vissuto, anch’egli, lo “stop” alla sua vita di tutti i giorni.
Un’interruzione forzata da una stagione che l’emergenza ha chiuso anzitempo, ma che è diventata un’occasione: “Io lavoro agli impianti di Pila – spiega infatti Bernard -, e al momento sono licenziato. Mesi fa avevo comprato tutta l’attrezzatura necessaria per fare video editing, per seguire i combattimenti delle mucche. Ma ora che non potevo più uscire di casa ho pensato di fare un altro lavoro”.
Su YouTube Combat Direct racconta infatti della sua passione per lei “Batailles”, riprese e pubblicate dalle eliminatorie alla Finale regionale della Croix-Noire: “Quando ho creato il mio canale YouTube – prosegue Usel – l’idea era quello di farlo diventare canale tematico, da utilizzare per le dirette”.
Poi l’emergenza, il Coronavirus e un’ispirazione: “L’idea mi è venuta pensando a ‘Italy in a Day – Un giorno da italiani’, prodotto da Ridley Scott nel 2014, e diretto da Gabriele Salvatores, un lavoro unico. Poi il titolo, per il quale cercavo qualcosa di semplice ma anche evocativo, e che ho trovato grazie al suggerimento di mia moglie”.
“Terramadre” nasce da qui, da una quindicina di allevatori che mandano il proprio video a Bernard: “Era l’unico modo per poter lavorare. All’inizio pensavo di mettere solamente le immagini degli animali, che in questo momento si stanno ‘riprendendo gli spazi’ dell’uomo. Poi ho pensato di fare uscire anche il livello emotivo di chi lavora, i sentimenti degli allevatori e degli agricoltori, che sono tra gli unici a continuare a portare avanti tutto, perché troppo importante”.
Voci dalla Valle d’Aosta, ma non solo: “Ho chiesto inizialmente ad una amico, ad allevatori che conoscevo. Poi sono arrivati dei video anche da fuori Valle, due dalla Sardegna e una signora che mi ha contattato dal Piemonte, tutte persone che mi seguono sul canale”.
Materiale e video che continua ad arrivare a Bernard: “L’idea è quella di dare un seguito a questo lavoro – spiega -, perché secondo me è un modo di valorizzare un lavoro che prende una grandissima parte di queste e che non può esistere senza passione. Sarebbe interessante riuscire a dargli un po’ del valore che merita, ma soprattutto ricordarsi degli allevatori e degli agricoltori anche quando questo momento difficile passerà”.
Un “incrocio” di storie, personali, umane. Anche dure, come l’uomo che saluta la mucca dalla finestra: “Periodo di Coronavirus, non posso uscire di casa – spiega la voce dietro lo smartphone -, però voglio filmare la mia mucca che sta uscendo di stalla per l’ultima volta”, quando la voce si sente un po’ rotta dal dolore.
Un ciclo, come la parte in cui si vede un vitellino appena nato, curato dalla madre. Il ciclo di un mondo antico e moderno allo stesso tempo che, come spiega uno dei protagonisti: “non si ferma perché non può e non deve fermarsi”.