Accoglienza profughi afghani: la Regione sonda le disponibilità. Aosta vuole entrare nella rete Sai

La Presidenza della Regione e il Celva hanno inviato una lettera ai comuni per fare una ricognizione delle strutture disponibili all'accoglienza. Il Comune di Aosta ha chiesto invece al Ministero, tramite il comune di Saint-Vincent, capofila del progetto valdostano, di entrare a far parte della rete Sai (Sistema accoglienza integrazione).
Municipio di Aosta
Società

Al momento non sono state formulate richieste alla Valle d’Aosta, ma la Presidenza della Regione, nelle sue funzioni prefettizie, e il Celva hanno deciso di portarsi avanti e di sondare le eventuali disponibilità all’accoglienza di profughi afghani. Per questo ai sindaci è arrivata la richiesta di eventuali strutture – alloggi, affittacamere, hotel – che potrebbero essere impiegate in tal senso, nel caso in cui la redistribuzione dei profughi dovesse interessare anche la nostra regione.

Si sta muovendo invece in maniera autonoma il Comune di Aosta, che ha deciso di entrare a fare parte della rete ex Sprar (oggi Sai), che vede in Valle d’Aosta coinvolti i comuni di Saint-Vincent, Saint-Rhémy-en-Bosses e Champorcher. 

“Abbiamo avuto nei giorni scorsi un incontro i referenti del Trait d’Union che hanno vinto l’appalto degli ex Sprar oggi Sai” spiega l’Assessora alle politiche sociali Clotilde Forcellati. “Ieri ho incontrato Maura Susanna, l’Assessora del comune di Saint-Vincent, capofila del progetto valdostano. Stiamo cercando, se il Ministero ci risponde, di entrare nella rete, perché da circolari Anci, sembra ci sia la possibilità di allargare la rete anche ai comuni che oggi non sono inseriti”.

I progetti Sprar, di dimensioni medio piccole, garantiscono interventi di accoglienza integrata che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

“Ho visto la lettera della Presidenza della Regione e del Celva, va benissimo la buona volontà, ma non basta a nostro avviso dare un tetto a queste persone, bisogna fare in modo che questo persone vengano accolte, possano partecipare a corsi di lingua, essere inserite in percorsi scolastici e di socializzazione, essere seguiti da operatori.  – evidenzia ancora Forcellati – Non è che dobbiamo essere buoni a tutti i costi, bisogna essere capaci. Noi stiamo lavorando per poter accedere a questa rete che dà mette a disposizione anche gli operatori che si occupano delle persone e di tutto quello di cui hanno bisogno, rendicontando poi tutto al Ministero.”

In attesa che il Ministero risponda alla richiesta inoltrata dal Comune di Saint-Vincent, l’amministrazione comunale di Aosta è al lavoro per individuare le strutture. “Abbiamo anche in ballo un altro progetto con fondi ministeriali, “Sentirsi a casa“, che si rivolge alle donne immigrate sole o con figli. Stiamo cercano di capire se il progetto è stato approvato o è in via di approvazione, per capire se dobbiamo tenere un appartamento per questa iniziativa o se possiamo dedicarlo all’accoglienza dei profughi afghani”.

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