A Gressan l’azienda agricola Saint Grat coltiva mele da quasi 100 anni

Oggi la Saint Grat può contare su 10 ettari di melo coltivato a Gressan (Golden Delicious, Renetta, Royal Gala, Fuji e Mairac), con una produzione media di 5000 quintali l’anno.
Il titolare dell'azienda agricola Saint Grat a Gressan, Ivo Viérin
Le aziende di Coldiretti

Lungo la strada regionale che da Gressan conduce a Jovençan, tra le distese di meleti, sulla sommità di una morena coltivata a vigna, una piccola cappella votiva distrae lo sguardo di chi la percorre. E’ dedicata a San Grato e l’incisione esterna indica una data: 1914. Affonda le radici proprio lì, l’azienda agricola Saint Grat, una delle più importanti per produzione di mele in Valle d’Aosta.

L'azienda agricola Saint Grat a Gressan
L’azienda agricola Saint Grat a Gressan

Una storia centenaria

A costruire la cappelletta è una famiglia di muratori – Martinet – immigrata a fine ‘800 da Pontboset a Gressan. Una costruzione a suo modo innovativa, per l’epoca, perché realizzata in cemento armato, cioè in conglomerato di calcestruzzo con armatura in ferro: questa tecnica era stato presentata all’Esposizione universale di Parigi nel 1889. “I miei bisnonni si specializzarono nel suo utilizzo – spiega Ivo Viérin, titolare dell’azienda – prima di essere portati via dalla tubercolosi, ancora molto giovani”. Antoine Martinet morì tre giorni prima che arrivassero le statue: il santo posizionato sopra il tetto della cappelletta è per l’appunto San Grato, da cui prenderà poi il nome, in seguito, l’azienda.

A raccogliere l’eredità lasciata dai famigliari scomparsi prematuramente è Yvonne Martinet, classe 1921. “La mamma era veramente all’avanguardia – spiega il figlio Ivo con la voce rotta dall’emozione – orfana di genitori, allevata da una zia, prende in gestione l’ufficio postale di Gressan a soli 20 anni”. Poco più tardi, il 25 aprile del 1945, sposa Paolo Viérin, di Charvensod. L’uomo si trasferisce a Gressan dove inizia a portare avanti una micro azienda di sussistenza, tra allevamento e coltivazioni varie. “C’era già questo sistema di fare un’integrazione di reddito con la coltivazione del melo sul prato”, spiega Viérin. “La terra che abbiamo in proprietà è questa dove abbiamo l’azienda agricola ora: sono circa 2 ettari”.

L'azienda agricola Saint Grat a Gressan
L’azienda agricola Saint Grat a Gressan

La genesi dell’azienda agricola

Nel 1948 Paolo Viérin segue un corso di frutticoltura specializzata e inizia a piantare con uno schema. “All’epoca si piantava ancora ‘a piede franco’: da un seme di una mela si ottiene un melo selvatico e si innesta direttamente su questo la varietà scelta, che ai tempi era praticamente solo renetta Canada, e da lì viene fuori un melo che assomiglia quasi più ad un castagno, nel senso che viene molto grande”.

Oggi, invece, si procede in maniera differente. “Ciò che coltiviamo ora – spiega Viérin – è innestato su delle altre varietà di ‘malus’ che tendono, o comunque hanno questa caratteristica, a rimanere molto piccoli, quindi di fatto ‘nanizzano’ la varietà stessa che vai ad innestare”. Così si ottiene una pianta che non va oltre i tre metri e mezzo di altezza e che viene coltivata a filare molto intenso. “Mio padre, nel 1948 – continua Viérin – aveva messo giù un po’ di meli sotto il magazzino, di 7 metri di altezza, con una distanza di 8 metri uno dall’altro, mentre oggi grazie alle dimensioni più contenute possiamo metterteli di 3 metri di altezza, con una distanza di 70cm”.

Anche l’evoluzione tecnologica, negli anni, porta a grossi cambiamenti. “Oggi è tutto completamente meccanizzato: non usiamo più le scale, per esempio, cosa che ho fatto sin da bambino e fino ai 30 anni di età. Per raccogliere un cesto di mele si andava fino anche a 4 metri da terra, invece oggi abbiamo un agevolatore, che è praticamente un trattore con una piattaforma grazie al quale facciamo la parte alta della pianta, mentre la parte bassa la trattiamo da terra, con un altro piccolo robot cingolato che porta avanti il cassone da tre quintali. Utilizziamo cassoni da tre quintali: almeno quella fatica è sparita. Poi chiaramente la raccolta delle mele si esegue ancora sempre nello stesso identico modo, quello di Adamo ed Eva, e cioè staccandole una ad una, a mano”.

L'azienda agricola Saint Grat a Gressan
L’azienda agricola Saint Grat a Gressan

Una tragedia cambia il corso della storia

Nel 1961 Yvonne Martinet muore durante il parto, alla nascita del suo quinto figlio: si tratta proprio di Ivo Viérin. “Papà si è ritrovato da solo con cinque figli e un’azienda agricola da gestire: grazie anche all’aiuto del paese, frequenta la scuola di avviamento professionale e poi rileva l’ufficio postale. Sfruttando una finestra e alcune agevolazioni riesce ad andare in pensione molto presto, intorno ai 50 anni. Da quel punto in poi, si dedica a tempo pieno alla sua passione, cioè la frutticoltura. “Alcune volte lo sentivamo parlare direttamente con i meli”, spiega il figlio.

La passione si trasforma presto in un vero e proprio lavoro. “All’epoca tutto ciò che si raccoglieva era buono per la vendita, non esisteva lo scarto – ricorda Viérin – la gente comprava le mele non perché fossero perfette ma perché erano buone e perché c’era un bisogno reale, perché facevano parte dell’alimentazione. Con l’ingrandirsi dell’azienda, si alzò anche il reddito. Oggi è diverso, si lavora tanto sull’immagine: per esempio la scelta di coltivare queste mele rosse è dettata non certo dalla nostra tradizione ma da una questione di acquisto eseguito con gli occhi, di marketing”.

L'azienda agricola Saint Grat a Gressan
L’azienda agricola Saint Grat a Gressan

Dalla Pila alla mela

La Saint Grat cresce, ma il grande “salto” lo fa quasi 30 anni più tardi. Nel 1989, infatti, Ivo Viérin si licenzia dalla Pila Spa, in cui aveva lavorato per circa 10 anni, agli impianti, per diventare socio della cooperativa Cofruits. Durante l’estate si occupa delle mele con il padre e una delle sorelle, mentre in inverno mantiene le sue mansioni di maestro di sci. “Avevo ancora un po’ paura, non ero convinto di gettarmi a capofitto sull’azienda e quindi mi ero tenuto comunque una buona fonte di reddito sicura. La spinta definitiva me l’ha data mia moglie (Romana Lyabel, ex sindaca di Avise, ndr) che dopo 5 anni senza vacanze, da giovani sposi, mi convinse a lasciare gli impianti per dedicarmi alle mele. A lei devo moltissimo e oggi è il vero cuore pulsante dell’azienda, indispensabile per tutta la parte amministrativa”.

Per ingranare, però, ci vuole un po’ di tempo. “Gestivamo questo frutteto così, sulla carta, con la matita e basta, e si portava la frutta in cooperativa”. Ad un certo punto, però, arriva la svolta. “Decidiamo di fare un ulteriore passo, usciamo dalla cooperativa e ci ingrandiamo: cominciamo a prendere della terra in affitto, i primi 5000 metri, da un signore che era diventato troppo anziano per lavorarla, e così l’azienda inizia davvero a crescere”.

I numeri della Saint Grat oggi

Oggi la Saint Grat può contare su 10 ettari di melo coltivato a Gressan (con varietà Golden Delicious, Renetta, Royal Gala, Fuji e Mairac), con una produzione media di 5000 quintali l’anno. I meleti sono dislocati nei pressi del castello Tour de Villa e della torre romana De la Planta, così come i campi di patate e l’orto di famiglia. La sede dell’azienda, invece, si trova in località Torrent, ai piedi della cappelletta. “In anni come questo, però, la produzione purtroppo cambia”, spiega ancora Viérin. “Nel periodo della fioritura, in primavera, abbiamo avuto un ritorno di gelo importante che ha colpito tutta Italia e che ha fatto dei danni enormi”. Nonostante gli sforzi messi in campo, utilizzando una tecnica di congelamento del fiore per “salvare” il raccolto, nel 2021 sarà disponibile sola la metà del prodotto previsto. “Qualcosa di positivo c’è – sostiene comunque Viérin – perché le mele analizzate proprio in questi giorni sono a maturazione e danno già 13 gradi Brix (scala che indica la quantità di zucchero disciolta in acqua), che è un po’ il massimo raggiungibile per una mela”. Insomma, meno frutti sulla pianta, ma qualità più alta.

L'azienda agricola Saint Grat a Gressan
La tecnica di congelamento del fiore utilizzata in primavera per “salvare” il raccolto

Il marchio Melaugusta

Melaugusta nasce nel 2008 dall’esigenza di crescere. “Insieme a uno dei figli della ditta Fratelli Bisson, condividendo il nostro mestiere (anche lui frutticoltore, ndr) – racconta Viérin –  decidiamo che abbiamo bisogno di una cassetta in ordine, pulita, che parlasse di noi e che non sia più una cassetta di recupero. Ci abbiamo pensato su sei mesi per poi arrivare ad un’idea molto semplice, e cioè sfruttare il nome di Augusta Praetoria: così l’abbiamo chiamato Augusta”. Un progetto ambizioso che però ancora tarda a dare i suoi frutti, in tutti i sensi. “Creare un marchio è stata e rimane una buona idea, perché getta anche i presupposti per andare molto lontano, però non è così semplice: abbiamo dei grossi limiti di territorio e poi dei limiti personali. Il rammarico è quello di non avere ancora sviluppato questo marchio a livelli più alti”.

L'azienda agricola Saint Grat a Gressan
L’azienda agricola Saint Grat a Gressan

Un futuro in famiglia

Il futuro dell’azienda, in ogni caso, è in buone mani. “Entrambi i figli hanno concluso gli studi – continua Viérin – la più grande è laureata in Biologia e Scienze della nutrizione, ha fatto una tesi sulla Renetta, si è formata, mentre il più giovane ha voluto fare i Geometri: hanno finito praticamente insieme, per via della differenza di età, e ora lavorano entrambi qui, in azienda”.

Negli ultimi anni è stato realizzato un capannone nuovo ed è stata acquistata una cernitrice elettronica per scegliere le mele, con cinque celle da 800 quintali. Ora la struttura annovera anche un magazzino e un punto vendita, mentre sul fronte dell’offerta si è aggiunta una serie di prodotti “derivati”, come il succo e l’aceto di mela.  “Il ricambio è già pronto: i figli sono entrati in società, io sono andato in pensione”, conclude sorridendo Viérin. “Per me è proprio il massimo della soddisfazione aver creato qualcosa per poi vederlo sviluppare ulteriormente dai figli, con entusiasmo. Più fortunato di così non potevo essere”.

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