Una storia che parla al cuore di tutti quella raccontata da Mauro Soldano sabato 4 febbraio, in un Laboratorio Latini gremito di persone riunitesi per assistere alla presentazione del suo nuovo libro, La scelta di Andrea (Scatole Parlanti). Mauro, nato a Palermo e trasferitosi ad Aosta da piccolo, ha all’attivo due libri: il saggio Quando finisce un amore (Armenia Edizioni, 2009) e il romanzo Il giorno prima (0111 Edizioni, 2013). La scelta di Andrea, la sua ultima pubblicazione, è, secondo le parole della moderatrice Alessandra Borre, “un romanzo che può difficilmente lasciare indifferenti chi inizia questo viaggio, un libro che ti aggancia e di cui Andrea è il protagonista non protagonista, che si eclissa in molti punti per lasciare che gli altri possano riprendere in mano la propria vita e fare i conti con le proprie reticenze e i propri pregiudizi”.
Mauro parla di quella che è in gran parte la sua storia quasi prendendo le distanze dall’evidente ispirazione autobiografica, sostituendo l’io autoriale con le vicende di impersonali “protagonisti” – dietro cui si celano, ovviamente, Mauro e la moglie -, che si trovano ad affrontare quanto di più doloroso per qualsiasi genitore: il tumore di un figlio di soli 7 anni. “Il romanzo”, spiega Mauro, “è liberamente ispirato a quanto ho vissuto personalmente: l’emotività dei due genitori proiettati nella realtà particolare del mondo oncologico e le reazioni del bambino sottoposto a quelle cure sono certamente ispirati al reale, mentre gli episodi e i dialoghi sono volutamente inventati”.
Il tentativo di distanziarsi da esperienze che hanno lasciato un segno nella sua vita cede però in alcuni momenti della presentazione, in cui la commozione trapela nonostante le sforzo di esprimersi in terza persona, come narrando una storia che appartiene ai “protagonisti” e non tanto a se stesso. In realtà, di Mauro c’è tantissimo nel libro, nato proprio per dare sfogo a tutto il dolore, i dubbi e le emozioni accumulati in un viaggio di trasformazione per tutta la famiglia. “Durante il percorso avevo promesso ad Andrea che avrei raccontato ciò che stavamo vivendo. A un certo punto ho deciso di cominciare a scrivere, proprio perché tutti mi dicevano che sarebbe stato terapeutico. Da dicembre a settembre dell’anno dopo ho scritto — e pianto — ogni sera, ma dopo nove mesi mi sono accorto che non era cambiato nulla, che il dolore era sempre lo stesso. Ma anche questo faceva parte del mio percorso: era scritto che io scrivessi questo libro a prescindere da tutto”.
Il romanzo non è solo un viaggio nella malattia, ma esplora molti temi, a partire da quello della coppia — che durante un percorso di questo tipo è messa a dura prova, “perché ti trovi spesso da solo, sei sempre in attesa e non puoi agire ma solo subire, e questo ti porta ad analizzarti in maniera profonda” — e delle cure complementari della medicina non tradizionale. I “protagonisti” decidono infatti di cercare delle misure per alleviare l’impatto della malattia e delle cure invasive sul corpo di un bambino arrivato a pesare 17 chili, venendo quindi a contatto con la pranoterapia, la radioestesia e tutto il mondo delle energie, mantenendo sempre ferma, in ogni caso, la convinzione che queste terapie siano solo “complementari” alla medicina tradizionale.
Dopo circa 8 mesi di chemioterapia, però, i genitori di Andrea vengono a sapere che il tumore è di nuovo al punto di partenza e, di fronte alla proposta dei medici di affrontare un nuovo ciclo di chemioterapia ancora più invasivo e un’operazione demolitiva, si incamminano su un’altra strada. Così, di fronte al dilemma di scegliere tra quantità e qualità di vita, i genitori optano per quest’ultima: “Davanti alla possibilità che Andrea non uscisse più dall’ospedale, comunicano al personale sanitario la loro decisione e da quel momento Andrea può vivere facendo tutto ciò che dovrebbe poter fare un bambino di quell’età: gira posti nuovi e sfrutta al meglio quello che gli resta da vivere, anziché sopravvivere qualche mese in più ma in ospedale. Dopo un primo impatto in cui l’oncologa avrebbe preferito continuare le cure, in seguito dà ragione ai genitori, che però da quel momento si trovano ad affrontare la situazione senza l’appoggio dell’ospedale”.
È a questo punto del percorso che diventa fondamentale la medicina non tradizionale, che la famiglia di Andrea abbraccia cercando di lottare contro pregiudizi e diffidenze: “Il messaggio importante è che tutto andrebbe integrato con la cura dell’anima. Non abbiamo niente contro la medicina tradizionale, che anzi è importantissima, ma a questa andrebbe affiancata una cura più profonda: le due cose di pari passo possono portare a risultati efficaci”.
L’esplorazione di Mauro e della sua famiglia non si ferma alla medicina non tradizionale, ma si spinge verso nuovi livelli di consapevolezza, approdando anche alla teoria psicologica di Brian Weiss sulla sopravvivenza dell’anima dopo la morte. “Andrea, da anello debole, a un certo punto del romanzo diventa il personaggio più forte della famiglia, permettendo ai protagonisti di liberarsi e di vedere oltre. Siamo arrivati alla conclusione che Andrea, nel suo piccolo, aveva una missione: instradare mamma, papà e fratello maggiore su una strada di consapevolezza diversa”. In chiusura, Mauro ha anticipato di voler tornare al romanzo sentimentale da questa nuova prospettiva, per affrontare il rapporto di coppia con una consapevolezza diversa. Prima, però, sarà impegnato nelle prossime presentazioni del romanzo: il 17 febbraio alle 18,00, presso la libreria A la Page, e il 23 febbraio alle 20,45, presso la Biblioteca di Saint-Christophe.
Una risposta
Bellissima presentazione, in attesa di leggere il libro di Mauro che ho da pochi giorni ordinato , sono sicura che vale la pena leggere questa storia …la testimonianza di Mauro le sue esperienze e della sua famiglia a riguardo….la loro profonda sofferenza… arrivernno al cuore di tutti lasciando ad ognuno insegnamenti di vita e riflessioni profonde sulla vita .