Il nuovo film di Steven Spielberg, una commovente narrazione autobiografica, è arrivato nelle sale il 22 dicembre 2022, affermandosi immediatamente come un grande successo, con un incasso mondiale di ben 16,4 milioni di dollari. The Fabelmans ha recentemente conquistato due Golden Globe (miglior regia e miglior film drammatico), oltre a numerosi altri premi, ed è candidato a ben 7 premi Oscar. Il regista ha collaborato ancora una volta con il produttore e sceneggiatore Tony Kushner, dando vita al suo lungometraggio più intimo e personale.
Con il suo ultimo capolavoro, Spielberg racconta la sua infanzia e la sua adolescenza: i genitori – Arnold Spielberg e Leah Adler – hanno insistito per molto tempo affinché realizzasse un film sulla loro storia. Dopo la loro morte, il regista ha deciso di rendere loro omaggio con The Fabelmans, una toccante lettera d’amore per il cinema e per la sua famiglia. Spielberg ha riflettuto su un film autobiografico per più di vent’anni, ma solo in questo momento ha sentito il bisogno di realizzarlo. Il film si apre con il piccolo Sammy Fabelman – l’alter ego di Spielberg – che va al cinema per la prima volta con i genitori. Se prima di entrare in sala il padre lo rassicura con qualche informazione tecnica sulla pellicola cinematografica, la madre si concentra sulle emozioni che i film possono trasmettere. Il bambino rimane particolarmente colpito dalla proiezione del lungometraggio, The Greatest Show on the Earth di Cecil B. DeMille e, in particolare, dalla scena in cui un treno si scontra con una macchina.
A partire da questo episodio, Sammy si interessa in modo istintivo e viscerale al mondo del cinema, mentre cresce in una famiglia amorevole, ma dalle dinamiche complesse. Una volta diventato ragazzo, comincia a realizzare i suoi primi film – con delle scene particolarmente realistiche che lo vedono lavorare le pellicole in fase di montaggio. È proprio attraverso l’obiettivo della cinepresa che Sammy riesce a cogliere un segreto familiare represso per anni. Intento a gestire la difficile vita da liceale – tra il bullismo su base antisemita, un bizzarro primo amore e le liti con i genitori – matura la decisione di fare del cinema la sua vita.
Il cast di The Fabelmans include alcuni nomi davvero celebri, spaziando dall’attrice pluripremiata Michelle Williams – scelta dal regista dopo averla vista in Blue Valentine – a Paul Dano, recentemente tornato alla ribalta con il ruolo dell’Enigmista in The Batman. I due interpretano i genitori di Sammy, Mitzie e Burt: Dano ha avuto molte esitazioni prima di accettare la parte, consapevole di interpretare una figura estremamente sensibile e importante per la vita di Spielberg. Michelle Williams ha rappresentato il carattere contraddittorio e appassionato di Mitzie con le sue varie sfumature, dall’istinto materno ai momenti di follia. Il ruolo che però Spielberg ha faticato maggiormente ad assegnare è proprio quello della sua controparte cinematografica Sammy Fabelman. Mateo Zoryan interpreta il personaggio da bambino nella parte iniziale del film. Per quanto riguarda, invece, la versione adolescente, circa 2000 attori diversi hanno fatto il provino per la parte e Spielberg ha infine scelto Gabriel LaBelle al suo secondo provino, tre mesi dopo il primo.
Per gli appassionati di Spielberg, The Fabelmans è sicuramente un film emotivamente toccante, in quanto il regista si mostra al suo pubblico in prima persona e con estrema onestà, seppur ci siano delle parti più romanzate, proprio come specificato da lui stesso nella clip che precede le proiezioni.
Il lungometraggio rappresenta una miniera di camei e citazioni imperdibili per i cinefili: Steven Spielberg accenna infatti abilmente ai suoi grandi successi, spaziando da E.T. a Indiana Jones. Quando Sammy realizza i suoi primi film, infatti, emergono il suo istinto a dialogare con gli attori – amici o familiari che danno spesso origine a siparietti divertenti – e l’estrema cura con cui rifinisce i dettagli, che lo porta ad esempio a bucare la pellicola per rappresentare gli spari. Ecco alcuni riferimenti davvero imperdibili ai capolavori di Spielberg in The Fabelmans.
Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977)
Siccome Incontri ravvicinati del terzo tipo è il film che ha ispirato il nome della nostra rubrica, iniziamo proprio da questo. In The Fabelmans, non c’è un esplicito riferimento al precedente capolavoro di Spielberg, ma possiamo vedere dei passaggi in cui la cifra del regista è inconfondibile. Si pensi a quando, nella parte iniziale del film, in uno dei suoi momenti di follia, Mitzie prende Sammy e le sue sorelle e li porta in macchina con sé. C’è un uragano nei dintorni: forse è già passato o magari non è ancora finito. La strada è deserta, i carrelli della spesa vengono trascinati dal vento, in uno scenario che rasenta la fantascienza. Poi Mitzie ferma l’auto spaventata dall’uragano all’orizzonte e scoppia in un pianto disperato, riportandoci alla realtà del film.
E.T. L’extraterrestre (1982)
Se proseguiamo con la fantascienza, non possiamo che citare E.T. L’extraterrestre. Uno dei nuclei centrali di The Fabelmans è il divorzio tra i genitori di Sammy, che segna il ragazzo profondamente. Quando i suoi genitori divorziarono, Spielberg era più piccolo e quella sofferenza lo portò a concepire nella sua mente un amico immaginario, un extraterrestre. Molti anni dopo, quell’alieno diventò E.T. e il regista proiettò la sua infanzia in quella di Elliot, il protagonista del lungometraggio, un ragazzino con un padre molto assente.
The Goonies (1985)
In The Fabelmans, la famiglia si trova spesso a dover traslocare, ad esempio dall’Arizona a Los Angeles, a causa del lavoro di ingegnere del padre. Questi cambiamenti creano delle vere crisi all’interno del nucleo familiare, soprattutto per il carattere inquieto e irrazionale di Mitzie. Ma anche Sammy patisce a sentirsi sradicato di volta in volta: i suoi sguardi nostalgici e gli addii prima di partire richiamano fortemente l’atmosfera di The Goonies. In questo precedente film di Spielberg, il giovane protagonista Mickey deve trasferirsi insieme alla sua famiglia in un’altra città per motivi economici. Lasciare il suo quartiere e i suoi amici lo intristisce molto, ma proprio grazie a un’ultima avventura con loro riesce a rimanere a Goon Docks, un lieto fine che probabilmente Spielberg avrebbe desiderato anche per sé.
Salvate il soldato Ryan (1998)
La figura paterna ci appare alquanto sfaccettata in The Fabelmans: da una parte, Burt si mostra un uomo pacato ed ingenuo, dall’altra, in varie scene lo vediamo rivolgersi a Sammy con severità e durezza. Il signor Fabelman è un uomo razionale, abituato a vivere di scienza. Per questo motivo, fatica ad accettare la scelta del figlio di diventare un regista. Aveva combattuto la Seconda guerra mondiale: non possiamo non pensare a Salvate il soldato Ryan, il capolavoro di Spielberg incentrato sulla lotta per la sopravvivenza sul fronte del soldato interpretato da Tom Hanks. Ma non è l’unico motivo per cui guardando The Fabelmans ci viene in mente il film bellico premio Oscar. Infatti, ad un certo punto Sammy gira con i suoi amici un film ambientato nel Far West e rappresenta una carneficina di cowboy – con tanto di effetti speciali amatoriali e sangue finto. Solo il capo del gruppo sopravvive e Sammy prova a motivare l’attore descrivendogli il senso di colpa che prova il suo personaggio, per poi mettersi dietro la cinepresa e filmarlo sconsolato, mentre guarda i suoi compagni a terra. Questo ci offre un esempio della sensibilità e della profondità con cui Spielberg vuole rappresentare la guerra sul grande schermo.
Indiana Jones (1981)
E parlando di Far West e di avventura passiamo a Indiana Jones! È evidente il fascino esercitato sul regista dagli scenari desertici e dalle sparatorie tra avventurieri. Ma The Fabelmans va oltre a ciò, come rivela una scena molto divertente che ci riporta direttamente a Indiana Jones. La mamma di Sammy adotta una scimmietta – non molto diversa da quella de I predatori dell’arca perduta – che si appende al lampadario e mette a soqquadro tutta la casa. Le scimmie sono animali sempre d’effetto al cinema e in questo caso abbiamo ottenuto un siparietto familiare particolarmente ironico.
Sicuramente, Steven Spielberg ha messo tutta la sua anima e tutto il suo talento nel suo ultimo successo, offrendoci uno spaccato dell’adolescenza nell’America degli anni Cinquanta e Sessanta. Una parte significativa si svolge in California: come viene detto nel film, in effetti, “Tutti fanno film in California”. L’amato regista si è raccontato con grande generosità, facendo sognare le nuove generazioni di cineasti che sperano di poter seguire le sue orme. Ha inoltre messo in scena tematiche a lui molto sensibili, come le sue origini ebraiche. Spielberg aveva già affrontato il tema della religione ebraica in Schindler’s List – declinato nel contesto della Shoah – e in Munich – con un focus sul conflitto isralopalestinese. In The Fabelmans, denuncia il bullismo subito alle superiori per via delle sue origini. In realtà, oltre a ciò, Spielberg fa molta autoironia sul tema, coerentemente allo spirito del film. In questo senso, è emblematica la prima storia d’amore di Sammy: la sua fidanzata è quasi una fanatica cattolica, che dice di essere innamorata di Gesù. Tra i due avvengono vari dialoghi molto divertenti; quando la ragazza dice che non potrebbe vivere senza Gesù, lui risponde ironicamente che gli ebrei ci sono riusciti per 5 mila anni.
E per gli appassionati di cinema sottolineiamo un cameo imperdibile, con David Lynch che interpreta il celebre regista John Ford. Spielberg ha impiegato parecchio tempo per convincere l’attore ad accettare il ruolo. Sammy incontra Ford quando sta muovendo i primi passi nell’industria cinematografica. Il film si conclude proprio con un insegnamento esistenziale di Ford: “Un’inquadratura non è interessante se la linea dell’orizzonte è a metà dello schermo, deve essere in basso o in alto”… consiglio indimenticabile per tutti gli appassionati cineasti! A proposito di esperienze impossibili da scordare, concludiamo con la citazione di The Fabelmans che meglio riassume l’anima del film, ritornando a quella sala cinematografica trepidante degli anni Cinquanta, dove Mitzi Fabelman spiega al figlio che “I film sono i sogni che non dimenticherai mai”.
Chiara Zoja