“Un esempio di grande umanità. Mi ha insegnato molto”

Il ricordo di Giuseppe Camandona di don Marian Benchea.
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I lettori di Aostasera

Quanto oggi mi appresto a scrivere non si riferisce ad un tempo troppo recente. Si tratta piuttosto di una storia che mi ha molto colpito e risale ormai a diversi anni fa quando ero appena arrivato nella bella Valle d’Aosta. Con la missione che svolgevo, entrare in contatto con le pompe funebre era inevitabile. Così ho conosciuto l’impresa Camandona.
Ormai nella mia rubrica telefonica era inserito anche il loro contatto telefonico. Così ho conosciuto anche Peppino e la sua cara moglie Olga, che da qualche anno l’ho aspettava su.
“L’amore ha l’amore come solo argomento” scriveva De André in una delle sue poesie in musica. Lo stesso potrebbe dirsi del dolore: ciò che l’essere umano prova quando è costretto all’ultimo saluto sfugge ad ogni comprensione, ad ogni giudizio e misurazione.

Perché il titolare, specie di un’impresa che offre un servizio così delicato, deve sempre esserci nel momento del dolore. Anche se aveva più funerali in una giornata, Peppino cercava di organizzarsi per fare in modo da partecipare a ognuno: all’arrivo in chiesa o la partenza della salma, o durante la funzione religiosa.
Era una questione di umanità ma soprattutto lui era così, vicino alle persone. Il lato umano è quello che fa la differenza. E lui spesso, anche se non conosceva direttamente il defunto, umanamente era coinvolto. Questa me l’ha insegnato anche a me, ad essere buono e paziente con ogni famiglia in lutto (nel 2012 ero un giovane prete senza esperienza), di mettere la fede e l’umanità insieme in quei momenti del dolore e della morte. Quante volte quando non riuscivo a essere subito reperibile (sapete che i sacerdoti sono pochi e a volte molto impegnati, anche lui ci diceva “che difficile trovare un parroco subito”) lui con tanta delicatezza e pazienza mi cercava per dirmi “Marian vedi che è mancato…”. Questo era Peppino.
E poi come non ricordare che mi aveva preso quasi come un figlio, mi ha portato a farmi vedere la sua azienda, il suo lavoro. Per poi non dimenticare quando insieme con la tua cara moglie mi aspettavate per cena nella vostra casa di montagna a Planaval.

Arrivederci caro Peppino

don Marian

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