Era una notte fredda, verosimilmente, quella del 25 Dicembre di più o meno duemila anni fa a Betlemme. Era la notte in cui nasceva Gesù. Per i cristiani di tutto il mondo è normale festeggiare quel giorno, con tutti i convenevoli del caso: regali, cene infinite, camini accesi e tutti i parenti riuniti, anche quelli che: “ma perché anche lui è qui?”
Non so dirvi da quando questa tradizione vada avanti nell’emisfero NORD del mondo ma, immagino, da parecchi anni. A metà del 1400, i nostri vicini olandesi, francesi, spagnoli e inglesi, nelle loro conquiste nell’emisfero SUD, non furono così poetici, come i soffici fiocchi di neve che riempiono il cielo invernale, nell’esportare le nostre tradizioni e il Natale.
Ecco allora che il freddo di Betlemme si trasforma nel caldo umido di Buenos Aires e in quello afoso di Sidney. Sì, anche nel mondo “capovolto” si festeggia il Natale. I festeggiamenti sono gli stessi e poco importa se al posto dei camini scoppiettanti ci siano i condizionatori accesi. In quella che a noi sembra essere una situazione surreale, da tipica atmosfera di ferragosto, da loro è il normale festeggiamento della nascita di Gesù, con gli abeti in riva al mare ed i picnic all’aperto.
Da poco anche l’Italia si è svegliata in un mondo “capovolto”, immersa in una situazione surreale, da cui sarà difficile riemergere. Il nostro paese dovrà cercare di evolvere se vuole avere un barlume di speranza perché, per la prima volta nella storia, il numero di pensionati ha superato quello dei lavoratori.
La Valle d’Aosta non fa eccezione, fino ad un anno fa circa potevamo contare nella nostra regione 55 mila lavoratori a fronte di 51 mila pensionati. Oggi ,con le dovute proporzioni, dalle ultime stime post Covid, anche da noi ci sono più pensionati che lavoratori.
Tra le regioni del nord, peggio di noi solo Liguria e Friuli Venezia Giulia.
La ricerca elaborata dall’Ufficio studi della CGIA Mestre evidenzia come nel mese di maggio i lavoratori italiani ( dipendenti e autonomi ) erano 22,77 milioni, mentre il primo gennaio 2019 le pensioni erogate sono state 22,78 milioni. Lo studio prosegue le sue analisi dimostrando che da inizio 2019 ad oggi, sommando chi ha raggiunto l’età pensionabile e chi ha aderito a quota 100, i nuovi pensionati sono circa 220 mila in più.
Il trend di maggiore crescita dei pensionati rispetto ai lavoratori è probabile che si prolunghi per molto tempo e che addirittura si amplifichi sempre più. Questo causerà un collasso del sistema pensionistico statale.
Il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo ha dichiarato che “il sorpasso è avvenuto in questi ultimi mesi. Dopo l’esplosione del Covid, infatti, è seguito un calo dei lavoratori attivi. Con più pensioni che impiegati, operai e autonomi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale che attualmente supera i 293 miliardi di euro all’anno, pari al 16,6 per cento del Pil (più di noi spende solo la Grecia). Con culle vuote e un’età media della popolazione sempre più elevata, nei prossimi decenni avremo una società meno innovativa, meno dinamica e con un livello e una qualità dei consumi interni in costante diminuzione”.
L’Italia oggi deve affrontare una serie di problemi a cui si aggiungono altri 3 da non sottovalutare:
- crisi demografica: l’Istat ha appena pubblicato i dati relativi al 2019: in Italia ci sono 189 mila residenti in meno ( -0,3% ) rispetto all’anno precedente ed un minimo storico di nascite che non si verificava dall’unità d’Italia ( -4,5% ). I cittadini stranieri sono l’8,6% in meno e gli italiani che si sono trasferiti all’estero l’ 8,1% in più.
- invecchiamento della popolazione: è uno dei problemi più gravi delle economie sviluppate soprattutto in Giappone, Italia e Germania. Siamo il terzo paese al mondo per eta media ( 45 anni circa ) e tra i primi 10 per aspettativa di vita ( 83 anni circa )
- alta disoccupazione: in media si parla di un 8,5% di disoccupazione per arrivare fino al 28% tra la popolazione più giovane.
Perché i giovani devono pensare alla propria pensione? e perché tutti devono trovare il modo di integrare la previdenza pubblica fin da subito?
Se non verranno prese le giuste precauzioni, secondo l’OCSE ( Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ) l’età pensionabile continuerà ad aumentare fino a 71 o 73 anni ( oggi 67 anni ). Se vi sembrano ( e lo sono ) magre queste pensioni provate ad immaginare come potranno essere le pensioni del futuro!
Il sistema pensionistico italiano funziona secondo il metodo della ripartizione. Facendola semplice vuol dire che IO, lavorando, pago ( con i miei contributi ) chi è in pensione. Quando andrò in pensione, i futuri lavoratori con i loro contributi pagheranno la mia pensione.
A questo punto sorgono alcune domande :
- Se ci sono sempre meno abitanti e quindi meno forza lavoro, in Italia chi pagherà le pensioni?
- Se non ci sono sufficienti nascite che si trasformeranno in futuri lavoratori chi pagherà i futuri contributi e quindi le pensioni?
- Se i disoccupati continuano ad aumentare, chi pagherà le pensioni? e come saranno i trattamenti pensionistici di chi oggi non riesce a lavorare?
Anche questa volta possiamo aspettare che qualcuno faccia qualcosa per noi, ma potrebbe essere troppo tardi. Oppure possiamo iniziare ad essere indipendenti dal sistema pensionistico italiano dimostrando che la nostra responsabilità individuale e sociale di cittadini è più forte di quella di chi ci governa.
Questo non vuol dire fiondarsi a sottoscrivere quei fondi pensione che Poste, Banche e Assicurazioni non vedono l’ora di piazzarvi. Vuol dire prendere in mano le proprie finanze personali per pianificare e costruire una strategia di lungo termine che tenga in considerazione anche la vecchiaia. Senza per forza vincolare i propri soldi per 20, 30 o 40 anni.
Possiamo scegliere se agire fin da subito o pensare che arrivi un miracolo economico a salvarci. Facciamoci trovare pronti e non subiamo ancora una volta il fascino dello storytelling del politico di turno. Solo così ognuno avrà il futuro che si merita.
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