Quarantene comuni, si cerca una soluzione per uscire dal caos

Le nuove norme e l'incremento dei contagi stanno creando enormi difficoltà ai comuni e ai cittadini. Franco Manes: "Non sappiamo più dove sbattere la testa". Verso un nuovo protocollo.
Il municipio di Aosta
Comuni

Se fino al 30 dicembre scorso all’emergere di un caso di positività all’interno di un nucleo familiare, tutti i conviventi venivano posti in isolamento domiciliare con ordinanza firmata dai sindaci, da alcuni giorni il provvedimento riguarda più solo la persona positiva.

Le misure di quarantena per gli altri familiari, considerati contatti stretti, vengono comunicate dal Dipartimento di Prevenzione.

La decisione presa dalla Regione in accordo con il Celva nei giorni scorsi, a seguito della circolare del Ministero della Salute del 30 dicembre scorso, sta creando non pochi problemi ai cittadini, ma anche agli stessi sindaci.

“La situazione è articolata e complessa” racconta il Presidente del Celva, Franco Manes. “Non sappiamo più neanche noi dove sbattere la testa”.

In base a quanto stabilito a livello nazionale chi ha completato il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, con green pass ancora valido, e se asintomatico, si deve isolare per 5 giorni, al termine dei quali deve sottoporsi a test molecolare o antigenico con risultato negativo. Per i soggetti asintomatici che abbiano ricevuto la dose booster, oppure abbiano completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti, oppure siano guariti da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti, non si applica invece la quarantena.

“La ratio di queste norme era di non chiudere il paese e di responsabilizzare i cittadini” ricorda Manes “ma l’applicazione di queste disposizioni qui in Valle d’Aosta ci ha messo in ginocchio”.

Il problema nasce dal fatto che, a differenza dei colleghi delle altre regioni italiane, i sindaci valdostani fin dall’inizio dalla pandemia hanno mantenuto il potere ordinatorio.

“Per senso di responsabilità, ma anche per tenere un controllo nei territori marginali, cosa non avvenuta nel resto d’Italia dove i sindaci hanno ritenuto di lasciare questo potere in mano alle autorità sanitarie”.

Se il sistema ha più o meno funzionato nelle precedenti ondate, in questa, con oltre 500 positivi al giorno, “stanno venendo fuori enormi problemi”.

Di questo si è parlato stamane in un incontro avuto fra gli attori coinvolti nell’emergenza.
“Noi possiamo conoscere soltanto la positività di un soggetto, che ci viene comunicata dalla Protezione civile – spiega ancora il Presidente del Celva, Franco Manes – mentre non possiamo sapere se è vaccinato e da quanto tempo. Più complicato ancora definire la posizione dei contatti stretti”.

Le nuove norme sono arrivate poi a cavallo con le vacanze di fine anno. “Fra uffici chiusi e una grande confusione, il 31 dicembre è arrivata una nota della Regione per disciplinare i casi di quarantene attivate con le vecchie procedure.“

La decisione presa nella riunione di questa mattina è di andare a semplificare ancora le procedure. “Stiamo cercando di interpretare le norme e di applicare il buon senso sui nostri territori, soprattutto tenendo una linea coordinata e comune. Venerdì prossimo faremo una riunione tecnico operativa per cercare di arrivare fra lunedì e martedì al via libera, nell’unità di crisi, di un protocollo di azione per chiarire come porsi di fronte a questo incremento di contagi e alle modifiche normative”.

L’idea del Presidente del Celva è di resistere ancora una quindicina di giorni sulle ordinanze per i positivi, “e se poi la curva dovesse scendere, allinearci al resto d’Italia”, ovvero lasciare la patata bollente all’Usl, in grande affanno in questi giorni. Oltre al tracciamento, venuto meno, le strutture sanitarie sono anche “in enorme difficoltà nel fornire informazioni ai cittadini, che sempre più spesso cercano risposte interfacciandosi con i comuni e con il Celva”.

Franco Manes non nasconde però il timore che se i contagi dovessero ancora salire in maniera significativa “i sindaci e i loro uffici non saranno più in grado di fare ordinanze neanche per i positivi”. 

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