Dipendente in condizioni inumane in un’azienda agricola, due assoluzioni

Scagionati dalle accuse nei loro confronti Marina Pascal (36 anni) e Roberto Marchetto (51), imputati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. All'uomo erano contestate anche lesioni e minacce.
Scranno Tribunale fascicolo
Cronaca

Si è chiuso con due assoluzioni “perché il fatto non sussiste” il processo a carico della titolare e del gestore di un’azienda agricola a La Salle, accusati dalla Procura di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Marina Pascal (36 anni) e Roberto Marchetto (51) avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. L’ultima udienza si è tenuta l’altro ieri, martedì 29 settembre, dinanzi al Gup Giuseppe Colazingari.

Secondo le indagini, i due avevano applicato condizioni disumane ad un loro dipendente, nel periodo tra gennaio e marzo 2018. In particolare – era emerso dalla richiesta di rinvio a giudizio degli imputati – riconoscendogli mediamente dieci euro di retribuzione per quindici ore di lavoro, periodi di riposo in difformità dalle norme in materia e l’ospitalità in una “situazione alloggiativa degradante” (un container).

Al solo Marchetto era contestata anche l’accusa di lesioni personali e minacce, per essersi scagliato (in un episodio collocato dagli inquirenti il 3 marzo 2018) contro il dipendente, averlo colpito con dei calci una volta a terra, rompendogli la mano sinistra. Botte che, nella ricostruzione inquirente, sarebbero state pure seguite da frasi minacciose. Questo aspetto aveva condotto a ritenere l’episodio aggravato dall’averlo commesso per guadagnare l’impunità rispetto allo sfruttamento del lavoratore.

La difesa dei due imputati – un team composto dagli avvocati Corrado Bellora di Aosta, Gionata Sciannimanico e Filippo Ferri, del foro di Milano – ha prodotto gli esiti di indagini difensive, realizzate raccogliendo, tra l’altro, cinque diverse testimonianze, nell’obiettivo di disinnescare le accuse della persona offesa, facendone emergere quelle che i legali vedevano come contraddizioni. “Le prove e le indagini fornite dalla difesa – ha commentato l’avvocato Sciannimanico – hanno portato a confutare le accuse nei confronti dei nostri assistiti”.

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